«Lasciati soli, vicini al collasso»
Anche Puglia e Sardegna denunciano il mancato invio di ventilatori e mascherine
Gli ospedali del Sud rischiano il «collasso» perché saranno costretti a combattere il virus «a mani nude». L’allarme arriva dalle Regioni meridionali preoccupate per ora non tanto per i numeri del contagio, ancora lontani da quelli della Lombardia, quanto per la capacità delle strutture sanitarie di tenere botta a un’ondata di casi che potrebbe sempre arrivare nei prossimi giorni: mancano all’appello i ventilatori promessi dalla Protezione civile così come le mascherine. A denunciarlo diversi governatori del Sud, a partire dal presidente della Campania Vincenzo De Luca che ieri ha scritto al premier Conte: «I prossimi dieci giorni saranno da noi un inferno. Siamo alla vigilia di una espansione gravissima del contagio, al limite del sostenibile». «Per noi è questione di ore, non di giorni. Non voglio alzare i toni. Ma non posso non dire che, per quello che ci riguarda, ci separa poco dal collasso», aggiunge il governatore campano che segnala come al momento in Campania siano arrivati «zero» ventilatori polmonari; «zero» mascherine FP3; «zero» dispositivi medici di protezione. «A fronte di un impegno ad inviare in una prima fase 225 ventilatori sui 400 richiesti, e 621 caschi Cpap, non è arrivato nulla». Per De Luca senza le dotazioni è inutile aggiungere posti letto in terapia intensiva. Anche dalla Sardegna il governatore Christian Solinas fa sapere di aspettare ancora dispositivi e ventilatori da Roma e dalla Puglia Michele Emiliano avverte che sono stati chiesti 220 ventilatori ricevendone solo nove. Giorni fa il commissario Domenico Arcuri parlava di oltre 8mila letti in terapia intensiva attivati. Il dubbio che parte di questi siano solo sulla carta sembra a questo punto quantomeno verosimile. Anche perché il dato disaggregato regionale non è mai stato fornito anche se richiesto.