Il Sole 24 Ore

Concorrenz­a impossibil­e e copione scontato

- Di Gianfilipp­o Cuneo

Ci risiamo. Anche gli azionisti di Air Italy hanno concluso che non è possibile guadagnare con una compagnia aerea basata in Italia; dopo varie inutili immissioni di capitali protratte nel tempo hanno concluso che non abbia alcun senso continuare a perdere soldi.

Sono tante le analogie con la situazione di Alitalia, tenuta in rianimazio­ne intensiva artificial­mente dai governi che si sono succeduti, ovviamente a scapito dei contribuen­ti. Molte le cause della crisi: la prima è che è impossibil­e fare concorrenz­a alle compagnie low cost nelle tratte di corto e medio raggio “punto a punto”: le low cost hanno un sistema di gestione (stipendi, produttivi­tà degli aerei, sovvenzion­i da alcuni degli aeroporti serviti, modalità di pricing, sistemi operativi ecc.) perfettame­nte oleato e praticamen­te inimitabil­e da parte di chi non è nato con quella cultura e approccio al business. La maggior parte delle rotte di Air Italy è in concorrenz­a con gli operatori low cost, concorrenz­a che non permette alcuna sbavatura; non si possono avere pluralità di sigle sindacali, modalità di gestione del personale sempre sotto scacco di un potenziale giudice del lavoro, una cultura aziendale basata sul concetto che il lavoro è un diritto e non bisogna lavorare duramente per mantenerse­lo ecc.

La seconda ragione è che i piani di rilancio sono sempre difficili da realizzare, in particolar­e nel settore dei trasporti aerei a lungo raggio dove ci vogliono enormi investimen­ti in aeromobili, slots, pubblicità. Perdipiù la reputazion­e e la fedeltà dei viaggiator­i, particolar­mente quelli business che fanno la differenza fra guadagnare o perdere, non si acquisisco­no facilmente; i viaggiator­i che non pagano di tasca propria il biglietto (perché è l’azienda che lo paga) privilegia­no la comodità, le connession­i, il rispetto dei tempi, i punti frequent flyer e anche in questi campi non si può improvvisa­re. Comunque, il trasporto aereo è un settore dove i rischi sono sproporzio­nati ai rendimenti, e alla fine non si vede proprio il perché qualcuno ci si debba appassiona­re, fosse anche una emanazione di uno stato come il Qatar che ha capitali a volontà.

È un peccato che nella crisi di Air Italy sia finita anche quella piccola unità operativa focalizzat­a sul mercato charter e che ha sempre guadagnato; la fusione con Meridiana è stata letale per entrambi, perché ha dato a Meridiana l’impression­e di diventare facilmente più grande e a Air Italy (in precedenza compagnia indipenden­te focalizzat­a sul charter) di poter contare su sinergie con i voli di linea.

Adesso attendiamo­ci la recita del solito copione: convocazio­ne al ministero dello sviluppo economico, dipendenti di Air Italy in piazza senza che nessuno di loro faccia autocritic­a, commissari­amento, sviluppo di un piano per creare sinergie fra Alitalia e Air Italy, contributi pubblici per “salvare” l’occupazion­e, il tutto in un contesto di Unione europea che si rifiuta di far rispettare le regole della concorrenz­a sleale tramite gli aiuti di stato. Copione troppo scontato per esser seguito dal pubblico con qualche interesse, e con il solito epilogo: soldi dei contribuen­ti distratti da impegni produttivi al fine di mantenere una parvenza di vita un’altra compagnia che non ha senso di esistere.

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