Il Sole 24 Ore

Cassa in deroga con doppio accordo A rischio la tutela dei lavoratori

- Enzo De Fusco Maria Carla De Cesari

La cassa integrazio­ne in deroga è diventato l’aiuto più complesso da utilizzare in questo periodo di emergenza e rischia di non tutelare i lavorarori che non hanno altri ammortizza­tori.

Purtroppo, il problema deriva da una norma poco chiara contenuta nell’articolo 22 del decreto 18/2020 e interpreta­ta in modo fantasioso da parte delle Regioni (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri).

In verità, il comma 1 dell’articolo 22 prevede un accordo quadro tra la Regione e le organizzaz­ioni sindacali comparativ­amente più rappresent­ative a livello nazionale.

Lo stesso comma prevede che l’accordo (con le Regioni) non è richiesto per i datori di lavoro che occupano fino a cinque dipendenti. Il presuppost­o è che le aziende più piccole possono accedere alla cassa in deroga indipenden­temente dalle intese sindacali di livello regionale.

Dall’articolo 22 emerge un chiaro disegno di trasferire al livello regionale il confronto sindacale dispensand­o le aziende dal confronto nella sede aziendale.

Invece le Regioni hanno quasi tutte previsto un doppio accordo. Questa disciplina secondaria, però, metterà le aziende più piccole in difficoltà: il sindacato per evitare tempi lunghi nelle procedure dovrà acquisire il dono dell’ubiquità.

Se non dovesse esserci accordo tra azienda e sindacati che cosa succedereb­be? Chi si assume la responsabi­lità di lasciare i lavoratori senza tutela?

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