Venezia, la sabbia blocca il porto Maxi manifestazione dei marittimi
La riduzione del pescaggio allontana dallo scalo veneto le grandi portacontainer Burocrazia e processi decisionali lunghi bloccano il dragaggio dei canali
Spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti, armatori e industriali fanno sentire la loro voce per sbloccare la situazione del porto di Venezia, che rischia di perdere la propria centralità come hub logistico per il sistema imprenditoriale e produttivo del Nord Est a causa dell’insabbiamento dei fondali. Sotto accusa la cattiva burocrazia e i processi decisionali troppo lunghi. I mancati escavi dei canali e la conseguente riduzione del pescaggio ha reso, infatti, sempre più difficoltosa l’accessibilità al porto per navi che, per effetto del mercato, sono di dimensioni sempre più grandi. Il punto di partenza di questo ragionamento è che il sistema porto è la vera ricchezza di Venezia e della laguna: il sistema formato dai porti di Venezia e Chioggia genera 92.284 posti di lavoro, di cui 21.175 diretti e 55.704 nella città metropolitana. Il sistema porto nel suo complesso genera un fatturato a Venezia di 21 miliardi (si veda «Il Sole 24 Ore» del 23 gennaio scorso).
Ieri mattina più di 80 imbarcazioni fra rimorchiatori, chiatte, barche da ormeggio e da lavoro hanno solcato le acque di Venezia azionando le sirene, nella manifestazione che ha segnato la formazione di un “fronte” fra istituzioni, rappresentanze imprenditoriali nazionali e locali e il mondo del lavoro, per la difesa del porto. Emblematico il titolo della giornata: “E se rovesciamo Venezia?”, ovvero rigetto della monocultura dominante di turismo e città museale, modello messo in crisi prima dall’acqua alta, quindi dalla scomparsa del turismo asiatico a causa del coronavirus.
Nata su iniziativa dell’associazione agenti marittimi, guidata da Alessandro Santi, e della federazione nazionale Federagenti, presieduta da Gian Enzo Duci, la manifestazione è culminata con la firma di un “Manifesto per il rilancio della città-porto” sottoscritto, primo fra tutti, dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Il manifesto accusa tutti quelli che hanno «rallentato e non mantenuto le promesse», in particolare per quanto riguarda i dragaggi ovvero l’escavo manutentivo dei canali che dovrebbero garantire l’accesso delle navi e che invece stanno scandendo i tempi di una «morte di Venezia». Sono state poi smentite le fake news costruite su Venezia in questi anni, anche a livello internazionale, in tema di inquinamento, interramento della laguna, fumi, colpa delle navi nel danneggiamento delle fondamenta. «No alla monocultura del turismo e rilancio della risorsa storica del porto» ribadiscono con forza gli agenti marittimi.
Spiega Silvia Moretto, presidente di Fedespedi (imprese di spedizioni): «Come sappiamo bene noi operatori - dice - questo immobilismo, questa incapacità del pubblico di assumere decisioni semplici ma fondamentali per il futuro del porto e del suo indotto, non sono a costo zero: quest’anno Venezia ha perso un importante servizio diretto, operato da Ocean Alliance». Moretto allude alla recente decisione della maggiore compagnia cinese di abbandonare definitivamente Venezia perchè le sue navi rischiano di incagliarsi nel canale Malamocco-Marghera, ormai interrato e incapace di garantire il transito a navi grandi (per il trasporto container) con un pescaggio superiore ai 10 metri e mezzo. Confermate invece le toccate ai porti di Trieste, Genova e La Spezia.
E se il canale che porta a Marghera, in assenza di interventi rapidissimi, è destinato a chiudersi per molte delle navi in esercizio, questo destino è già realtà per il canale Vittorio Emanuele, nato come ingresso alternativo al canale Malamocco-Marghera e ridotto oggi, dall’interramento e dai mancati dragaggi a una profondità di circa 6 metri che lo hanno messo fuori gioco.
«La competitività del nostro Paese - continua Silvia Moretto -, da un punto di vista produttivo e logistico, si gioca sulla connettività, sulla sua capacità di attivare e mantenere collegamenti e qualità dei servizi alla merce. Ebbene: questo è uno dei tanti casi di come in Italia le cose vadano esattamente nella direzione opposta. Per questo abbiamo deciso di aderire come Fedespedi all’evento “E se rovesciamo Venezia?”: per dare risonanza nazionale e sensibilizzare le istituzioni su un problema che non è solo di Venezia. È un tema che sta a cuore a tutta la comunità logistica italiana».