Aegean, ecco come nasce un campione
LA PRIVATIZZAZIONE RIUSCITA DI OLYMPIC AIRLINES
Non dalla Borsa, che pure l’anno scorso ha fatto un rimbalzo di quasi il 50%. Non dal mercato obbligazionario, benché ieri per la prima volta nella storia i tassi sui decennali siano scesi sotto l’1% e sia stata da poco piazzata con successo una emissione a 15 anni (ossia con scadenza al di là del 2032, anno previsto per la riconsiderazione del debito da parte dei creditori). Il simbolo - concreto e colorato - del rilancio della Grecia dopo un decennio di crisi viene proprio dal settore che un tempo evidenziava ai massimi livelli le storture e le debolezze strutturali del Paese, dall’inefficienza al clientelismo: quello dell’aviazione civile, ora protagonista del maggiore investimento privato mai fatto, tutto ellenico, annunciato a un valore di oltre 6 miliardi di dollari (a prezzi di listino).
In una festosa cerimonia presso la sua base tecnica all’aeroporto Venizelos di Atene, la compagnia Aegean ha annunciato la sua «neo era», gioco di parole per una nuova epoca di sviluppo, svelando un logo più dinamico e i primi tre Airbus 320neo, parte di un maxiordine per 46 aeromobili (A320neo e A321neo) entro il 2025, più altri 12 in opzione, che comporteranno come minimo un investimento da mezzo miliardo in ciascuno dei prossimi sei anni (il prezzo da pagare equivale a circa la metà di quello di listino, per un investimento effettivo sui 3 miliardi). Entro luglio le nuove consegne saliranno a 6: la flotta potrà contare su 65 aerei, consentendo un aumento di 1,5 milioni dei posti offerti a 19 milioni e una espansione del network che vedrà tra l’altro nuovi voli diretti da Milano e Roma verso Salonicco (l’Italia rappresenta uno dei mercati principali).
È intervenuto il primo ministro Kyriakos Mitsotakis a un evento che certifica il fatto che la Grecia sia riuscita ad avere un «campione nazionale» nei cieli: una società competitiva in un mercato difficile, controllata e gestita da privati, senza oneri per lo Stato. Proprio Aegean aveva rilevato 7 anni fa l’ultima incarnazione di Olympic, l’ex compagnia di bandiera privatizzata nel 2009, che durante i 30 anni di controllo statale era stata un buco nero per le finanze pubbliche (Aegean la rilevò nel 2013 dal fondo Mig, trasformandola in una sussidiaria per voli domestici e mantenendo il logo a sei cerchi).
«Questo è un giorno luminoso per la Grecia», ha detto Mitsotakis, che si è riallacciato nel suo discorso persino agli albori dell’aviazione negli anni 30 (quando apparve la compagnia Icarus, peraltro fallita in poco tempo) e all’”Età d’Oro” della Olympic prestatale sotto la proprietà di Aristotele Onassis (quando volava in tutti i continenti, tra servizi di porcellana, posate dorate, caviale, champagne e persino un pianista in prima classe). Il premier ha reso omaggio alla figura di Theodoros Vassilakis (scomparso due anni fa), «imprenditore inquieto» ossia capitano coraggioso che nel 1999 volle sfidare il monopolio di Olympic gettandosi nell’avventura di una nuova compagnia “full service” proprio nel momento di avvio del boom delle Low cost. «Ero nel settore privato. Ricordo che gli citai l’aneddoto di un professore su come diventare milionari: essere miliardari e fondare una compagnia aerea.
Lui ha smentito questo detto», ha rammentato Mitsotakis, che ha poi lanciato un appello agli imprenditori ellenici a investire in patria.
Il primo ministro ha riconosciuto che il livello dell’Iva sul settore turistico è troppo alto, promettendo una limatura quando ci sarà lo spazio fiscale per farlo e ha citato il miglioramento delle infrastrutture in una Grecia che nelle classifiche sull’ospitalità «fa meglio dei concorrenti, come Spagna e Italia»: l’avvio tre giorni fa dei lavori per il nuovo aeroporto di Heraklion, l’upgrading in corso in una ventina di aeroporti regionali (molti dei quali acquisiti da Fraport), le procedure avanzate per la privatizzazione dello scalo di Atene «che ha già attirato l’interesse di nove parti».
Il nuovo marchio di Aegean valorizza i colori della bandiera nazionale. Del resto, gli azionisti di riferimento sono tutti ellenici. Domina la famiglia Vassilakis con il 36%, seguita dai quattro partner storici Laskaridis (17%), Constantakopoulos (6%), Ioannou and David (3,5% ciascuno). Il resto è in Borsa dopo l’Ipo del 2007.
Il presidente Eftychios Vassilakis ha definito la nuova identità di brand come etichetta del «vero spirito della Grecia» per una compagnia che vuole essere «un simbolo di un nuovo dinamico periodo anche per la Grecia intera». Il Ceo Dimitris Gerogiannis, ha parlato del 2020 come un «nuovo inizio», che segue le celebrazioni dell’anno scorso per i vent’anni della società e ha citato il contributo all’economia greca non solo in tasse: «Ogni nuovo aeromobile porta 100 nuovi turisti e 80 milioni di euro di proventi diretti dal turismo, oltre a creare 70 posti di lavoro».
Ma quale è stata la chiave dell’apparente miracolo dello sviluppo di una compagnia sorta solo nel 1999, in utile anche in molti degli anni della crisi nazionale, e che arriva oggi a offrire 155 destinazioni in 44 Paesi, senza il lungo raggio? Per Gerogiannis sono stati fondamentali tre elementi: «un focus sulla qualità del servizio», che ha portato la compagnia a ricevere numerosi riconoscimenti di eccellenza; «una ricerca continua di efficienza», anche attraverso l’utilizzo di tecnologie; «un approccio prudente e senza illusioni», che l’ha portata ad esempio a escludere il lungo raggio. Stuzzicato sul vantaggio competitivo di non avere un personale sindacalizzato, Vassilakis riconosce l’importanza del rapporto non conflittuale con le maestranze: «Se si parte da zero è più facile ottenerlo, mentre le compagnie storiche hanno una legacy pesante generata in tempi di abbondanza».
Niente sindacati, insomma, mentre ai tempi della Olympic statale c’erano 17 sigle principali e una giungla di 240 accordi contrattuali, con benefit estesi ai parenti fino al terzo grado. Inoltre negli oltre tre decenni di controllo statale della compagnia dei sei cerchi il top management fu cambiato 31 volte, mentre Aegean può contare su azionariato e management stabili.
Paradossalmente, osserva il direttore finanziario Michaelis Kouveliotis, fu un bene che il primo accordo di fusione tra l’ultima incarnazione di Olympic e Aegean fu bocciato a inizio 2011 dalla Commissione Ue: la prima ipotesi prevedeva un merger che avrebbe fatto entrare nell’azionariato di Aegean un personaggio vulcanico come Andreas Vgenopoulos, patron del fondo Mig: non è detto che la coabitazione con i Vassilakis avrebbe funzionato. Due anni dopo Vgenoupolos si limitò vendere per 72 milioni la compagnia, mentre Bruxelles non fece più obiezioni visto che altrimenti Olympic sarebbe crollata, mentre la crisi greca mordeva e l’espansione delle low cost attutiva le preoccupazioni Antitrust. Risultato finale: le finanze di Atene non hanno più emorragie da oltre un decennio ma il Paese ha in sostanza una sua compagnia di bandiera in utile e in crescita.
Il gruppo è riuscito ad avere successo sfidando le low cost e senza avere voli di lungo raggio