Venti modifiche, stop alle macchine per agricoltura e settore alimentare
Ok alle agenzie di lavoro temporaneo e alle fabbriche di vetri per alimenti
Sono venti le correzioni alla lista dei settori che possono restare aperti in deroga all’obbligo di chiusura valido fino al 3 aprile (la nuova lista è disponibile sul sito www.il sole24ore.com). Escono cinque voci dei codici Ateco. Ne entrano sette. In altri otto casi si tratta di limitazioni rispetto al perimetro definito con il Dpcm del 22 marzo.
I nuovi comparti per i quali scatterà la chiusura, salvo casi di deroga che passeranno per i prefetti, dovranno sospendere l’attività dal 28 marzo (con due giorni in più di tempo rispetto a quelli che figuravano già nella prima lista e per i quali lo stop scatta oggi). Si tratta delle fabbricazioni relative a: macchine per l’agricoltura e la silvicoltura; macchine per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (incluse parti e accessori); spago, corde, funi e reti; articoli in gomma; commercio all’ingrosso di altri mezzi ed attrezzature da trasporto (diversi da autoveicoli, motoveicoli e biciclette) .
Al contrario le valutazioni incrociate del ministero dello Sviluppo economico e delle associazioni imprenditoriali hanno portato a integrare la lista di chi può restare aperto con 7 voci: agenzie di lavoro temporaneo; fabbricazione di: vetro cavo (usato per gli imballaggi degli alimenti); radiatori e contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale; batterie di pile e accumulatori elettrici; macchine automatiche per la dosatura, confezione e imballaggio; imballaggi leggeri in metallo. Più alcuni servizi alle imprese a domicilio, come il controllo dei contatori dell’energia e dell’acqua.
Tra le voci Ateco che vengono invece circoscritte ci sono: fabbricazione di tessuti non tessuti (vengono esclusi gli articoli di abbigliamento); imballaggi in legno (solo per rifornire le attività essenziali); carta (esclusi prodotti cartotecnici e carta da parati); articoli in materie plastiche (l’apertura è limitata produzioni per edilizia, imballaggi, fogli, tubi, lastre, profilati), i prodotti chimici (esclusi coloranti pigmenti, esplosivi, prodotti per ufficio e consumo non industriale, prodotti ausiliari per le industrie del tessile e del cuoio). Limitati anche i call center - via libera solo alle attività in entrata (inbound) e solo per committenti che rientrano tra i settori essenziali - e la macroarea delle riparazioni e manutenzione-installazione di macchine e apparecchiature (stop ad esempio per stampi, portastampi e sagome; giostre e altalene; casseforti; carrelli per la spesa e alcuni prodotti in metallo per i quali si ritiene gli interventi possano non risultare essenziali fino al 3 aprile). Circoscritta anche la voce relativa all’ingegneria civile. In questo caso sono escluse le opere idrauliche (porti e opere fluviali, porticcioli per imbarcazioni da diporto, sbarramenti, idrovie), le raffinerie, gli impianti chimici, gli impianti sportivi aperti.
La lista è arrivata solo nel pomeriggio di ieri, contribuendo a generare una certa confusione tra numerose imprese che erano in attesa di notizie certe per sapere se avrebbero dovuto chiudere i battenti già oggi. Di certo, il lavoro così complesso fatto dal ministero dello Sviluppo potrebbe richiedere un aggiornamento se Palazzo Chigi deciderà di prolungare le misure restrittive attualmente in vigore fino al 3 aprile. Un eventuale allungamento del periodo di chiusura, ad esempio, potrebbe rendere necessario riconsiderare lo stop (per ora di pochi giorni) a produzioni collegate alle filiere essenziali quali la fabricazione di macchine per l’agricoltura e per l’industria alimentare.
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