Aut aut di Renzi: basta vivacchiare o noi siamo fuori
L’ex premier chiede segnali all’Esecutivo sulla giustizia ma anche sull’economia Oggi in Cdm il processo penale, per la prescrizione si valuta la via parlamentare
È sempre altissima tensione nel governo sulla giustizia. Il leader di Iv Matteo Renzi lancia un nuovo aut aut al governo: basta vivacchiare o noi siamo fuori. Ed ora è a rischio il lodo Conte bis. Difficile che venga presentato oggi in Cdm, più probabile la via parlamentare.
«Non si può più continuare così: vivacchiare mentre fuori il mondo corre». Non è solo la prescrizione - su cui oggi alla Camera si sono registrati altri momenti di alta tensione, con Italia Viva che ha votato nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio riunite il lodo Annibali per la sospensione di un anno della riforma Bonafede assieme al centrodestra (49 a 40 il risultato finale) - ad agitare Matteo Renzi. È soprattutto l’economia ferma. «Se nelle prossime settimane non arriveranno dal premier e dagli alleati segnali concreti delle volontà di invertire la rotta la strada è segnata, non escludiamo di uscire. La stampella al governo della decrescita non la facciamo», è lo sfogo di Renzi con i suoi. Una prima prova sarà l’accoglienza del Piano Shock per sbloccare 120 miliardi di investimenti in infrastrutture e opere pubbliche che sarà inviato a Palazzo Chigi venerdì 14 e presentato al pubblico la settimana successiva. C’è poi la questione di che cosa fare con il reddito di cittadinanza e quota 100, misure costosissime che sottraggono risorse al taglio dell’Irpef. E, naturalmente, resta la questione qiustizia: sulla prescrizione Italia Viva non arretra. «Prima o poi il lodo Conte arriverà a Palazzo Madama, dove siamo decisivi. E voteremo coerentemente alle nostre convinzioni, conosciute dagli alleati da settimane». Resta in ogni caso la pistola puntata della sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in Senato. «Continua ad attaccare Italia Viva dicendo che molestiamo i cittadini», fa notare Renzi. Che avverte: se decideremo di staccare la spina il grimaldello sarà proprio la mozione di sfiducia al Guardasigilli. Che è anche un modo per bloccare l’operazione responsabili: dalle parti di Forza Italia - si va notare - avrebbero difficoltà a uscire allo scoperto proprio sul tema della giustizia.
Fuori dal governo, ma lontano dalle urne. Sembra dunque essere questo lo scenario che ha in testa l’ex premier a medio termine. Calendario alla mano, non è un caso che l’alzata di toni sulla prescrizione e contro la persona del ministro Bonafede sia avvenuta proprio ora: politicamente impossibile sciogliere le Camere a ridosso del referendum confermativo - fissato dal governo per il 29 marzo e non rinviabile - sulla riforma costituzionale che taglia di più di un terzo il numero dei parlamentari (da 945 a 600). È tecnicamente impossibile scioglierle nei due mesi e mezzo successivi al referendum: ci sono due settimane di vacatio legis come previsto dall’articolo 73 della Costituzione («le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione») e dopo occorrono i due mesi della delega al governo per ridisegnare i collegi adeguandoli al ridotto numero dei parlamentari. Si arriverebbe cosi a metà giugno. Calcolando almeno altri due mesi per lo svolgimento della campagna elettorale e per l’attivazione delle procedure di voto all’estero, ecco le eventuali urne anticipate a ridosso della sessione di bilancio... Una sorta di semestre bianco, insomma, che dà a Renzi la ragionevole certezza di non tornare al voto in tempi brevi.
Intanto al Consiglio dei ministri di questa sera arriverà una versione light della riforma Bonafede del processo penale. Nel testo del disegno di legge si è infatti deciso di stralciare tutta la parte ordinamentale, per concentrarsi “solo” sulle misure per accelerare i processi penali. Evapora quindi, per il momento, la riforma del sistema elettorale del Csm e la nuova e più restrittiva disciplina dell’andata (e ritorno) in politica dei magistrati. Né dovrebbe andare in Cdm, salvo sorprese dell’ultima ora, il cosiddetto lodo Conte sulla prescrizione: la via, sostengono i dem che non vogliono assistere all’ulteriore drammatizzazione del tema con le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova e Elena Bonetti che escono dall’aula, deve essere a questo punto parlamentare e non governativa. Ma c’è sempre l’ipotesi che il lodo Conte sulla prescrizione entri comunque, fuori sacco, in Cdm. Quel che è certo è che da Largo del Nazareno continua a trapelare sconcerto nei confronti dell’attività di Renzi, anche se prevale l’interpretazione che tutta questa alzata di toni sia un bluff. «Renzi parla di 1 a 0 sulla giustizia . È il commento -. Il 2 a 0 sarà quando, votando con Salvini, farà cadere il governo? Noi non lo permetteremo».