L’istruzione professionale in forte crescita richiama i capitali privati
Cresce la domanda di formazione specializzata e continua, il digitale moltiplica le modalità: anche in Italia il venture capital investe sulle scuole
Dalle business school ai Mooc, dalle professioni artistiche fino all’alberghiero e all’alta cucina, l’educazione superiore europea e italiana piace sempre di più agli investitori privati. Aumenta l’offerta, ma anche gli interrogativi sull’indipendenza e la qualità di didattica e ricerca. Il 2019 è stato un punto di svolta. L’anno scorso, infatti, due fondi legati alla Cassa Depositi e Prestiti francese, Qualium Investissment e Bpi France, sono entrati nel capitale di una delle più blasonate business school europee, la francese EM Lyon, focalizzata sull’eccellenza accademica e l’attrazione dei talenti. L’operazione, che prevede un investimento pari a 100 milioni di euro in cinque anni e la distribuzione di parte del capitale a personale e alumni, punta a sostenere i piani di crescita della scuola. «Il caso EM Lyon non è il primo nel mercato francese dell’istruzione privata stimato nel 2019 intorno ai 4 miliardi di euro e con elevati tassi di crescita – osservano Mario Benassi (Università degli Studi di Milano) e Francesco Castellaneta (Skema Business School e Université Côte d’Azur) che stanno completando una ricerca sugli investimenti privati nell’educazione superiore -. Il gruppo cinese Weidong Cloud Education, leader nell’online education in Cina, ha investito in Brest Business School nel 2016. Weidong Claud Education ha investito nel Gruppo Demos, attiva nella formazione professionale continua. Altre istituzioni superiori sono già controllate dai fondi: il fondo Gb Cinven ha acquistato nel 2019 Inseec da Apax Partners che a sua volta l’aveva acquistato nel 2013 dal gruppo americano Career Education».
Il mercato francese è attraente anche per i gruppi internazionali. Gli spagnoli di Planeta, già proprietari dell’Eae Business School, hanno acquisito nel 2016 Eslsca Business school e nel 2017 il Gruppo Edc (composto da una business school, una scuola di sport e una sui beni di lusso). Nel 2019 il fondo Abénex ha acquistato tramite Eureka Education la Euridis Business School, specializzata nel B2B per l’hitech. Mentre la francese Eduservices – 115 milioni e 19mila studenti ogni anno focalizzati su management, commercio, digitale, turismo, ospitalità, tempo libero, bellezza, benessere e sport – è stato acquistato da Parquest Capital e Amundi Private Equity. «Il caso francese è più dinamico ma non isolato – sottolineano Benassi e Castellaneta -. In Svizzera il fondo Eurazeo ha acquistato nel 2016 le famose scuole alberghiere Glion Institute of Higher Education e Les Roches International School of Hotel Management. Successivamente Eurazeo ha acquistato le scuole francesi di cucina Ducasse Education, fondate dal famoso chef francese Alain Ducasse per creare il gruppo Sommet Education. In Spagna Permira
ha acquistato l’Universidad Europea de Madrid per 770 milioni di euro mentre Cvc Capital Partners ha acquisito una quota dell’Universidad Alfonso X El Sabio (15mila studenti, fatturato di circa 100 milioni di euro e profitti per 45) per una valutazione (secondo i rumors) di circa 1,1 miliardi».
Anche l’Italia si muove. Galileo Global Education ha comprato l’Istituto Marangoni nel 2011 e poi Domus Academy e Naba nel 2017, costituendo il principale gruppo italiano di private education in ambito fashion, arte e design (circa 125 milioni di fatturato) mentre nel 2019 Pegaso e Mercatorum sono passate a Cvc Capital Partners. Nel 2018 Palamon Capital Partners ha acquistato dal Gruppo 24 Ore (editore del Sole 24 Ore, ndr) una quota di Business School24, arrivando a rilevare l’intero capitale a fine 2019. Qualche settimana fa Luiss Business School ha acquisitato l’Amsterdam Fashion Academy, boutique di alta formazione nella moda e nel lusso. Al di là delle specificità delle operazioni, quattro elementi attraggono gli investitori, spiegano i due economisti: «La domanda di nuovi servizi spinge a privilegiare l’offerta “privata”, garantendo una buona redditività, soprattutto nel lungo termine. Inoltre una porzione crescente di studenti ha disponibilità a spendere e traslocare, a patto di ottenere servizi adeguati e di poter accedere a un mercato del lavoro più interessante di quello nazionale. Terzo, le scuole private hanno necessità di investimento per attrarre i migliori professori dal mercato internazionale, migliorare le infrastrutture, offrire online education e aprire nuove sedi in nuovi mercati. Infine, il “monopolio” dell’istruzione tradizionale è messo in discussione da opportunità tecnologiche che rendono possibile la produzione e la distribuzione di contenuti in modo sino a pochi anni fa inimmaginabile: i Mooc offrono la possibilità di un apprendimento continuo, personalizzabile e adeguato».
Non mancano però le criticità: «Il rischio più evidente riguarda la possibilità che la ricerca scientifica venga considerata dagli investitori privati come un costo, invece che un investimento. D’altra parte la politica e le istituzioni dovrebbero interrogarsi su come agire in un contesto di riduzione dei finanziamenti pubblici e differenziazione della domanda, in un mercato sempre più internazionale. I fondi di private equity sono chiamati a offrire architetture e soluzioni organizzative che preservino e rafforzino il valore delle istituzioni».