Concorrenza impossibile e copione scontato
Ci risiamo. Anche gli azionisti di Air Italy hanno concluso che non è possibile guadagnare con una compagnia aerea basata in Italia; dopo varie inutili immissioni di capitali protratte nel tempo hanno concluso che non abbia alcun senso continuare a perdere soldi.
Sono tante le analogie con la situazione di Alitalia, tenuta in rianimazione intensiva artificialmente dai governi che si sono succeduti, ovviamente a scapito dei contribuenti. Molte le cause della crisi: la prima è che è impossibile fare concorrenza alle compagnie low cost nelle tratte di corto e medio raggio “punto a punto”: le low cost hanno un sistema di gestione (stipendi, produttività degli aerei, sovvenzioni da alcuni degli aeroporti serviti, modalità di pricing, sistemi operativi ecc.) perfettamente oleato e praticamente inimitabile da parte di chi non è nato con quella cultura e approccio al business. La maggior parte delle rotte di Air Italy è in concorrenza con gli operatori low cost, concorrenza che non permette alcuna sbavatura; non si possono avere pluralità di sigle sindacali, modalità di gestione del personale sempre sotto scacco di un potenziale giudice del lavoro, una cultura aziendale basata sul concetto che il lavoro è un diritto e non bisogna lavorare duramente per mantenerselo ecc.
La seconda ragione è che i piani di rilancio sono sempre difficili da realizzare, in particolare nel settore dei trasporti aerei a lungo raggio dove ci vogliono enormi investimenti in aeromobili, slots, pubblicità. Perdipiù la reputazione e la fedeltà dei viaggiatori, particolarmente quelli business che fanno la differenza fra guadagnare o perdere, non si acquisiscono facilmente; i viaggiatori che non pagano di tasca propria il biglietto (perché è l’azienda che lo paga) privilegiano la comodità, le connessioni, il rispetto dei tempi, i punti frequent flyer e anche in questi campi non si può improvvisare. Comunque, il trasporto aereo è un settore dove i rischi sono sproporzionati ai rendimenti, e alla fine non si vede proprio il perché qualcuno ci si debba appassionare, fosse anche una emanazione di uno stato come il Qatar che ha capitali a volontà.
È un peccato che nella crisi di Air Italy sia finita anche quella piccola unità operativa focalizzata sul mercato charter e che ha sempre guadagnato; la fusione con Meridiana è stata letale per entrambi, perché ha dato a Meridiana l’impressione di diventare facilmente più grande e a Air Italy (in precedenza compagnia indipendente focalizzata sul charter) di poter contare su sinergie con i voli di linea.
Adesso attendiamoci la recita del solito copione: convocazione al ministero dello sviluppo economico, dipendenti di Air Italy in piazza senza che nessuno di loro faccia autocritica, commissariamento, sviluppo di un piano per creare sinergie fra Alitalia e Air Italy, contributi pubblici per “salvare” l’occupazione, il tutto in un contesto di Unione europea che si rifiuta di far rispettare le regole della concorrenza sleale tramite gli aiuti di stato. Copione troppo scontato per esser seguito dal pubblico con qualche interesse, e con il solito epilogo: soldi dei contribuenti distratti da impegni produttivi al fine di mantenere una parvenza di vita un’altra compagnia che non ha senso di esistere.