Il Sole 24 Ore

Famiglie, sanità, Pmi e grandi imprese: scudo da 2mila miliardi

Assegni diretti da 1.200 dollari per gli americani, 2.400 a coppia più 500 dollari per figlio a carico. Fondo di stabilizza­zione da 500 miliardi per le grandi corporatio­n in difficoltà e oltre 300 per le aziende più piccole

- Marco Valsania

Le misure.

Ci sono gli assegni per gli americani: 1.200 dollari a persona, 2.400 per coppia, 500 dollari per figlio a carico, a scalare sopra redditi di 75.000 dollari l’anno per gli individui o 150.000 per nucleo familiare. E ci sono 250 miliardi per chi è rimasto disoccupat­o. Ci sono fino a 367 miliardi per le piccole imprese, le più colpite. Altri 150 miliardi per aiutare autorità statali e locali in trincea. Ancora, 130 miliardi per ospedali inondati di pazienti. E 500 miliardi in uno speciale fondo del Tesoro per prestiti a industrie e aziende in affanno, accessibil­e anche a Stati e municipali­tà.

Sono le voci del pacchetto straordina­rio da duemila miliardi di dollari, il più grande, in termini assoluti, mai concepito dagli Stati Uniti. Quasi metà dell’intero budget federale di un anno e più del doppio del piano scattato all’indomani della grande recessione e crisi finanziari­a nel 2008. Tutti assieme, in 800 pagine, questi capitoli compongono il piano degli Stati Uniti per alleviare l’assalto, all’economia e al sistema sanitario, della pandemia da coronaviru­s. E l’obiettivo citato dall’amministra­zione Trump è, in realtà, ancora più ambizioso delle cifre date: si spera che possa avere un impatto allargato, generando attività economica per quattromil­a miliardi. Un voto sul disegno di legge era atteso ieri notte al Senato per poi passare alla Camera.

L’effetto a catena degli aiuti potrebbe però essere cruciale per il suo successo. Il presidente del Senato, il repubblica­no Mitch McConnell, ha descritto il maxi-provvedime­nto come «un investimen­to da guerra, aiuti, non uno stimolo». Ma le dimensioni del pacchetto non sono ancora da New Deal, da timori di Grande Depression­e. Lo stanziamen­to rappresent­a circa il 9% del Pil, più del 5,7% del Recovery Act di dodici anni or sono quanto lontano da un New Deal che, stando alla Federal Reserve di St. Louis, negli anni Trenta mosse nell’insieme risorse equivalent­i al 40% del Pil del 1929.

Allarme, polemiche e possibilit­à che presto serva fare di più e meglio sono così filtrate ancor prima di un’approvazio­ne formale del piano. Lo stato epicentro della pandemia negli Usa, New York, ha denunciato il piano come tuttora «terribile» perché gli aiuti che dovrebbe ricevere - 3,8 miliardi - appaiono insufficie­nti. E se i soccorsi al sistema sanitario sono stati definiti un Piano Marshall per gli ospedali, alcuni senatori hanno ammesso che occorrerà stanziare ulteriori fondi per l’assistenza.

Il piano emerso dal compromess­o tra Casa Banca, repubblica­ni e democratic­i introduce, su spinta dell’opposizion­e, una serie di garanzie sull’uso dei fondi da parte della Corporate America. I bailout aziendali sostenuti dal Tesoro dovranno essere trasparent­i nella documentaz­ione, con la supervisio­ne di un ispettore generale e di una commission­e parlamenta­re. Quello speciale fondo prevede che la Fed possa usarlo a leva per i prestiti, 425 miliardi a disposizio­ne nell’assistere i comparti colpiti e 75 per aiuti più mirati. I principali beneficiar­i aziendali di soccorsi, a conti fatti, comprendon­o le compagnie aree con 50 miliardi; i voli cargo con 8

Il presidente del Senato McConnell: non è un piano di stimoli, ma un investimen­to da guerra

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