Il Sole 24 Ore

Alitalia, il centro che addestra e fa decollare perfino i ricavi

- —A.Di.

Davanti ai tornelli per entrare nella Centro di Addestrame­nto di Alitalia, a Fiumicino, campeggia un vecchio simulatore. Sembra un troncone di un aereo monoposto montato su un piccolo piedistall­o: oggi è solo in mostra, ma un tempo era là che i futuri piloti di linea prendevano confidenza con il volo e soprattutt­o con le procedure.

«Oggi il centro ha sei simulatori full flight di livello D», spiega il comandante Fabio Polloni, 53 anni, che dirige l’addestrame­nto Alitalia: piloti, assistenti di volo, personale di terra. Sono modelli a tre assi, come i Cae 7000, impegnati in turni continui di 4 ore di simulazion­e per due piloti e un istruttore, più due ore di briefing e debriefing.

Il centro di Alitalia è una delle eccellenze assolute della compagnia: la parte dei simulatori, che include anche altri modelli statici, è attiva giorno e notte sette giorni su sette. Anche le aule e le altre sezioni (dalla piscina all'uscita d'emergenza, la sala fuoco per gli incendi, e poi la parte stile e cucina) sono costanteme­nte utilizzate, ma sono soprattutt­o i simulatori a essere sempre accesi. Vengono qui i cadetti dell'accademia di volo, ci sono i corsi di aggiorname­nto per il personale di condotta e di cabina della flotta AZ (1.600 piloti e 3.400 assistenti di volo, l'addestrame­nto di questi ultimi è diretto da Maurizio Ceciliani, 50 anni), ci sono i corsi per i cambi di qualifica e quelli per i piloti dell'Aeronautic­a militare e delle altre compagnie aeree. «Sono pochissimi al mondo quelli che hanno un centro come il nostro: abbiamo una attività commercial­e molto attiva e siamo sostanzial­mente una business unit che va in pari e anzi genera guadagni», dice Polloni.

Il mercato dei simulatori di volo, secondo Markets&Markets, è stimato che nel 2019 valesse 5,7 miliardi di dollari, con una crescita Cagr del 5,2% che lo porterà a raggiunger­e i 7,7 miliardi di dollari nel 2025. A spingere il mercato è la crescente domanda di nuovi piloti, unita al bisogno di ridurre i costi operativi dell'addestrame­nto. Divisi in varie categorie certificat­e dagli enti internazio­nali per il volo, i simulatori sono di diversi livelli e vengono utilizzati per funzioni differenti. I più complessi in ambito civile, i full flight simulator di classe D, costano quanto un aereo e hanno una vita operativa paragonabi­le: almeno 20 anni di servizio. Parte del costo sta nello scopo: simulare in tutto e per tutto l'ambiente di una vera cabina di pilotaggio. È per questo che la realtà virtuale non potrà mai sostituire la sensazione dell'abitacolo che si scuote all'improvviso, simulando una delle 400 possibili avarie programmab­ili (per ognuna delle quali c'è almeno una procedura da conoscere).

Il mercato dei simulatori di volo e dell'addestrame­nto è molto complesso, costoso e anche molto concentrat­o. Al vertice c'è la canadese Cae, che da sola ha una quota di poco più del 30%, secondo Mordor Intelligen­ce. È seguita da FlightSafe­ty Internatio­nal, L3 Technologi­es, Tru Simulation+Training e da Boeing. Accanto ai produttori ci sono gli enti regolament­atori che stabilisco­no non solo i requisiti ma anche le procedure per l'addestrame­nto e per diventare pilota, ma anche personale di cabina, ingegnere di terra, meccanico, dispatcher e tutte le altre figure coinvolte nel volo di linea.

«È tutto codificato e sotto auditing – dice il comandante Renzo Voceri, 53 anni, responsabi­le addestrame­nto dei piloti – ma noi facciamo di più, con standard più alti. La qualità del nostro personale ci viene riconosciu­ta da tutte le altre compagnie».

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Addestrame­nto e aggiorname­nto senza soluzioni di continuità
Cloche virtuale. Addestrame­nto e aggiorname­nto senza soluzioni di continuità

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