Borse in rialzo, ma la ripresa è a singhiozzo
Listini in recupero dopo una seduta in altalena: Milano +1,74%. Per la ripresa servono meno contagi, stabilità sul Pil, una forte risposta politica e lo stop alle vendite forzate
Mercati e pandemia.
Non ce l’avevano fatta i «bazooka» di tutte le banche centrali del mondo. Ma ora che scende pesantemente in campo il Governo statunitense e che anche in Europa aumentano le speranze di maggiori stimoli, le Borse tentano il rimbalzo. Al termine di una giornata di alti e bassi, con volatilità ancora alle stelle, i listini europei hanno infatti chiuso il segno più per il secondo giorno di fila: Milano +1,74%, Parigi +3,57%, Francoforte +0,98%. E Wall Street ha fatto anche meglio. Ma non bisogna illudersi: per il recupero vero dei listini bisognerà probabilmente attendere.
Il motivo? Per vedere un vero rimbalzo duraturo servono almeno quattro condizioni. Uno: la dinamica del contagio da coronavirus deve stabilizzarsi nel mondo. Due: l’economia globale deve dare la sensazione di avere toccato il fondo. Tre: la risposta della politica fiscale e monetaria deve essere ampia e coordinata ovunque. Quattro: gli investitori devono aver finito l’alleggerimento automatico e forzato dei portafogli. Il problema è che ad oggi poche di queste condizioni sono soddisfatte. Forse solo una.
La dinamica dei contagi
La prima condizione è la più importante: le Borse potranno vedere davvero la luce in fondo al tunnel solo quando nel mondo la dinamica dei contagi dimostrerà un calo. «Allo stato attuale preoccupa soprattutto l’andamento del virus negli Stati Uniti e Gran Bretagna, dove le misure di contenimento sono partite tardi - osserva Francesco Martorana, AD di Generali Insurance Am -. I contagi sono probabilmente destinati a crescere ancora, ma il mercato non credo lo sconti in pieno». Morale: questa condizione non è ancora soddisfatta.
Quanto frenerà l’economia
Dai contagi alla caduta dell’economia il passo è breve. Le previsioni sul Pil di tutte le aree del mondo sono drasticamente peggiorate e con esse le aspettative sugli utili delle aziende. Credit Suisse prevede ad esempio utili per azione quest’anno in calo del 20% in Usa e del 32% in Europa, con un forte rimbalzo nel 2021. Ma ogni stima è fallace oggi: tutto dipende da quanto durerà il blocco delle attività. Così anche questa condizione non è soddisfatta.
La risposta della politica
Qui di passi avanti ne sono stati fatti tanti. Sia da parte delle banche centrali, sia da parte dei Governi. «Per i mercati è importante capire se questa risposta sia sufficiente per prevenire un violento secondo e terzo giro di shock economici», scrive Goldman Sachs. Ebbene: è sufficiente? Probabilmente - pensano in tanti - non ancora. È stato fatto tanto, ma forse non basta. Morale: anche questa condizione non pare dunque essere soddisfatta in pieno.
Le vendite forzate
C’è infine un tema tecnico, che è stato il grande motivo del tracollo dei mercati: le vendite forzate. L’improvviso aumento della volatilità a fine febbraio ha obbligato tutti i fondi “non discrezionali” (come i risk parity) a vendere forzatamente azioni per ripristinare i parametri di volatilità dei portafogli. Questo ha creato un effetto domino incontrollabile. La domanda ora è: ormai gli investitori hanno “scaricato” abbastanza? «La sensazione è che gran parte della riduzione del rischio sia terminata osserva Martorana -. Ma questi fondi non torneranno a comprare fintanto che la volatilità non si stabilizzerà».
Insomma: da venditori forzati, questi soggetti (e altri investitori) potrebbero presto o tardi diventare compratori in Borsa. JP Morgan ha provato a calcolare l’impatto: i fondi risk parity potenzialmente possono tornare a comprare azioni per 45 miliardi di dollari, i fondi bilanciati per 328 miliardi, gli hedge fund per 180 miliardi. E lo stesso vale per i fondi pensione. Insomma: lo spazio per un rimbalzo, anche “tecnico”, c’è. Ma questo ancora non basta.
á@MoryaLongo
Le vendite obbligate in Borsa sembrano esaurite, ma le altre condizioni ancora non sono soddisfatte
JP Morgan: ora i fondi risk parity possono comprare azioni per 45 miliardi, i bilanciati per 328, gli hedge 180
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