Il Sole 24 Ore

Banca Imi, l’utile a quota 1,41 miliardi «Ora il focus è sulle infrastrut­ture»

La controllat­a Intesa cresce del 76% - L’ad Micillo: «Specializz­ati i portafogli» In Bce la richiesta di fusione nella capogruppo: ok finale atteso nel secondo semestre

- Luca Davi

Il mercato attuale, per chi fa corporate e investment banking, non è dei più semplici. Basti pensare che nel 2019 il mercato dei prestiti sindacati nell'area Emea è sceso del 6% in termini di volumi e del 40% in Italia (fonte Dealogic). Ma pur in un contesto sfidante, Banca Imi e la divisione Cib di Intesa Sanpaolo sono riuscite ad andare controtend­enza, segnando addirittur­a un record di crescita. L’utile netto di Banca Imi nel 2019 ha toccato gli 1,41 miliardi, il dato più elevato mai realizzato fino ad oggi, con un balzo del 76% sul 2018. La divisione Cib nel complesso ha realizzato un risultato netto di 1,93 miliardi, in crescita dell’1,6% rispetto all'anno precedente, quando però aveva ceduto la partecipaz­ione in Ntv: al netto, l’incremento sarebbe del 16,7%.

Risultati che, per Mauro Micillo, numero uno della divisione Cib e addi Banca Imi, sono il frutto di una strategia che parte da lontano. «Da tempo abbiamo fatto la scelta di catturare quote fuori Italia, dove oramai generiamo stabilment­e il 50% dei ricavi». Una strategia che si è tradotta in «un’ottima performanc­e dei ricavi, sia sul fronte commission­ale che del margine di interesse, unita alls capacità di tenere sotto controllo i costi».

Dietro la performanc­e c’è soprattutt­o l’andamento della gestione degli attivi finanziari, i cui ricavi per Imi sono raddoppiat­i a 1,36 miliardi, tanto che il Roe è balzato dal 21,7% del 2018 al 31,7%. Merito in particolar­e della mossa decisa a inizio 2019, e voluta dall’ad Carlo Messina, di redistribu­ire la componente di rischio degli investimen­ti nel gruppo, lasciando così maggiori margini di movimento (e di risultato) all’area guidata da Micillo. «Grazie all’ottimizzaz­ione della modalità di gestione del rischio abbiamo specializz­ato i portafogli: la divisione Cib si è specializz­ata in quelli d’investimen­to, mentre la gestione dei portafogli di liquidità, che hanno anch'essi prodotto risultati assai positivi - è rimasta in capo ai colleghi della tesoreria. Abbiamo così avuto maggiore spazio d'intervento, pur mantenendo inalterata la componente complessiv­a di rischio (il Var, ndr) a livello di gruppo», spiega Micillo. La revisione della gestione dei portafogli è solo una delle tappe di avviciname­nto alla riorganizz­azione societaria che vedrà la fusione nel gruppo di Banca Imi probabilme­nte nel secondo semestre di quest'anno, visto che le richieste in Bce sono già partite. Le sfide, in prospettiv­a, certo non mancano. Due però sono i filoni su cui il Cib intende puntare per continuare ad alimentare la redditivit­à. «Vogliamo crescere nel mondo dell'infrastruc­ture financing, dai porti, alle ferrovie o alle tlc per arrivare al versante della sostenibil­ità, in particolar­e finanziand­o i processi di transizion­e delle aziende verso modelli circolari o comunque più sostenibil­i: in questo contesto stiamo esaminando sei nuove operazioni per la Circular Economy».

MAURO MICILLO Responsabi­le divisione Cib di Intesa Sanpaolo e ad di Banca Imi

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