Borse europee a livelli record Spread BTp-Bund sotto quota 130
Record per lo Stoxx 600 e il Ftse Mib rivede i massimi da ottobre 2008 La corsa al rischio favorisce i BTp: 50 miliardi di richieste per il titolo a 15 anni
L’emergenza Coronavirus ha avuto un effetto solo temporaneo sui mercati azionari. SiaWallS tre et sia l’ Europa hanno aggiornato ieri i massimi storici. Nel Vecchio Continente l’ indice Sto xx 600 ha toccato il record di 431 punti. IlFt se Mib di PiazzaAffari ha aggiornato i massimi da ottobre 2008 a un passo dai 25mila punti.SpreadBTp-Bunda129punti.
L’emergenza Coronavirus e il rischio di un rallentamento dell’economia cinese hanno avuto un’effetto solo temporaneo sui mercati azionari. Dopo la forte volatilità di fine gennaio gli indici già da inizio febbraio hanno imboccato la via del rimbalzo. In parte scontando l’aiuto delle banche centrali in caso di rallentamento del ciclo globale. In parte mettendo in conto una crisi sanitaria in via di risoluzione. A muovere gli indici ieri sono state soprattutto le ultime notizie su quest’ultimo fronte. E in particolare gli ultimi numeri registrati nel Hubei, provincia epicentro dell’epidemia dove il numero di nuovi contagi si è attestato a quota 1068 unità, il dato più basso registrato dal 31 gennaio e ben lontano dal picco di oltre 3000 nuovi casi che si era registrato il 4 febbraio. Non solo, il tasso di guarigione generale è salito adesso al picco del 10,6% dall'1,3% del 27 gennaio.
È soprattutto alla luce di questi numeri che si inquadra la giornata positiva dei mercati azionari. Una seduta che ha visto sia Wall Street sia l’Europa aggiornare i massimi storici: nel Vecchio Continente è stata una giornata da primato per l’indice Stoxx 600 ha toccato il record di 431 punti ma anche per il Ftse Mib di Piazza Affari che ha aggiornato i massimi da ottobre 2008 arrivando a un passo dai 25mila punti e chiudendo la seduta in rialzo dello 0,7 per cento.
In un contesto di avversione al rischio gli investitori hanno venduto i classici beni rifugio. Sul mercato dei bond ne hanno fatto le spese i Treasury americani (il tasso è risalito oltre quota 1,63%) come anche i Bund: il rendimento del decennale tedesco, che a inizio mese era sceso fino a -0,44% ieri ha riguadagnato quota chiudendo a -0,38 per cento. Sia i titoli americani sia quelli tedeschi trattano con interessi inferiori rispetto ai livelli di inizio anno a testimonianza di una certa cautela del mercato. Ma se nei giorni scorsi, anche alla luce della reattività delle banche centrali all’allerta Coronavirus, gli investitori avevano scommesso in maniera indiscriminata sul reddito fisso ieri c’è stata più selezione: i titoli più rischiosi sono stati acquistati, quelli più sicuri e poco redditizi sono stati venduti. È stata quindi una giornata positiva per bond greci che hanno visto i rendimenti scendere per la prima volta sotto l’1% e per i BTp i cui rendimenti a 10 anni hanno aggiornato un nuovo minimo da ottobre allo 0,91 per cento. Il ribasso dei tassi italiani e la risalita di quelli tedeschi ha favorito la discesa dello spread che ieri ha chiuso a 129 punti.
Ieri intanto il Tesoro ha reso noto i dettagli del collocamento di sindacato del BTp a 15 anni effettuato martedì. A fronte di un ammontare collocato di 9 miliardi la domanda complessiva è stata superiore ai 50 miliardi di euro. Numeri che testimoniano il forte interesse del mercato per i debito italiano, tra i pochi a garantire ancora un rendimento ai sottoscrittori. Il titolo è stato collocato a un tasso annuo dell'1,45% (pagato in due cedole semestrali) e a un prezzo di poco sotto la pari (99,513) che fissa all'1,49% il rendimento a scadenza. Gli investitori esteri - ha fatto sapere il Tesoro - si sono aggiudicati poco meno dei due terzi dell'emissione (63,4%) con una partecipazione preponderante dei fondi nordamericani che si sono aggiudicati il 13,3% dell’emissioni. Agli investitori domestici è andato il 36,6% di quando collocato. Poco più della metà è stato sottoscritto da fund manager (circa il 53%), mentre le banche ne hanno sottoscritto circa il 23 per cento e solo una quota residuale (0,2%) è andata alle imprese non finanziarie.