Decreto, Salvini rompe la tregua Nuova stretta in arrivo
L’Esecutivo orientato a prorogare le misure restrittive oltre il 3 aprile Da varare decine di provvedimenti attuativi Lega-Fi contro l’iter accelerat0
Dare subito risposte a famiglie e imprese, accelerando l’attuazione del decreto legge da 25 miliardi, in cui confluiranno per la conversione in Parlamento anche i provvedimenti precedenti su giustizia, sanità e prime misure economiche per la zona rossa. Ma anche tenersi pronti a una nuova stretta che contempli il divieto assoluto di svolgere attività all’aperto. Nel giorno in cui cresce l’allarme sanitario, con i malati di coronavirus aumentati di 2.648 e i decessi di 475 in sole 24 ore, il Governo ha chiaro un punto: le restrizioni disposte finora in tutta Italia dovranno essere estese ben oltre il 3 aprile. E se la curva epidemica non accennerà ad abbassarsi si renderà necessario un nuovo Dpcm.
Giuseppe Conte si muove con prudenza. Ieri ha prima riunito in videoconferenza i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia, con il capo della Protezione civile Angelo Borrelli e il commissario Domenico Arcuri, e poi i capidelegazione dei partiti di maggioranza con i ministri Roberto Gualtieri e Luigi Di Maio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. «Fare presto», il messaggio recapitato dal premier. «Abbiamo discusso della necessità di lavorare pancia a terra per attuare le misure del decreto», ha riferito Gualtieri. Uno sforzo che riguarda tutti i ministeri, visto che serviranno decine di decreti attuativi.
C’è la mole dei decreti attuativi, e c’è il lavoro parlamentare per la conversione del decreto Coronavirus. E se l’ipotesi del voto a distanza in Parlamento sull’esempio spagnolo propugnato nei giorni scorsi soprattutto dal Pd sembra per ora allontanarsi – dopo la contrarietà espressa dal presidente della Camera Roberto Fico è arrivata ieri quella della collega del Senato Elisabetta Casellati («abbiamo necessità di proseguire la nostra attività legislativa senza nessuna forzatura o limitazioni delle prerogative parlamentari» - anche le altre ipotesi sul tavolo, come ad esempio il lavoro della sola commissione speciale o l’esame in commissione Bilancio in sede legislativa, sono al momento state scartate soprattutto per l’opposizione del centrodestra.
«No all’approvazione del decreto Coronavirus a scatola chiusa, se le Camere non si riuniranno come opposizione prenderemo le nostre iniziative», aveva avvertito già in mattinata Matteo Salvini rompendo di fatto la tregua da unità nazionale e rivendicando la necessità di apportare corpose modifiche in favore degli autonomi e delle imprese del Nord. E la capigruppo del Senato, riunita nel pomeriggio per oltre tre ore, ha dovuto registrare il niet della Lega – nonostante molti suoi parlamentari nei giorni scorsi si siano detti favorevoli addirittura al voto a distanza – ad ogni ipotesi di abbreviazione dell’iter e del dibattito. E in questo i leghisti sono stati supportati anche da Italia Viva, contraria a comprimere il dibattito parlamentare. Sul decreto Coronavirus del 17 marzo, nel quale rientreranno tutti i precedenti decreti già presentati sulla stessa materia (ambito giustizia, ambito sanità, prime misure economiche per la Zona rossa), ci sarà una normale discussione. No quindi alla proposta dei capigruppo di maggioranza di riunire solo la commissione Bilancio: saranno convocate tutte le commissioni in sede consultiva e la commissione Bilancio in sede referente tra il 23 e il 26 marzo; l’Aula è invece convocata il 26 per il voto sul calendario e indicativamente l’8 aprile per la conversione del decreto Coronavirus. Non proprio tempi d’urgenza. «La Lega ha messo in atto una sorta di ostruzionismo deleterio in questa stagione», chiosa il capogruppo del Pd Andrea Marcucci. Mantenendo le normali procedure in tempi di Corinavirus, con molti parlamentari in quarantena o già malati - fanno inoltre notare in casa dem - si regala a Salvini un potere di ricatto enorme perché basterà poco per far mancare il numero legale.