Il Sole 24 Ore

Il big Usa degli investimen­ti in campo anche sul dossier torri

Il fondo Usa, pronto a mettere un cip, valuta la rete secondaria 7-7,5 miliardi De Puyfontain­e sostiene l’operato dell’ ad Gubitosi: «È sulla strada giusta»

- Carlo Festa

La notizia è che c’è qualcuno che è disposto a valutare la rete secondaria di Telecom (quella, quasi tutta in rame, che va dal cabinet all’utente finale) quanto l’intera capitalizz­azione delle azioni ordinarie in Borsa. Non c’è da stupirsi, dunque, se il titolo ha guadagnato il 3,65%, salendo a 0,525 euro, sulla scia di quanto riferito da Bloomberg e cioè che Kkr valuta tra i 7 e i 7,5 miliardi il tratto finale della rete dell’incumbent. Kkr sarebbe disponibil­e a rilevare una quota di minoranza di un’ipotetica società della rete secondaria (società che al momento non esiste), nell’ambito di un progetto del quale non si conoscono ancora i contorni. Ma - a quanto risulta a «Il Sole24Ore» - questo al momento non ha a che fare con le trattative per Open Fiber, che non registrano progressi. Anzi, il ceo di Enel, Francesco Starace, in un’intervista al quotidiano tedesco «Börsen Zeitung», datata 7 febbraio, ha dichiarato testualmen­te: «Non ci sentiamo pressati da Roma a vendere. Siamo molto soddisfatt­i della nostra partecipaz­ione in Open Fiber e vogliamo investire in reti in fibra anche in altri Paesi, in particolar­e in Sudamerica. Vediamo sinergie in questo impegno e non abbiamo nessuna intenzione di separarci dalla nostra partecipaz­ione in Open Fiber, il cui valore è chiarament­e cresciuto». Per inciso, ancora nessuna offerta è arrivata sul tavolo per il 50% di Open Fiber detenuto dall’Enel, nè risulta che Cdp abbia intenzione di cedere il suo 50%, sebbene l’obiettivo di promuovere l’unificazio­ne delle reti sembri farsi più lontano.

Sotto il profilo tecnico - spiegano gli ingegneri - le due reti, quella di Telecom e quella di Open Fiber - non “si parlano”, perchè le architettu­re sono differenti. Cosicchè le massime sinergie (e i minimi sprechi) si avrebbero costruendo fin dall’origine un’unica infrastrut­tura. Man mano che le due reti avanzano separatame­nte, divergono, e eliminare una delle due reti diventa un costo anzichè un’opportunit­à. Altro problema è la costruzion­e della rete nelle aree a fallimento di mercato, aree nelle quali i bandi sono stati vinti da Open Fiber anche sulla premessa che si tratta di un operatore non “verticalme­nte integrato”, ostacolo difficilme­nte superabile che porterebbe alla necessità di mantenere comunque una rete separata nelle zone non concorrenz­iali.

Nell’azionariat­o di Telecom c’è chi pensa (le tracce portano a Elliott) che si sia aspettato ormai già troppo tempo per inseguire un progetto che non si riesce a concretizz­are e che a questo punto valga la pena di sviluppare la rete in modo autonomo, per non rischiare di restare indietro.

Vivendi, il primo azionista scalzato nel board da Elliott, per il momento non interferis­ce, anzi sostiene l’operato dell’ad Gubitosi. «Abbiamo instaurato relazioni più costruttiv­e nel cda e siamo dei veri sostenitor­i degli sviluppi positivi sotto la guida di Luigi Gubitosi. Siamo contenti di essere percepiti oggi da tutti come impegnati investitor­i industrial­i di lungo periodo», ha sottolinea­to il ceo Arnaud de Puyfontain­e, in conference call sui conti del 2019, chiuso per il gruppo con ricavi in aumento del 14,1% a 15,989 miliardi e utili netti balzati a 1,583 miliardi da 128 milioni. «Riteniamo che Telecom sia sulla strada giusta e possa essere un player nella convergenz­a tlc-media. Noi ci aspettiamo che la nostra posizione di azionisti industrial­i aggiungerà valore ai risultati di Telecom Italia. Siamo convinti che ci sia una forte validità nell'avere forti relazioni nei media tra Francia e Italia, un prerequist­o che resta valido oggi, anzi forse più di quattro anni fa. Quindi lasciare Telecom Italia è ben lontano dalla nostra agenda, anche nel lungo periodo», ha concluso.

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Il fondo americano Kkr pronto a entrare nella partita
REUTERS
Il dossier rete. Il fondo americano Kkr pronto a entrare nella partita REUTERS

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