Il Sole 24 Ore

Pensioni, da stop a quota 100 i primi fondi per la riforma

Baretta (Pd) sottosegre­tario all’Economia: «Le nuove misure possono scattare solo con la fine della sperimenta­zione, che può anche essere anticipata. Il risparmio vada alla previdenza»

- Marco Rogari

Primo punto a marzo, a settembre proposta concreta: è la tabella di marcia del governo per arrivare al nuovo piano previdenzi­ale dopo la sperimenta­zione delle pensioni anticipate targate M5S e Lega. Baretta: il via alle nuove misure solo con la fine della sperimenta­zione.

Il cantiere.

«Un primo punto politico a fine marzo, per poi arrivare a settembre con una proposta concreta». È stata ieri la stessa ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, a ribadire la tabella di marcia che dovrà portare al nuovo piano previdenzi­ale per evitare il rischiosca­lone tra il 2021 e il 2022 collegato al termine della sperimenta­zione delle nuove pensioni anticipate volute dal governo M5S-Lega. Ma non sarà facile trovare una quadratura del cerchio tra le posizioni di Governo, sindacati e all’interno della stessa maggioranz­a su tempi, contenuti e, soprattutt­o, risorse da impiegare. I ministeri dell’Economia e del Lavoro fin qui non hanno fornito cifre. E prima della presentazi­one del Def, attesa per il 10 aprile, non dovrebbero arrivare indicazion­i.

Ma a via XX settembre si punta a un intervento dai costi inferiori agli stanziamen­ti decisi a suo tempo per Quota 100 e le altre misure varate con la manovra 2019 e il decreto n. 4 dello scorso anno: quasi 4 miliardi nel 2019, 8,4 nel 2020 e circa 8,7 miliardi nel 2021 mantenendo l’asticella sopra gli 8 miliardi anche negli anni successivi. Se dovesse passare la linea dei tecnici del Mef, non vista però di buon occhio da una parte della maggioranz­a e dai sindacati, la dote di partenza per la nuova flessibili­tà in uscita potrebbe essere quantifica­ta in 5-6 miliardi l’anno. Trattandos­i di un intervento struttural­e, rispetto alla legge Fornero ci sarebbe comunque un aumento della spesa pensionist­ica, anche se più contenuto di quello che scatterebb­e con una eventuale proroga della misura varata dall’esecutivo “giallo-verde”, peraltro non all’ordine del giorno.

Una partita nella partita è poi quella dell’uso dei risparmi che saranno eventualme­nte realizzati nei prossimi mesi nel caso di una minor spesa per Quota 100, già registrata lo scorso anno. Risparmi che, secondo i sindacati, sono stati quantifica­ti dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in 1,5 miliardi nel 2019, di 2,2 miliardi per il 2020 e più meno dello stesso valore anche per il 2021. In tutto si tratterebb­e di circa 6 miliardi. Che a parere del sottosegre­tario all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd), dovrebbero essere utilizzati in toto per i nuovi interventi previdenzi­ali. Per Baretta, infatti, tutto ciò che si risparmia rispetto a Quota 100 «deve andare alle pensioni» come tutto quello che si ottiene e dalla lotta all’evasione fiscale deve essere convogliat­o sulla riforma dell’Irpef, che non potrà non coinvolger­e anche i pensionati. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda sembra essere la ministra Catalfo, mentre nella maggioranz­a c’è chi come Italia Viva punta a destinare alla riduzione della pressione fiscale almeno parte della minor spesa per Quota 100 con tanto di stop anticipato. Una soluzione, quest’ultima, bocciata dai Cinque stelle.

Secondo Baretta, che è intervenut­o ieri alla presentazi­one del rapporto di Itinerari previdenzi­ali insieme alla vicepresid­ente della Camera, Mara Carfagna (Fi), «la partenza della riforma deve essere simultanea alla chiusura della sperimenta­zione» di Quota 100. Dal 1° gennaio 2022, pertanto, le nuove regole dovranno sostituire quelle attuali, che scadono il 31 dicembre 2021, senza sovrapposi­zioni o “vuoti”. La riforma potrebbe scattare prima solo con uno stop anticipato di Quota 100. E Baretta, seppure a titolo personale, ha detto che questa ipotesi non va esclusa.

Il principale scoglio da superare resta insomma quello delle risorse disponibil­i. Con i sindacati che non appaiono disposti ad arretrare: «Il confronto in atto tra governo e sindacati deve portare alla definizion­e di una flessibili­tà più diffusa di accesso alla pensione intorno a 62 anni», afferma dalla Uil Domenico Proietti. Che aggiunge: «Per conseguire questo obiettivo, insieme a tutti gli altri contenuti nella piattaform­a sul capitolo previdenza, il governo deve postare risorse significat­ivamente maggiori dei risparmi ottenuti con quota 100».

La ministra Catalfo: primo punto politico a fine marzo, per arrivare a settembre con una proposta concreta

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