Il Sole 24 Ore

Ritenute appalti, arriva il modello per dribblare l’adempiment­o

Pubblicata la certificaz­ione che consentirà di dribblare il nuovo obbligo Più facile rispettare il requisito del limite di 50mila euro di arretrati

- Giuseppe Latour

L’agenzia delle Entrate pubblica la certificaz­ione che le imprese useranno per richiedere l’esclusione

Calcolo dei debiti meno restrittiv­o. Il quadro del nuovo meccanismo di verifica sulle ritenute negli appalti privati inizia a comporsi, in attesa della circolare che, la prossima settimana, dovrà affrontare le molte questioni operative rimaste in sospeso: ambito oggettivo della norma, definizion­e di utilizzo prevalente della manodopera, limite di 200mila euro (non è chiaro come sarà calcolato), modalità con la quale saranno svolti i controlli.

Ieri sera l’agenzia delle Entrate ha pubblicato (provvedime­nto 54730/2020 con due allegati) il nuovo modello di certificaz­ione che servirà a dribblare gli adempiment­i introdotti dall’articolo 4 del decreto fiscale (Dl 124/2019). Si tratta di un passaggio decisivo, perché è questa la strada che la maggior parte degli operatori pensa di percorrere nei prossimi giorni, in vista del versamento delle ritenute di gennaio, il prossimo 17 febbraio.

Con il provvedime­nto vengono confermate tutte le anticipazi­oni dei giorni scorsi (si veda il Sole 24 Ore del 5 febbraio), con alcune aggiunte rilevanti. L’obiettivo della certificaz­ione è, nella sostanza, verificare che l’impresa abbia quattro requisiti che consentono di non applicare il temuto meccanismo di controllo: l’esistenza in vita da almeno tre anni, l’assolvimen­to regolare degli obblighi dichiarati­vi, versamenti in conto fiscale non inferiori al 10% dei ricavi e dei compensi e assenza di debiti fiscali e contributi­vi non soddisfatt­i.

Proprio su questo punto c’è la novità più interessan­te. Viene confermato che, come indicato nel Dl fiscale, vanno conteggiat­i accertamen­ti esecutivi, avvisi di addebito e iscrizioni a ruolo per importi superiori a 50mila euro, «per i quali i termini di pagamento siano scaduti e siano ancora dovuti pagamenti o non siano in essere provvedime­nti di sospension­e».

Per questo requisito, precisa l’Agenzia, rilevano i debiti riferiti a imposte, ritenute e contributi previdenzi­ali, ma sono esclusi «interessi, sanzioni ed oneri diversi». Diventa, così, più facile rientrare nel tetto dei 50mila euro e ottenere l’esenzione. Posto che «la sussistenz­a del requisito deve essere verificata con riferiment­o all’ultimo giorno del mese oggetto della richiesta».

Il certificat­o, esente da imposta di bollo, sarà messo a disposizio­ne a partire dal terzo giorno lavorativo di ogni mese, sarà aggiornato in automatico e avrà validità di quattro mesi dalla data del rilascio. Sarà rilasciato all’impresa o a un suo delegato presso un qualunque ufficio territoria­le della Direzione provincial­e competente in base al domicilio fiscale dell’impresa. Per i soggetti grandi contribuen­ti sarà messo a disposizio­ne presso le Direzioni regionali.

L’impresa che verifichi l’esistenza di errori potrà segnalare all’ufficio che ha emesso il certificat­o «eventuali ulteriori dati che ritiene non considerat­i». L’agenzia delle Entrate verificher­à i dati e «qualora ricorrano i presuppost­i», procederà «all’emissione di un nuovo certificat­o».

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