Salone del mobile, in forse 30mila presenze cinesi
Presentata la 59esima edizione: 2.200 espositori e buyer da 184 Paesi Preoccupa l’incognita coronavirus, che rallenta un mercato da 560 milioni
L’incognita del coronavirus preoccupa il mondo dell’arredamento, ma non ferma il Salone del Mobile di Milano. L’edizione numero 59 – con le Biennali dedicate alla Cucina e al Bagno – si farà nelle date previste, dal 21 al 26 aprile, come hanno confermato ieri gli organizzatori della manifestazione, presentando le novità di quest’anno e mettendo la parola fine ad alcune voci circolate nei giorni scorsi tra imprenditori e fornitori del settore, che temevano un possibile rinvio.
L’incertezza sugli sviluppi dell’epidemia, del resto, sta investendo tutti i settori produttivi e le manifestazioni fieristiche internazionali di riferimento, dalla moda al turismo, alle tecnologie, come nel caso del Mobile Congress Forum di Barcellona, annullato proprio ieri dopo le diserzioni di alcuni big mondiali.
Il Salone del Mobile ha dalla sua un vantaggio temporale – la kermesse è tra due mesi e l’auspicio è che nel frattempo l’emergenza rientri o quanto meno si attenui – e una forza attrattiva internazionale che porta a Milano buyer da 184 Paesi. Certo, i cinesi sono la componente più numerosa tra i visitatori esteri (oltre 30mila la scorsa edizione) e la Cina è un mercato importantissimo per la maggior parte delle aziende, quello che negli ultimi anni ha registrato la crescita più dinamica. Ma la fiera attira ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo (due anni fa si raggiunse il record di 434mila presenze) ed è un momento irrinunciabile per una filiera che ha nelle esportazioni la sua principale leva di sviluppo, a maggior ragione in questo momento difficile in cui uno dei principali mercati (il settimo per esportazioni) rischia di rallentare e non si sa per quanto tempo e con quale impatto.
L’assenza degli operatori cinesi si farà sentire dunque, ma «sapremo gestirla», assicura il presidente del Salone del Mobile Claudio Luti. «Siamo in contatto con le istituzioni e aspettiamo da loro aggiornamenti sulla situazione – aggiunge Luti – e intanto andiamo avanti con il nostro programma e lavoriamo perché tutto sia pronto per l’appuntamento più importante del nostro settore e perché Milano sia pronta a ribadire che è la capitale della creatività e possa vivere la sua settimana più bella». Confermate anche le date di ottobre e novembre per le edizioni di Mosca e di Shanghai del Salone. «Speriamo che i nostri amici cinesi possano essere con noi tra due mesi – dice ancora il presidente – altrimenti metteremo in campo soluzioni alternative per riuscire a raggiungerli in ogni caso, ad esempio attraverso strumenti digitali, che serviranno anche per il futuro».
Salone a parte, l’emergenza legata al coronavirus avrà sicuramente un impatto – ancora non calcolabile – sul comparto. «Non possiamo nascondere che la Cina possa rappresentare un problema – afferma il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini – ma dobbiamo guardare avanti. È un Paese importantissimo, come dimostra il fatto che da quattro anni organizziamo il Salone del Mobile di Shanghai e siamo fiduciosi di riuscire a essere lì anche quest’anno, dal 25 al 27 novembre. Però non possiamo dimenticare che il comparto arredamento ha un fatturato di 27,5 miliardi di euro, di cui 14,5 miliardi di esportazioni e la Cina pesa per 560 milioni».
Come dire: le imprese italiane devono guardare a tutto il mondo, diversificando i mercati per non trovarsi in difficoltà in situazioni come quella attuale. «Tra Cina e Hong Kong quest’anno rischiamo di perdere un 13% del fatturato realizzato lì lo scorso anno – commenta amareggiato un imprenditore –. A maggior ragione abbiamo bisogno di poter incontrare buyer da altri Paesi al prossimo Salone». Per alcuni brand, la Cina è addirittura il primo mercato estero e le ripercussioni sui ricavi saranno inevitabili. I negozi monomarca dei brand italiani nelle principali città cinesi sono in gran parte ancora chiusi e molte aperture di nuovi store sono al momento in stand-by. Per fortuna, una parte consistente del business realizzato in Asia dalle imprese italiane del mobile proviene dal mercato del contract e dei grandi progetti che, essendo proiettato sul lungo periodo, subisce meno gli scossoni di fenomeni congiunturali come quello del virus.
Il timore, osserva qualche imprenditore, è che se la situazione non rientra, il tema delle presenze al Salone potrebbe riguardare anche i visitatori di altri Paesi, non solo i cinesi. Un’incertezza forte per le aziende, che proprio al Salone di Milano si giocano mediamente il 30% del proprio fatturato annuo e che sull’evento investono cifre importanti. Per questo c’è anche chi, tra le imprese, avrebbe preferito un rinvio. Ma gli interessi in gioco sono molti – non solo per le aziende dell’arredo, ma anche per i fornitori e per lo stesso territorio di Milano che dal Salone trae grande beneficio – e la decisione di fare il Salone, e di non rinviarlo, vuole evitare danni ben peggiori.
La macchina organizzativa dunque procede e annuncia l’arrivo, nei padiglioni di Fiera Milano a Rho, di 2.200 espositori (di cui 600 designer del Salone Satellite), per un quarto dall’estero. Al centro dell’edizione di quest’anno, le parole «etica» e «bellezza», che riassumono diversi concetti legati al design italiano: non solo l’estetica dei prodotti, ma anche la loro «eticità», intesa come sostenibilità ambientale, sociale ed economica. «Sono già molte – osserva Orsini – le aziende del settore che hanno intrapreso il cammino verso un’economia circolare: il 72% investe nel reimpiego di materiali riciclabili, il 44% utilizza prodotti riciclati, il 67% investe per una gestione corretta dei prodotti a fine vita, il 49% è attento al risparmio energetico e il 37% usa energie rinnovabili». Restando ai numeri, il Centro studi Fla stima per il 2019 esportazioni stabili del macrosistema arredamento, che per la prima volta hanno superato le vendite sul mercato interno (13,1 miliardi), che ha registrato comunque un andamento positivo grazie ancora agli effetti del bonus mobili.
CLAUDIO LUTI Presidente del Salone del Mobile