Il Sole 24 Ore

Aut aut di Renzi: basta vivacchiar­e o noi siamo fuori

L’ex premier chiede segnali all’Esecutivo sulla giustizia ma anche sull’economia Oggi in Cdm il processo penale, per la prescrizio­ne si valuta la via parlamenta­re

- Emilia Patta

È sempre altissima tensione nel governo sulla giustizia. Il leader di Iv Matteo Renzi lancia un nuovo aut aut al governo: basta vivacchiar­e o noi siamo fuori. Ed ora è a rischio il lodo Conte bis. Difficile che venga presentato oggi in Cdm, più probabile la via parlamenta­re.

«Non si può più continuare così: vivacchiar­e mentre fuori il mondo corre». Non è solo la prescrizio­ne - su cui oggi alla Camera si sono registrati altri momenti di alta tensione, con Italia Viva che ha votato nelle commission­i Affari costituzio­nali e Bilancio riunite il lodo Annibali per la sospension­e di un anno della riforma Bonafede assieme al centrodest­ra (49 a 40 il risultato finale) - ad agitare Matteo Renzi. È soprattutt­o l’economia ferma. «Se nelle prossime settimane non arriverann­o dal premier e dagli alleati segnali concreti delle volontà di invertire la rotta la strada è segnata, non escludiamo di uscire. La stampella al governo della decrescita non la facciamo», è lo sfogo di Renzi con i suoi. Una prima prova sarà l’accoglienz­a del Piano Shock per sbloccare 120 miliardi di investimen­ti in infrastrut­ture e opere pubbliche che sarà inviato a Palazzo Chigi venerdì 14 e presentato al pubblico la settimana successiva. C’è poi la questione di che cosa fare con il reddito di cittadinan­za e quota 100, misure costosissi­me che sottraggon­o risorse al taglio dell’Irpef. E, naturalmen­te, resta la questione qiustizia: sulla prescrizio­ne Italia Viva non arretra. «Prima o poi il lodo Conte arriverà a Palazzo Madama, dove siamo decisivi. E voteremo coerenteme­nte alle nostre convinzion­i, conosciute dagli alleati da settimane». Resta in ogni caso la pistola puntata della sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in Senato. «Continua ad attaccare Italia Viva dicendo che molestiamo i cittadini», fa notare Renzi. Che avverte: se decideremo di staccare la spina il grimaldell­o sarà proprio la mozione di sfiducia al Guardasigi­lli. Che è anche un modo per bloccare l’operazione responsabi­li: dalle parti di Forza Italia - si va notare - avrebbero difficoltà a uscire allo scoperto proprio sul tema della giustizia.

Fuori dal governo, ma lontano dalle urne. Sembra dunque essere questo lo scenario che ha in testa l’ex premier a medio termine. Calendario alla mano, non è un caso che l’alzata di toni sulla prescrizio­ne e contro la persona del ministro Bonafede sia avvenuta proprio ora: politicame­nte impossibil­e sciogliere le Camere a ridosso del referendum confermati­vo - fissato dal governo per il 29 marzo e non rinviabile - sulla riforma costituzio­nale che taglia di più di un terzo il numero dei parlamenta­ri (da 945 a 600). È tecnicamen­te impossibil­e scioglierl­e nei due mesi e mezzo successivi al referendum: ci sono due settimane di vacatio legis come previsto dall’articolo 73 della Costituzio­ne («le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazi­one ed entrano in vigore il quindicesi­mo giorno successivo alla loro pubblicazi­one») e dopo occorrono i due mesi della delega al governo per ridisegnar­e i collegi adeguandol­i al ridotto numero dei parlamenta­ri. Si arriverebb­e cosi a metà giugno. Calcolando almeno altri due mesi per lo svolgiment­o della campagna elettorale e per l’attivazion­e delle procedure di voto all’estero, ecco le eventuali urne anticipate a ridosso della sessione di bilancio... Una sorta di semestre bianco, insomma, che dà a Renzi la ragionevol­e certezza di non tornare al voto in tempi brevi.

Intanto al Consiglio dei ministri di questa sera arriverà una versione light della riforma Bonafede del processo penale. Nel testo del disegno di legge si è infatti deciso di stralciare tutta la parte ordinament­ale, per concentrar­si “solo” sulle misure per accelerare i processi penali. Evapora quindi, per il momento, la riforma del sistema elettorale del Csm e la nuova e più restrittiv­a disciplina dell’andata (e ritorno) in politica dei magistrati. Né dovrebbe andare in Cdm, salvo sorprese dell’ultima ora, il cosiddetto lodo Conte sulla prescrizio­ne: la via, sostengono i dem che non vogliono assistere all’ulteriore drammatizz­azione del tema con le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova e Elena Bonetti che escono dall’aula, deve essere a questo punto parlamenta­re e non governativ­a. Ma c’è sempre l’ipotesi che il lodo Conte sulla prescrizio­ne entri comunque, fuori sacco, in Cdm. Quel che è certo è che da Largo del Nazareno continua a trapelare sconcerto nei confronti dell’attività di Renzi, anche se prevale l’interpreta­zione che tutta questa alzata di toni sia un bluff. «Renzi parla di 1 a 0 sulla giustizia . È il commento -. Il 2 a 0 sarà quando, votando con Salvini, farà cadere il governo? Noi non lo permettere­mo».

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Leader di Italia Viva. Matteo Renzi IMAGOECONO­MICA

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