Titoli di Stato, pronto il piano Bce-Mes
Verso azione congiunta tra la linea di credito rafforzata del Mes e lo schema di acquisti del piano Draghi. Lagarde favorevole all’emissione di covidbonds per un periodo limitato
Un prestito dalla linea di credito rafforzata del Mes, ma corretta per l’emergenza Covid, quindi con condizionalità alleggerite: è questa la soluzione a cui stanno lavorando l’Ems e la Bce. Lo strumento, attivato su richiesta dello Stato membro, permette alla Bce di intervenire con le Omt, gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario. L’eurobond, il titolo europeo, per ora non trova il consenso unanime. Nove Stati membri, tra cui Francia, Spagna e Italia, hanno scritto al presidente del Consiglio Ue, Michel, in vista della riunione di oggi, per sostenere il progetto. Frena la Germania, mentre avrebbe espresso sostegno la Bce con l’intervento della Lagarde all’Eurogruppo.
Oggi al Consiglio Ue.
Dal nostro corrispondente
Non sarà un Coronabond, ma con tutta probabilità un prestito Covid-Eccl la risposta europea alla pandemia del coronavirus: uno strumento, quello della linea di credito precauzionale rafforzata del Mes, che ha enormi potenzialità perché è la chiave di accesso che un Paese in difficoltà può usare per azionare le Omt, gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario da parte della Bce.
Nel momento in cui la Eccl viene richiesta e ottenuta da un Paese membro dell’area dell’euro, le Omt diventano pronte all’uso. E la Bce, da quando lo strumento del «whatever it takes» di Mario Draghi è entrato nella cassetta degli attrezzi, è pronta a usarlo: sempre e solo dietro richiesta dello Stato assistito, perché la Bce non può «lanciare» le Omt di sua iniziativa. L’eurobond, che al momento non piace a tutti gli Stati europei e sul quale la Germania frena, troverebbe le porte aperte in Bce: la presidente Christine Lagarde lo avrebbe indicato come one off nelle discussioni all’Eurogruppo.
Gli orientamenti prevalenti tra gli Stati dell’area dell’euro, e sottoscritti dal direttore del Mes Klaus Regling, punterebbero per ora a ritoccare la linea di credito rafforzata Eccl, per adattarla all’emergenza del coronavirus. Uno strumento pronto all’uso.
Il Mes metterebbe la Corona-Eccl a disposizione di tutti gli Stati dell’area dell’euro: mirata a finanziare in maniera «immediata» l’aumento della spesa pubblica per l’assistenza sanitaria e per l’economia, in risposta alla crisi del coronavirus. E lo scopo “targeted”, come quello dei prestiti Tltro della Bce mirati all’economia, potrebbe essere la nuova condizionalità di questa linea di credito.
Stando a quanto emerso dall’ultima riunione dell’Eurogruppo, e in vista del vertice del Consiglio europeo di oggi, la Covid-Eccl potrebbe consentire al Meccanismo di stabilità di erogare questa linea di credito per un importo-benchmark pari al 2% del Pil del Paese richiedente: la potenza di fuoco del Mes in questo momento, ovvero l’ammontare erogabile e non usato, è pari a 410 miliardi, equivalenti al 3,4% del Pil dell’area dell’euro. Non è escluso che la Covid-Eccl possa essere erogata per un importo superiore al 2% del Pil del Paese assistito, nel caso emergessero necessità superiori al benchmark di riferimento.
I dettagli delle modifiche della linea di credito precauzionale Eccl, entrata nella cassetta degli attrezzi del Mes al tempo della crisi dell’euro e mai usata, non sono stati definiti e sono oggetto di discussione accesa tra i 19, soprattutto sulla condizionalità, cioè i “lacci e lacciuoli” che ne vincolano l’utilizzo. L’intenzione è di alleggerire la condizionalità di uno strumento che invece finora l’ha prevista “rafforzata”. È possibile che i vincoli saranno confinati alle sole modalità di utilizzo del finanziamento. Per cancellare lo stigma della firma di un Memorandum of understanding, nello stile del programma di pieno aiuto, la Corona-Eccl sarebbe messa a disposizione di tutti gli Stati dell’area dell’euro: abolendo così il passaggio preliminare (e attualmente previsto) della valutazione ex-ante sui requisiti di ingresso del Paese finanziato.
Resta da vedere, infine, se la nuova condizionalità della Eccl sarà leggera al punto da non prevedere alcun riferimento alla sostenibilità del debito pubblico del Paese richiedente. In conferenza stampa, ieri, il portavoce del Governo tedesco, Steffen Seibert, ha chiarito che la Germania è favorevole, in questa fase di ricerca di interventi finanziari immediati europei per rispondere alla pandemia, all’utilizzo di strumenti creati in passato proprio per gestire le crisi e già esistenti secondo le regole attuali del Mes.
La Germania tra l’altro deve sottostare alla condizionalità sulla sostenibilità del debito pubblico in casa propria. Ieri, il ministro delle Finanze, Olaf Scholz, ha presentato al Parlamento «il più grande pacchetto di misure di aiuto nella storia della Germania». E, tra i tanti interventi, ha chiesto l’autorizzazione a un bilancio supplementare per aumentare il debito pubblico di 156 miliardi, pari al 50% del budget attuale. La Costituzione tedesca, che impone il freno al debito pubblico e il pareggio di bilancio, prevede che si possa far ricorso all’aumento del debito per calamità naturali o emergenze o eventi esogeni, purché sia già pronto il piano di rientro. Scholz ha dunque indicato ieri un programma di ammortamento a venti anni che prevede il rimborso dei 156 miliardi debito extra a partire dal 2023. La Eccl è una linea di credito ora disponibile a un anno rinnovabile di un altro anno: la Corona-Eccl potrebbe essere allungata di molto, forse fino a venti anni. Con piano di rimborso per la sostenibilità.
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