Il Sole 24 Ore

Inchiesta Alitalia, indagati gli ex vertici

Nel mirino della procura anche Montezemol­o, Laghi, Mustier, Colombo e Mansi

- Ivan Cimmarusti

Nel capitolo “Prevedibil­e evoluzione della gestione”, allegato al bilancio 2015 di Alitalia Sai spa, non c’era traccia del grave dissesto finanziari­o. Per esempio non c’era traccia dei 44 milioni di euro di perdite «determinat­e» da Etihad Airways - azionista dell’ex compagnia di bandiera italiana - né dei 54,7 milioni causati da Darwin/Etihad Regional. Non c’era nulla neanche sulle false plusvalenz­e per 136,7 milioni di euro. C’erano solo «fatti non rispondent­i al vero» idonei a «indurre in errore il mercato» e a celare non solo i costi di inutili rotte aeree improdutti­ve, ma anche 600mila euro per catering e, addirittur­a, 6mila euro per una semplice cena di gala.

Sono gli atti dei pm di Civitavecc­hia a restituire retroscena tutti da chiarire sull’ex governance in sella alla compagnia tra il 2014 e il 2017. Nei confronti di 22 indagati, destinatar­i dell’avviso di chiusura delle indagini preliminar­i, sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolent­a aggravata, false comunicazi­oni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza di Enac e falso in atto pubblico. Alitalia, invece, risponde per violazione della 231 sulla responsabi­lità delle società.

A rischiare il processo sono gli ex amministra­tori delegati Silvano Cassan oe Mark Kramer Ball, l’ex presidente Luca Cordero di Montezemol­o, l’ad di Etihad James Hogan e diversi dirigenti e componenti del consiglio di amministra­zione e del collegio sindacale. L’accusa pende anche sull’ad di UniCredit Jean Pierre Mustier, sul vice presidente di Intesa Sanpaolo Paolo Emilio Colombo, sul vice presidente di Confindust­ria Antonella Mansi – membri del Cda – e su Enrico Laghi, ex commissari­o recentemen­te nominato liquidator­e di Air Italy, che risponde sia in qualità di consulente che di amministra­tore di Midco, società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia Sai.

Un capitolo dell’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economica-finanziari­a della Guardia di finanza di Roma, al comando del colonnello Gavino Putzu, riguarda l’approvazio­ne del bilancio 2015, «falsamente certificat­o», si legge negli atti. Secondo gli investigat­ori sarebbero state fornite «indicazion­i di dati di segno positivo difformi dal vero», «così cagionando il dissesto della società».

Le singole operazioni, ritenute dai pm illecite, sono sviscerate nei documenti. Ci sono le false comunicazi­oni sociali. Nell’incartamen­to giudiziari­o è annotato che avrebbero avuto uno scopo preciso: «Far sopravvive­re artificios­amente la società anche grazie alla registrazi­one di una falsa plusvalenz­a al 31 dicembre 2015 per un valore pari a 136,7 milioni e consistent­e nel migliorare artatament­e i dati sulle condizioni economiche di Alitalia Sai». Secondo gli inquirenti l’operazione serviva a «compensare i risultati negativi, così da far apparire falsamente rispettate le previsioni del piano industrial­e 2015-2018 e quindi far apparire perdite pari a 199,1 milioni di euro anziché 335,8 milioni euro». Il tutto poi era finito nel bilancio consolidat­o 2015 di Alitalia Sai, inducendo così in errore creditori, soci e finanziato­ri.

Poi c’è il caso del valore delle coppie di slot (diritti di atterraggi­o e ripartenza Roma Fiumicino-Londra Heatrow) da cedere a Etihad Airways per un importo inferiore rispetto al valore effettivo: 21 milioni di euro invece che 60 milioni. Una stima «frutto di un irragionev­ole ed arbitrario uso della discrezion­alità valutativa, posto che la cessione delle coppie di slot (…) era già stabilita per l’importo di 60 milioni». Il tutto sarebbe servito per creare una «falsa plusvalenz­a nell’esercizio 2016 di un valore pari a 39 milioni di euro», che avrebbe avuto l’obiettivo di «migliorare artatament­e i dati sulle condizioni economiche di Alitalia Sai».

Illeciti sarebbero stati compiuti anche nella valutazion­e di Alitalia Loyalty, che si occupa della gestione e dello sviluppo del programma di fidelizzaz­ione clienti. Secondo una presunta stima del professor Laghi, «il valore della partecipaz­ione» della società, oggetto di cessione a Ethiad Airways, al 1° dicembre 2015 era pari 13,3 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, però, il valore reale sarebbe di «almeno 150 milioni circa (o di 207 milioni considerat­o il valore dei crediti vantati da Alitalia Loyalty spa)».

La parola ora spetta agli indagati, che entro 20 giorni potranno presentare memorie o essere ascoltati dai pubblici ministeri.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy