«Misure anti crisi, poi piano pluriennale»
Il ministro: per la crisi virus da Gualtieri 1 miliardo. Poi il Mise frena: tutto aperto
C’è l’emergenza per il coronavirus che penalizza le imprese. C’è il calo del Pil e della produzione industriale, frutto di dinamiche più generali e iniziate già prima dell’epidemia, e c’è la necessità di fissare strategie di politica industriale pluriennali. Il Governo - dopo aver trascurato il tema della crescita nei mesi scorsi, travolto dall’urgenza delle grandi crisi industriali - si ritrova costretto a fare gli straordinari rapidamente. E la difficoltà è mettere in campo in tempi stretti idee efficaci e risorse adeguate.
Gli interventi
Il senso di tutto questo è nell’intervento del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli all’assemblea di Assolombarda e nelle sue dichiarazioni a margine dell’evento. Per aiutare le imprese svantaggiate dagli effetti della crisi cinese - spiega Patuanelli - «si pensa a interventi che si mettono in campo quando ci sono calamità come la sospensione delle rate dei mutui o delle imposizioni fiscali». Ma il lavoro è solo all’inizio e oggi in consiglio dei ministri se ne potrebbe parlare, senza arrivare però a un provvedimento. Almeno per ora. «L’importante è non fare misure di cui non c’è necessità reale - prosegue il titolare del Mise - In ogni caso non è escluso che dopo questo intervento emergenziale non si possa ripensare all’attività di molte imprese. Un effetto più a lungo termine di questa situazione potrebbe essere quello di riportare alcune produzioni in Italia». È l’idea del “reshoring” di attività manifatturiere oggi localizzate all’estero, anche con eventuali forme di incentivazione e sgravi fiscali.
Il nuovo decreto crescita
Patuanelli ha anche fornito un ordine di grandezza del pacchetto pro imprese legato alla crisi del coronavirus: «La disponibilità complessiva messa a disposizione dal ministro Gualtieri (titolare dell’Economia, ndr) sarà di un miliardo di euro». Poi però dal Mise è stato chiarito che si tratta ancora di valutazioni teoriche. Anche fonti del ministero dell’Economia frenano. Prima di parlare di cifre - è il concetto - si sta monitorando la situazione per poi valutare quali strumenti possano essere più adatti a contrastare gli effetti economici della crisi.
Su un piano diverso ci sono le misure che al ministero dello Sviluppo stanno iniziando a studiare per un nuovo decreto crescita. Se ne inizierà a parlare oggi pomeriggio all’incontro su crescita e sviluppo sostenibile previsto a Palazzo Chigi nell’ambito della cosiddetta Agenda 2023. In campo ci sono interventi su infrastrutture, innovazione e startup, energia, auto elettrica, edilizia, governance delle crisi di impresa. Si studia in particolare l’innalzamento delle aliquote del credito di imposta per gli investimenti in ricerca. Un ulteriore capitolo di misure riguarderebbe le semplificazioni, da inserire nel decreto crescita o in un provvedimento specifico.
Patuanelli, in Assolombarda, prova però a lanciare lo sguardo ancora più avanti. «Dobbiamo agire su alcune emergenze ma avere la capacità di guardare ad un orizzonte più ampio, pensando a quello che vogliamo fare tra 10 anni. E per questo serve un piano industriale che ci dica dove saremo nei prossimi anni».
Il ministro, che commenta anche le scelte sulla Tav («un’opera inutile ma c’è un processo attivato venti anni fa e quindi mi rendo anche conto che bloccarlo è stato impossibile»), torna poi sulla trattativa con ArcelorMittal per il salvataggio dell’ex Ilva confermando che non si può dare per chiusa la partita. «Abbiamo l’idea di riportare lo stabilimento ad essere il più grande e competitivo. C’è una filiera - aggiunge - che può avere dei vantaggi. Il Governo ha un piano e siamo disposti ad entrare come soci di Mittal e incentivare il processo anche per controllare ciò che accade. Questo è il piano del Governo se a Mittal va bene altrimenti lo faremo con qualcun altro».