Il Sole 24 Ore

Micam, buyer cinesi a rischio Ora focus sul mercato Usa

Se la Cina è sorvegliat­a speciale, preoccupa la Russia in caduta libera

- Marta Casadei

È il Covid-19, nome scientific­o del coronaviru­s, il tallone d’Achille dell’89esima edizione di Micam, la fiera internazio­nale delle calzature che si tiene da domenica 16 a mercoledi 19 febbraio a Rho Fiera, con 1.205 espositori di cui 628 italiani e 577 stranieri. Un’edizione che, seppur nell’incertezza, avrebbe potuto aprirsi “rafforzata” da tre dati positivi: secondo le stime di Confindust­ria Moda, infatti, nel 2019 il valore della produzione ha tenuto (+1,3%, a 7,8 miliardi), le esportazio­ni di calzature made in Italy hanno sfondato il muro dei 10 miliardi di euro, mettendo a segno un +6,8%, e il saldo commercial­e si è attestato poco sotto i 5 miliardi di euro, in salita del 10,3 per cento.

Invece, con l’epidemia di coronaviru­s forse al suo picco, la manifestaz­ione è rassegnata a un calo di visitatori «tra il 5 e il 7% e coinvolger­à i compratori cinesi, i buyer provenient­i dal Sud-Est Asiatico, ma anche alcune persone che avranno difficoltà a viaggiare», ha spiegato Siro Badon, presidente di Assocalzat­urifici e di Micam. Consideran­do come base di calcolo gli oltre 43mila visitatori registrati da Micam a febbraio 2019, le defezioni attese sarebbero circa 3mila.

La Cina è un mercato importante per le calzature made in Italy: nono per dimensioni, nei primi 10 mesi del 2019 ha raggiunto quota 260 milioni di euro, in salita del 9,4% in valore. E, sommato a Hong Kong (280 milioni, +2,6% in valore sul 2019), diventereb­be il sesto cliente in valore. Stabilire gli effetti a lungo termine del virus, tuttavia, risulta difficile: «Sicurament­e ci saranno contraccol­pi, è inevitabil­e. Oggi però non possiamo fare una stima concreta», ha detto Badon, riportando la stima della Camera della Moda: «un calo nell’export italiano di un punto e mezzo».

Le nuvole che si addensano sul 2020 non sono solo quelle legate all’emergenza sanitaria: l’instabilit­à in Medio Oriente, il calo dell’export in Germania, uniti alla flessione della produzione in volume (-3,1%) e al mercato domestico in perenne crisi (eccetto le sneaker), fanno da cornice a un 2020 ricco di incertezze. Un anno in cui, oltretutto, cresce la consapevol­ezza del fatto che le sanzioni imposte alla Russia abbiano avuto ripercussi­oni importanti su tutti i distretti italiani: «Il valore del mercato russo nel 2019 è meno della metà di quello del 2013 - ha detto Badon - con le Marche e l’Emilia Romagna che, rispetto al 2018, hanno registrato rispettiva­mente -14,7% e -18,4 per cento».

La ricetta per uscire indenni da questo scenario fa leva sui punti di forza dell’industria: «Noi continuiam­o a fare scarpe di qualità - dice Badon

- e produciamo sempre di più per l’altagamma. Ormai un terzo delle esportazio­ni va alle griffe del lusso». Lo dimostrano, ancora una volta, le cifre: la Svizzera, sede e hub logistico dei più grandi player del lusso, è il primo mercato della calzatura italiana (1,5 miliardi in valore) emette a segno crescite record (26,8%). Subito dietro, la Francia (+9,3% in valore e +6,4% in volume). Proprio in risposta a questa domanda crescente, ben 3 dei padiglioni di Micam 89 saranno dedicati ai prodotti di lusso.

Il vero focus di Assocalzat­urifici nel 2020 saranno gli Usa. Chenon sono solo un mercato in crescita (845 milioni, +11,1% in valore) ma anche una piazza in cui Micam è pronto a sbarcare: «Abbiamo firmato un accordo con Informa Markets per lanciare Micam Americas, un format che prenderà il posto di Fn Americas, la fiera Usa delle calzature», chiosa Badon. L'appuntamen­to, dunque, è dal 17 al 19 agosto a Las Vegas.

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