«Per le opere una società e un piano industriale»
«Serve un soggetto che sia libero di scegliere la squadra e negoziare con i fornitori»
«Bene il modello Genova: poteri commissariali e la possibilità di derogare al codice degli appalti è quello che ci vuole in questo momento in Italia. Ma non basta. Io credo che la soluzione migliore sia un unico veicolo, una società che sia autorizzata a rivolgersi al mercato senza burocrazia e realizzi un piano industriale capace di affrontare in una chiave di rilancio economico le criticità infrastrutturali italiane». Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale, è un altro dei campioni della spesa che può vantare di averli fatti davvero gli investimenti. A Civitavecchia, quando era presidente dell’Autorità portuale ha fatto sviluppo con un miliardo di investimenti in quattro anni e una crescita della manodopera da 800 a 6.800 lavoratori. Come il sindaco commissario di Genova Marco Bucci (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) ritiene che solo un approccio manageriale privato possa risolvere il problema delle infrastrutture in Italia.
Quali sono le criticità da affrontare in Italia?
La prima è spiegare all’opinione pubblica italiana che annunciare uno stanziamento di 5 miliardi in televisione non significa avere investito. Bisogna spiegare che negli otto anni successivi a quell’annuncio solo il 20% di quelle risorse messe a disposizione sarà effettivamente speso. La seconda è che le reti che abbiamo non sono ridondanti. Ci mancano le reti di sicurezza spesso, come dimostra il tempo che è stato necessario per riattivare la normalità della circolazione ferroviaria dopo l’incidente di Lodi. La terza è la ben nota necessità dell’ultimo miglio, cioè i binari e le strade fra i porti che potrebbero consentirci di essere una straordinaria piattaforma nel Mediterraneo e la grande rete infrastrutturale di collegamento verso i mercati del Nord Europa e dell’Est Europa.
E questo ci conduce nel cuore del tema infrastrutturale italiano.
Qual è il cuore?
Il cuore è che bisogna spendere 2-3 punti di Pil in due o tre anni affidando a una società il compito di realizzare un piano di reindustrializzazione dell’Italia, Sud compreso. Non dobbiamo alimentare, come facciamo sempre, lo spezzatino e la burocrazia, con una serie di piani settoriali come il piano porti, il piano aeroporti, il piano interporti.
Qual è l’obiettivo del piano?
L’ho detto. Migliorare tutte le infrastrutture di cui abbiamo bisogno per raggiungere i mercati europei. I tempi sono fondamentali. La società cui penso deve scrivere il piano industriale in novanta giorni. A valle di questo piano industriale si dovrebbe affiancare un piano economico finanziario che avrebbe per scopo semplificare l’eccesso ai finanziamenti di nuove iniziative industriali e nuovi insediamenti. Una fase di industrializzazione avanzata che dovrebbe uscire anche qui dai vincoli della burocrazia. Le Zes sono state inventate nel 2017 e nel 2020 ancora non se ne è vista una.
Parla di una società per realizzare questo piano di infrastrutturazione e industrializzazione. Cosa dovrebbe fare?
Agire fuori della burocrazia. Deve avere la possibilità di scegliersi liberamente la squadra e deve avere la possibilità di scegliersi i propri fornitori rivolgendosi direttamente al mercato. Un’attenzione specifica la società deve averla per la fase della progettazione perché ritengo che il confronto con i fornitori debba avvenire sulla base di un progetto esecutivo realizzando con la regia della società chiamata ad attuare il piano.
Sappiamo che la progettazione è uno dei punti deboli del sistema italiano. Come si dovrebbe fare in concreto?
La società deve avere una divisione o un’area interna dedicata al coordinamento e alla realizzazione dei progetti. Dovrà avvalersi ovviamente delle migliori società di progettazione ma, ripeto, la regia interna deve seguire l’intero percorso della progettazione, dal preliminare all’esecutivo. Dovrà anche curare direttamente la fase dei carotaggi, delle autorizzazioni, dei pareri he comunque dovranno avere un termine massimo stringente di 60 giorni per essere dati.