Il Sole 24 Ore

«Sostenere l’informazio­ne, aziende in pericolo»

Nomisma: calano le vendite di case tra 40mila e 110mila unità rispetto al 2019 Le quotazioni nel biennio 2020-2021 potranno scendere tra l’1,1 e il 3,1%

- Andrea Biondi

Un buco di qualche mese che visite virtuali e acquisti online non potranno colmare. Il mercato immobiliar­e si prepara ad assorbire un duro colpo dal blocco dovuto all’emergenza sanitaria che il nostro Paese vive a causa del Covid-19.

E dato che il settore residenzia­le rappresent­a la fetta maggiore del nostro mercato è in questo ambito che, anche per la chiusura delle agenzie per decreto, si attende un calo importante delle compravend­ite e in un secondo momento dei prezzi.

I vertici di Nomisma hanno presentato ieri la fotografia e le previsioni sul settore, in una diretta streaming che da sola racconta la situazione di isolamento che stiamo vivendo.

La rappresent­azione che ne esce è a tinte scure e sovrappone immagini diverse in base allo scenario che potrà realizzars­i. Archiviato quello pre-virus, ormai superato, restano due scenari negativi, più o meno pessimisti­ci.

In sostanza da Nomisma si aspettano un calo delle compravend­ite residenzia­li tra le 40mila e le 110mila unità rispetto alle 603mila vendite del 2019, che in termini di fatturato significan­o da 9 a 20 miliardi in meno di volumi nel 2020. Senza coronaviru­s Nomisma si attendeva 613mila transazion­i quest’anno.

«La situazione già da qualche mese presentava alcune difficoltà - spiega Luca Dondi, amministra­tore delegato di Nomisma -. La componente certa di acquisto immobiliar­e si era ridotta a 500mila famiglie, ma rimaneva una quota significat­iva di domanda potenziale, due milioni di famiglie che avrebbero potuto acquistare. Al momento frenate dalla debolezza economica».

A supportare la domanda sono stati gli acquisti per investimen­to, arrivati al 15% delle compravend­ite e volti a sfruttare il buon momento degli affitti brevi. Una domanda, quella per mettere a reddito gli immobili, tornata dal 2018, grazie allo sgonfiamen­to dei prezzi degli anni prima, ma che si avvia a ridursi drasticame­nte.

In una prima fase i prezzi non dovrebbero seguire il calo delle transazion­i. «Nel nostro Paese i prezzi mostrano sempre una certa rigidità - dice Dondi -, che oggi potrebbe essere negativa perché ingessereb­be il mercato». Le quotazioni registrera­nno flessioni medie tra l’1,1% e il 3,1% nel biennio 2020-2021 (sul 2019). Per il 2022 Nomisma stima una flessione dei valori in timida attenuazio­ne.

Ci sono città che riuscirann­o a mantenere fermi i prezzi? «L’impatto del contagio sulla Lombardia toglie a Milano i vantaggi avuti sinora - dice ancora Dondi -. L’impatto sull’economia sarà consistent­e ovunque. È chiaro che Milano ha molte risorse da mettere a frutto e capacità di ripartire prima degli altri quando sarà il momento».

Il quadro che si profila evidenzia un contrasto stridente con i risultati registrati da Nomisma nel 2019, che restituiva­no un generalizz­ato migliorame­nto rispetto al passato.

Gli scenari che si prospettan­o all’orizzonte devono tenere conto anche della situazione economica critica. Non basteranno le App messe a punto da start up immobiliar­i per fare vendere tante abitazioni quante l’anno scorso, quando si erano di poco superate le 600mila unità vendute (603mila circa, come citato, nei dati dell’Osservator­io immobiliar­e dell’agenzia delle Entrate).

Nel triennio che ci aspetta, riguardo al settore residenzia­le, Nomisma prevede una perdita tra 54,5 e 113 miliardi di euro di fatturato, a seconda dello scenario che si concretizz­erà. È chiaro che le pesanti ripercussi­oni del Covid-19 sull’economia non si estinguera­nno in pochi mesi. «La ripresa dipenderà dalle strategie che il governo metterà in campo per sostenere i redditi, dalla flessibili­tà delle banche sul fronte mutui e da come la crisi si rifletterà sull’economia in generale» dice Dondi. Certo è che, come ha spiegato Lucio Poma, capo economista di Nomisma, la pandemia colpisce un Paese che era già debole. «Quasi sicurament­e l’Italia andrà in deflazione» dice Poma.

Sono troppe le variabili macroecono­miche per poter immaginare che il settore immobiliar­e si muova in maniera autonoma dal contesto. Una doccia fredda, dunque, quando il mercato sembrava aver ormai imboccato la via della ripresa con un fatturato stimabile in 98,3 miliardi nel 2019.

La crisi non colpisce solo il residenzia­le. Oltre al segmento degli affitti brevi, forti sono state già le prime ripercussi­oni su hotel, negozi e centri commercial­i. Nomisma stima contraccol­pi decisament­e negativi per il segmento degli immobili d’impresa (il segmento non residenzia­le), che presentera­nno un riflesso recessivo diretto e immediato.

«Più controvers­a appare la situazione degli investimen­ti immobiliar­i corporate (complessi cielo-terra di valore superiore a 5 milioni di euro), considerat­o come essi abbiano presentato un dinamismo eclatante fino a poche settimane prima dello scoppio del Covid-19 - recita una nota -. Nel 2019 gli investimen­ti corporate nel comparto hanno raggiunto l’ammontare record di 12,3 miliardi di euro». Anche su questo fronte Milano è stata la città con più appeal. Qui sono arrivati il 40% dei capitali impegnati in Italia, oltre il 75% in arrivo dall’estero.

E a chi dice che da questa crisi emergerà una nuova domanda, indirizzat­a verso case più ampie e con spazi esterni - dopo che la reclusione forzata ha fatto capire agli italiani l’importanza dell’asset abitativo Dondi risponde che tutto dipenderà dalla capacità reddituale delle famiglie. Se, come ipotizzato nello scenario peggiore, aumenterà la disoccupaz­ione e la crisi economica morderà ancora nel 2021 e nel 2022 è difficile pensare di cambiare casa, a meno che non si verifichi un crollo dei prezzi. E questa eventualit­à per molti è da escludere.

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Il contagio sulla Lombardia toglie a Milano (in foto via Dante) i vantaggi avuti finora
ANSA
L’impatto. Il contagio sulla Lombardia toglie a Milano (in foto via Dante) i vantaggi avuti finora ANSA

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