Allarme Bank of England: caos sul clearing dopo Brexit
Secondo il vicegovernatore il rischio è che regole e vigilanza si duplichino
«Il rischio è che sul volante ci siano multiple paia di mani». Jon Cunliffe, vicegovernatore della Banca centrale inglese non poteva usare parole più esplicite. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, la supervisione europea e britannica delle cosiddette «clearing house» (le casse di compensazione) rischia di sovrapporsi, di calpestarsi i piedi. Insomma: se una volta la supervisione era unica, ora che la Gran Bretagna non è più nell’Unione rischia di essere duplicata e - chissà - anche in modo contrapposto. Tra i tanti temi di incertezza causati da Brexit, questo è uno in più. Che, come tutti gli altri, andrà definito in questo anno di transizione.
Le Clearing house sono quelle società dove avviene la compensazione delle attività finanziarie. In sostanza sono soggetti che agiscono come controparti automatiche e speculari tra due investitori che comprano o vendono titoli: di fatto la clearing house si fa venditrice nei confronti dell’investitore che compra e acquirente nei confronti di chi vende. Il suo è dunque un ruolo di garanzia, per assicurare il buon esito delle transazioni finanziarie. È una sorta di “air bag” dei mercati, perché se una controparte di una transazione fallisce la transazione avviene ugualmente grazie alla clearing house. Si tratta dunque di un’attività delicata e importante, sebbene “dietro le quinte” dei mercati finanziari e dunque poco visibile, che va attentamente sorvegliata e monitorata.
Cosa sarebbe accaduto dopo Brexit alla London Clearing House (LCH), che fa parte del gruppo London Stock Exchange (come tra l’altro la Borsa di Milano), è sempre stato un tema molto dibattuto tra gli addetti ai lavori. LCH svolge infatti attività di controparte centrale anche per molti strumenti denominati in euro, ma l’accesso dei clienti europei a questo servizio dopo la fine del periodo transitorio deve ancora essere definito. La Gran Bretagna martedì ha richiesto un sistema di equivalenza a lungo termine, ma l’Unione europea ha risposto che non garantisce un accesso permanente. L’Europa infatti difficilmente potrà accettare che l’attività di compensazione delle transazioni finanziarie denominate in euro venga tenuta fuori dall’Unione europea: dato che si tratta di un’attività fondamentale per i mercati, difficilmente l’Unione vorrà perdere il controllo della supervisione. Ma lo stesso vale per la Gran Bretagna. Per questo le Autorità europee vogliono mantenere la supervisione sul London Clearing House.
Il problema, come dice secondo Reuters Jon Cunliffe, vicegovernatore della Banca centrale inglese, è di non sovrapporre vigilanze e normative in contrasto tra loro. Insomma: bisogna evitare che sullo stesso volante ci siano molteplici coppie di mani. Ci sono 11 mesi per trovare il modo.