Il Sole 24 Ore

ECONOMIA DA SALVARE

- di Giuseppe Coco e Claudio De Vicenti

Affrontata in maniera incisiva l’emergenza sanitaria, la priorità numero due è salvaguard­are l’economia italiana evitando perdite di capacità produttiva e di occupazion­e che avrebbero effetti pesantissi­mi oggi e compromett­erebbero domani la ripresa post-coronaviru­s. La crisi indotta dal Covid-19 vede all’opera l’interazion­e reciproca di riduzioni di offerta e riduzioni di domanda: dalla prima fermata produttiva in Cina, con il venir meno di forniture essenziali per molte nostre imprese, alla caduta della domanda di beni e servizi provenient­e dal Paese asiatico; dalla contrazion­e produttiva di una delle aree chiave dell’economia europea, ossia l’Italia settentrio­nale, alla riduzione della domanda in tutto il nostro Paese legata alla inevitabil­e fermata di una parte delle attività economiche.

In questa situazione, è necessario operare sui due lati del mercato: contenere la caduta di domanda, sostenendo il reddito delle famiglie; evitare il collasso del tessuto produttivo, assicurand­o alle imprese la liquidità necessaria a fronteggia­re i pagamenti, prima di tutto per il personale, pur in presenza di una pesante caduta di ricavi. Su ambedue i fronti agisce il decreto legge varato dal governo lunedì.

Sul primo fronte, di particolar­e rilievo l’estensione per i lavoratori dipendenti della copertura fornita dagli ammortizza­tori sociali e l’indennità introdotta per gli autonomi. Sul secondo, quello della liquidità per le imprese, sono stati rinviati gli adempiment­i fiscali e contributi­vi in scadenza e potenziate notevolmen­te le garanzie pubbliche sui crediti a breve termine necessari a sostenere la gestione di cassa attraverso l’intervento del Fondo centrale di garanzia e della Cdp. L’insieme di queste norme, che impegna circa 3,7 miliardi sul bilancio pubblico, crea un backstop a sostegno dell’economia reale.

I provvedime­nti del governo vanno nella direzione giusta. Con alcune avvertenze però. Riguardo a quelli in favore delle famiglie, è essenziale che i tempi di attuazione siano accelerati al massimo. Per quelli sul credito a breve termine, oltre alla questione dei tempi, è importante sia facilitato l’accesso al Fondo centrale di garanzia anche per le piccolissi­me imprese, per quelle individual­i e per le attività di lavoro autonomo e profession­ali, che rischiano di essere falcidiate molto presto dalla carenza di liquidità.

Infine, bisogna essere consapevol­i che è probabile che la quantità di risorse messa in campo debba essere potenziata. Sarebbe opportuno allora che il governo segnali da subito la disponibil­ità a sostenere comunque il sistema economico per tutta la fase dell’emergenza, prevedendo ad esempio la possibilit­à di stanziamen­ti addizional­i da attivare con procedure semplifica­te. Ribadendo al tempo stesso l’impegno, una volta usciti dall’emergenza, a un percorso stabile di rientro del debito nel quadro della politica europea.

Allungando lo sguardo, per il dopo coronaviru­s avremo bisogno di una politica economica che non torni al business as usual. Prima di tutto perché la rottura che l’epidemia sta determinan­do nei rapporti di fornitura tra le imprese richiederà una ricostruzi­one delle filiere produttive e commercial­i all’interno e all’estero che non sarà né breve né scontata.

In secondo luogo perché, come notava Gianni Toniolo su queste stesse colonne, andranno finalmente affrontati i problemi struttural­i dell’economia italiana. In particolar­e, la carenza di investimen­ti. Finita l’emergenza bisognerà finalmente gettare le fondamenta per un ciclo di investimen­ti privati e pubblici sostenuto e stabile nel tempo. Non basteranno per questo meccanismi di garanzia al credito e misure come quelle di industria 4.0 e del credito d’imposta Sud. Serviranno soprattutt­o segnali chiari di stabilità normativa e finanziari­a e di sblocco di nuove direttrici di sviluppo. Una politica di bilancio basata su un orizzonte almeno triennale, superando definitiva­mente la pratica delle clausole di salvaguard­ia che la schiaccian­o sulla dimensione annuale. Chiarezza e stabilità delle regole del gioco: sfoltiment­o delle procedure autorizzat­orie e degli adempiment­i, superament­o del gold plating, riduzione drastica delle possibilit­à di contenzios­o, rapidità della giustizia civile. Priorità in bilancio a investimen­ti pubblici e sostegno di quelli privati orientati a promuovere innovazion­e e crescita centrate su ambiente, infrastrut­ture, cultura e salute.

Professore ordinario di Economia Politica,

Università di Bari e Firenze Professore ordinario di Economia Politica, Sapienza Università Roma e Luiss G. Carli

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