Il balzo della spesa assistenziale: 110 miliardi, crescita annua al 4,3%
La spinta con il debutto di Quota 100, reddito e pensioni di cittadinanza
Con il debutto del Reddito e della pensione di cittadinanza la spesa assistenziale avrebbe sfondato, l’anno scorso, i 110 miliardi. Il salto arriva dopo la flessione del 4% messa a segno tra il 2017 e il 2018, un calo dovuto soprattutto all’esaurimento degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato. Due anni fa, quando era in pieno corso l’erogazione del Reddito di inclusione, il costo delle attività assistenziali Inps a carico della fiscalità generale era arrivato a 105,6 miliardi. Poiché dieci anni prima, nel 2008, i trasferimenti erano 73 miliardi, nell’ultimo decennio il tasso di crescita annuo è stato del 4,3%, molto al di sopra del Pil, dell’inflazione e soprattutto di ben tre volte superiore all’incremento della spesa per pensioni.
I nuovi dati sulla traiettoria dei trasferimenti assistenziali, messi a confronto con la spesa previdenziale, arrivano dall’ultimo Rapporto di Itinerari Previdenziali, il think tank fondato e diretto da Alberto Brambilla, che è stato presentato ieri a Montecitorio. Due anni fa i beneficiari di prestazioni totalmente o parzialmente assistite erano 7,3 milioni, quasi la metà (il 49,3%) dei pensionati totali. «Mentre le prestazioni previdenziali sono state ridotte a mezzo di stringenti riforme che hanno colto l’obiettivo di stabilizzare la spesa – dice Brambilla – quelle assistenziali continuano ad aumentare sia per le continue promesse politiche sia per l’inefficienza della macchina organizzativa, priva di un’anagrafe centralizzata e di un adeguato sistema di controllo». La spesa per pensioni al netto delle gestioni per gli interventi assistenziali (Gias) era arrivata nel 2018 a 225,5 miliardi, con un incremento del 2,15% sul 2017 dovuto per circa la metà alla rivalutazione delle rendite all’inflazione e per il resto al cosiddetto “effetto rinnovo”, ovvero la sostituzione delle pensioni cessate con le nuove entranti, mediamente più elevate.
Nel 2019 sulla spesa previdenziale pura ci sarà un nuovo aumento dovuto al debutto di Quota 100, ovvero il pensionamento agevolato con 62 anni e 38 di contributi. Nell’analisi di Itinerari la spesa per pensioni è tuttavia considerata sotto controllo: nel 2018 l’incidenza sul Pil è stata pari al 12,86%, mentre l’aumento medio annuo dal 2010 risulta inferiore all’1,3%, sostanzialmente in linea con il tasso di inflazione. Il vero focus critico resta sulla spesa assistenziale: ogni pensionato percepisce in media 1,4 assegni Inps, visto che il 24,8% riceve due prestazioni, il 6,7% tre e l’1,3% ne ha addirittura più di tre. Il messaggio finale di Alberto Brambilla è per un monitoraggio stretto della spesa assistenziale, anche perché nei prossimi anni, a causa dell’invecchiamento della popolazione, è previsto un raddoppio della spesa per le cure e la non autosufficienza.
In dieci anni il costo a carico della fiscalità generale è aumentato a un tasso tre volte superiore alla spesa per pensioni