La domanda di pomodoro sale dell’82%
Azzerato il mercato di hotel e ristoranti. De Angelis: sforzo straordinario
Pomodoro a gran richiesta. Le conserve vegetali registrano un picco di domanda senza precedenti in Italia e all’estero. Nel nostro Paese solo nella settimana tra il 9 e il 15 marzo la domanda da parte del comparto retail di conserve “rosse” è cresciuta (dati Nielsen) dell’82,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nello stesso tempo, da inizio marzo, va anche detto, le richieste da parte del canale horeca (hotel e ristoranti), a seguito della chiusura, si sono azzerate.
Anicav, l’associazione nazionale dei produttori di conserve vegetali, premette: «Le nostre imprese sono impegnate ad assicurare approvvigionamenti – dice il dg Giovanni De Angelis
– con grande impegno nell’organizzazione della logistica e della distribuzione. Si sta facendo uno sforzo straordinario per assicurare le forniture». Poi precisa: «Più che di crescita della domanda registriamo per ora un’accelerazione della stessa e parliamo di un effetto stock. La famiglia acquista in quantità maggiori, lo scaffale del supermercato si svuota prima, la società della gdo quadruplica i nuovi ordini».
«L’incremento della domanda da fine febbraio e per tutto il mese di marzo – conferma Antonio Ferraioli, che è presidente di Anicav e della La Doria, una delle maggiori aziende meridionali del settore, quotata in Borsa – è stato sostenuto. Anche per La Doria a doppia cifra con differenze tra le diverse categorie merceologiche». La Doria, nei suoi sei stabilimenti italiani, tra EmiliaRomagna,CampaniaeBasilicata, con circa 800 dipendenti produce oltre ai derivati del pomodoro anche conserve di legumi, succhi di frutta e sughi pronti con un giro d’affari di 718 milioni circa (20% Italia, 80% estero). «Voglio precisare – aggiunge Ferraioli – che ci sarà una traslazione della domanda dal segmento horeca al retail, quest’ultimo crescerà, ma non nella dimensione di questi giorni». Ferraioli aggiunge che finora si è attinto dalle scorte, specie per il pomodoro che è prodotto stagionale, e che sarebbe difficile mantenere ad aprile lo stesso ritmo di consegne tenuto a marzo. «Molti clienti italiani e stranieri ci chiedono di spedire oggi quanto avevano ordinato per l’intero anno –racconta Annibale Pancrazio, imprenditore dell’agro nocerino sarnese – tutto ciò stressa la nostra organizzazione in una fase di per sé complessa. Perciò abbiamo deciso di premiare i nostri operai». Stesse dinamiche (accelerazione delle consegne) in Italia e all’estero. Ma c’è stato anche altro. «Sul mercato americano – aggiunge De Angelis – si è verificato un fenomeno speculativo. Sono state richieste certificazioni “coronavirus free” a cui abbiamo dovuto opporci». Anicav nei giorni scorsi ha diffuso un comunicatoperspiegareche«ilpomodoro trasformato è un prodotto sicuro grazie a particolari processi di lavorazione», grazie alla produzione ad alte temperature e grazie alla natura stessa del prodotto che essendo acido non favorisce la proliferazione di microorganismi. Come attrezzarsi dentro le fabbriche per tutelare la salute dei dipendenti? «Ci siamo attivati – precisa Ferraioli – per mettere in sicurezza i lavoratori e assicurare continuità del business, adempiendo alle disposizioni del Governo. I nostri impianti sono automatizzati e pertanto non è difficile rispettare le distanze tra gli addetti alle linee produttive».
Soffrono invece le aziende che producono prevalentemente per il canale della ristorazione. Per ovviare a una crisi che potrebbe prolungarsi Anicav, insiemealleassociazionideglialbergatoriedeiristoratori,studiaipotesididiversificazione e riorganizzazione del settore.Èallostudio,aesempio,unpiano di conversione in attività di catering con consegna di cibi cotti a domicilio.