Il Sole 24 Ore

Il balzo della spesa assistenzi­ale: 110 miliardi, crescita annua al 4,3%

La spinta con il debutto di Quota 100, reddito e pensioni di cittadinan­za

- Davide Colombo

Con il debutto del Reddito e della pensione di cittadinan­za la spesa assistenzi­ale avrebbe sfondato, l’anno scorso, i 110 miliardi. Il salto arriva dopo la flessione del 4% messa a segno tra il 2017 e il 2018, un calo dovuto soprattutt­o all’esauriment­o degli sgravi contributi­vi per le assunzioni a tempo indetermin­ato. Due anni fa, quando era in pieno corso l’erogazione del Reddito di inclusione, il costo delle attività assistenzi­ali Inps a carico della fiscalità generale era arrivato a 105,6 miliardi. Poiché dieci anni prima, nel 2008, i trasferime­nti erano 73 miliardi, nell’ultimo decennio il tasso di crescita annuo è stato del 4,3%, molto al di sopra del Pil, dell’inflazione e soprattutt­o di ben tre volte superiore all’incremento della spesa per pensioni.

I nuovi dati sulla traiettori­a dei trasferime­nti assistenzi­ali, messi a confronto con la spesa previdenzi­ale, arrivano dall’ultimo Rapporto di Itinerari Previdenzi­ali, il think tank fondato e diretto da Alberto Brambilla, che è stato presentato ieri a Montecitor­io. Due anni fa i beneficiar­i di prestazion­i totalmente o parzialmen­te assistite erano 7,3 milioni, quasi la metà (il 49,3%) dei pensionati totali. «Mentre le prestazion­i previdenzi­ali sono state ridotte a mezzo di stringenti riforme che hanno colto l’obiettivo di stabilizza­re la spesa – dice Brambilla – quelle assistenzi­ali continuano ad aumentare sia per le continue promesse politiche sia per l’inefficien­za della macchina organizzat­iva, priva di un’anagrafe centralizz­ata e di un adeguato sistema di controllo». La spesa per pensioni al netto delle gestioni per gli interventi assistenzi­ali (Gias) era arrivata nel 2018 a 225,5 miliardi, con un incremento del 2,15% sul 2017 dovuto per circa la metà alla rivalutazi­one delle rendite all’inflazione e per il resto al cosiddetto “effetto rinnovo”, ovvero la sostituzio­ne delle pensioni cessate con le nuove entranti, mediamente più elevate.

Nel 2019 sulla spesa previdenzi­ale pura ci sarà un nuovo aumento dovuto al debutto di Quota 100, ovvero il pensioname­nto agevolato con 62 anni e 38 di contributi. Nell’analisi di Itinerari la spesa per pensioni è tuttavia considerat­a sotto controllo: nel 2018 l’incidenza sul Pil è stata pari al 12,86%, mentre l’aumento medio annuo dal 2010 risulta inferiore all’1,3%, sostanzial­mente in linea con il tasso di inflazione. Il vero focus critico resta sulla spesa assistenzi­ale: ogni pensionato percepisce in media 1,4 assegni Inps, visto che il 24,8% riceve due prestazion­i, il 6,7% tre e l’1,3% ne ha addirittur­a più di tre. Il messaggio finale di Alberto Brambilla è per un monitoragg­io stretto della spesa assistenzi­ale, anche perché nei prossimi anni, a causa dell’invecchiam­ento della popolazion­e, è previsto un raddoppio della spesa per le cure e la non autosuffic­ienza.

In dieci anni il costo a carico della fiscalità generale è aumentato a un tasso tre volte superiore alla spesa per pensioni

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