Idrobase fornisce alla Cina tecnologia anti coronavirus
Spedite le prime macchine per la sanificazione di stabilimenti industriali
Le prime macchine sono state spedite per via aerea e sono già operative sul posto, altre seguiranno via container. Da Borgoricco, in provincia di Padova, Idrobase Group ha inviato in Cina unità di sanificazione superfici capaci di eliminare, già nei primi 90 minuti di utilizzo, il 95% dei virus presenti nell’ambiente.
Un prodotto sviluppato in Italia dall’azienda che produce idropulitrici e impianti per disinfezione e abbattimento dell’inquinamento da polveri sottili (ad esempio nelle acciaierie); una tecnologia innovativa, ma che finora non aveva trovato grande diffusione. Il diffondersi del nuovo coronavius ha però aperto la strada all’esportazione del macchinario in Cina per la sanificazione degli ambienti. La prima utilizzatrice sarà la sede cinese di Idrobase: è l’unità produttiva (“Allforclean” per la produzione di idropulitrici e loro componenti per il mercato asiatico e statunitense) di Ningbo, città di quasi 8 milioni di abitanti nella provincia dello Zhejiang.
Lo stabilimento nell’Estremo Oriente riaprirà proprio grazie a questa innovazione validata (da parte di Istituto Zooprofilattico delle Venezie) che applica la tecnologia “state-of-the-art” utilizzata nelle stazioni aerospaziali statunitensi. «Ci saranno macchine in funzione negli uffici e in produzione -spiega Bruno Ferrarese, presidente di Idrobase Group - Io stesso lo sto utilizzando a casa mia dopo che mia moglie e mia figlia sono rientrate dalla Cina e hanno rispettato un periodo di isolamento volontario».
Al di là dell’impianto di proprietà, si apre un mercato che va dalle aziende agli uffici pubblici fino alle scuole. «L’innovativo macchinario – annuncia Giovanni Mastrovito, fisico con specializzazione in nanotecnologie e direttore scientifico di “Pure Air Ion” - non si limita a purificare l’aria, che attraversa il catalizzatore, ma - grazie ad un semiconduttore costituito da un materiale a base di particelle di biossido di titanio di dimensioni inferiori a 100 miliardesimi di metro - genera particelle che danno luogo a reazioni di ossido-riduzione, indotte dal contatto l’acqua (umidità dell’aria) per creare radicali ossidrili e con l’ossigeno per creare anioni superossido. Miliardi di queste specie altamente ossidanti - prosegue Mastrovito - vengono create in miliardesimi di secondo, producendo una cascata di reazioni di ossidazione e diffondendo una fitta rete di molecole che sanificano superfici ed ambiente». Gli ossidanti prodotti sono mortali anche per il coronavirus, ma non danneggiano nè le persone, nè gli animali domestici. Una tecnologia, basata sull’immissione di particelle disgreganti nell’aria, “green” perché permette un forte risparmio energetico, non utilizzando energivori filtri ad alta efficienza. «Come italiani siano orgogliosi di poter annunciare di essere i primi ad avere affinato uno know-how, che può rivelarsi determinante nel contenere il diffondersi del virus, permettendo un normale ritorno alle quotidiane attività» commenta Ferrarese.