Sanificazione alle piramidi.
Il continente è del tutto impreparato ad affrontare virus e ricadute economiche La minaccia è aggravata dal calo del petrolio e degli investimenti cinesi
Immaginiamo una metropoli come Lagos, in Nigeria, dove oltre 20 milioni di persone vivono fianco a fianco,la gran parte ammassate in sterminate baraccopoli. Immaginiamo un’ altra enorme città, Kinshasa, la capitale della Repubblica democratica del Congo, con i suoi 18 milioni di abitanti, molti dei quali sotto la soglia di povertà. Immaginiamo i 20 milioni di egiziani che ogni giorno si spostano come cavallette tra le vie del Cairo.
L’Africa, il continente del futuro, vedrà la sua popolazione raddoppiare in 25 anni. Di questo incremento quasi esponenziale l’80% avverrà nelle grandi metropoli, do vela densità demografica, unita alla mancanza dei servizi basilari, sta toccandoli velli insostenibili. Immaginiamo un continente dove, in diversi Paesi,la media è di un posto letto in ospedale ogni cinquemila abitanti (10-15 volte di meno rispetto a molti Paesi europei). E quelli che ci sono , sovente non raggiungono i parametri minimi di quelli occidentali. Aggiungiamo poi le malattie endemiche che premono come un pesantissimo fardello sulla sanità pubblica; i 400 mila morti di malaria ogni anno, i milioni di sieropositivi da Hiv,le tantissime persone colpite o ancora affette da Tbc.
A questo cocktail esplosivo aggiungiamo infine le guerriglie ancora in corso in diversi Paesi; dalla Libia alla Repubblica Centrafricana, passando per la Somalia. Sulla carta l’Africa è il continente quasi perfetto per una diffusione tanto incontrollata quanto catastrofica del coronavirus. Ufficialmente il Covid-19 i si è già diffuso in 43 dei 55 Paesi africani. Ma è plausibile che anche negli altri sia già presente da tempo. Semplicemente non sono stati eseguiti i tamponi perché non era possibile farlo. A guardare i numeri finora è andata piuttosto bene. Tanto che qualche esperto parla di una parziale immunità degli africani al virus. Fino a due giorni fa i Paesi africani con oltre 100 casi di Covid-19,almeno secondo l’Africa Center for Disease Control and Prevention (Cdc), erano Egitto (327 contagiati e 14 decessi), il Sudafrica (274 e nessun morto), l’Algeria (201 e 15 morti) e Marocco (115 e 4 ). Quasi tutti Paesi con sistemi sanitari superiori alla media continentale. Ma, seguendo un copione già visto, ogni giorno che passa è sempre peggio. E dopo il Nord Africa, diversi Paesi subsahariani stanno mostrano preoccupanti trend di crescita.
Si tratta solo di questione di tempo. Poi, secondo gli esperti, la pandemia si abbatterà su di un continente quasi del tutto impreparato a sostenerla e sprovvisto dei mezzi finanziari per tamponare una grave crisi economica. Il virus è arrivato nell’Africa subsahariana il 28 febbraio proprio in Nigeria, il Paese più popoloso del continente. Il paziente zero era un cittadino italiano sbarcato a Lagos. Le misure assunte fin dall’inizio in quasi tutti i Paesi hanno riguardato soprattutto le sospensione dei voli con la Cina, seguiti dall’adozione di provvedimenti restrittivi e precauzionali – controlli medici e quarantene, fino ai divieti di ingresso per i viaggiatori provenienti dalle zone più colpite dal virus. Infine, il diffondersi di focolai africani ha spinto alcuni governi ad adottare misure di lockdown simili a quelle adottate in Europa. Il Sudafrica ha dichiarato lo stato di disastro nazionale.
La sfida che attende Chikwe Ihekweazu, direttore del Nigeria’s Center for Disease Control, è titanica. Contrastare il Covid-19 in un Paese di oltre 200 milioni di persone con soli 250 tecnici distribuiti in cinque centri. Il confronto con gli Usa è impietoso. I centri per il controllo e la prevenzione delle malattie là vantano uno staff di oltre 11mila persone distribuite in centinaia di laboratori all’avanguardia. Eppure faticano anche loro.
Ma vi è un’altra preoccupazione. A solo pochi anni dalla vittoria contro la grave epidemia di ebola, che tra il 2013 e il 2014 si abbattè sull’Africa occidedentale uccidendo 11mila persone, le risorse per il coronavirus dirotteranno poi molti fondi destinati alla lotta contro la malaria e l’Hiv. Se l’Italia, che conta 41 medici ogni 10mila abitanti, è stata quasi travolta nella lotta al Covid-19,