Sì al decreto legge “Cura Italia” ma con modifiche
Il contagio da Covid-19, i provvedimenti necessari per arginare l’emergenza sanitaria, la diffusa situazione di panico e la dimensione transnazionale della crisi sanitaria hanno determinato una contrazione dei consumi e della produzione e quindi avvicinato il rischio di una crisi economica senza precedenti che potrebbe essere ancora più grave se si pensa che l’Italia non si è mai veramente ripresa dalla precedente crisi del biennio 2008-2009. Secondo i tributaristi, pertanto le misure adottate con il decreto-legge n. 18/2020, per quanto apprezzabili, sembrano insufficienti ad arginare la crisi e stimolare la ripresa economica, inoltre sono eccessivamente inquinate dal principio della prevalenza della ragione fiscale. Invero il decreto in questione ha recepito diverse proposte formulate dalla Lapet, come, ad esempio il rafforzamento del sostegno finanziario alle PMI (art. 56) o l’estensione del Fondo Gasparrini ai lavoratori autonomi danneggiati dall’emergenza (art. 54). “Sarà necessario rafforzare questo percorso e, oltre a sospendere i pagamenti, il sistema creditizio dovrà essere chiamato, di concerto con lo Stato e gli Enti locali, a concedere liquidità alle imprese anche tramite finanziamenti a fondo perduto o senza corresponsione di interessi. – ha suggerito il presidente nazionale Roberto Falcone - Senz’altro positiva è la sospensione dei termini del contenzioso tributario, oltre che delle altre giurisdizioni, con la quale è stata corretta la distorsione della precedente normativa che faceva riferimento solo ai contenziosi per i quali fosse già stata fissata l’udienza. Troppo debole, invece, è stato l’utilizzo della leva fiscale al fine di sostenere le attività economiche e troppo sproporzionate sono state le misure a favore dell’Amministrazione finanziaria. Apprezzabile, ma troppo breve, è la sospensione degli adempimenti tributari con scadenza compresa tra l’8 marzo ed il 31 maggio, con la possibilità di effettuarli fino al 30 giugno 2020 (art. 62, co. 1, 6)”. In maniera speculare alla sospensione dei versamenti, degli adempimenti fiscali ed alla sospensione dei termini del contenzioso tributario, vengono sospesi, dall’8 marzo al 31 maggio, i termini relativi alle attività di liquidazione, controllo, accertamento, riscossione e contenzioso degli Uffici impositori (art. 67). Invero l’Agenzia delle Entrate, con il comunicato del 12 marzo, aveva già provveduto a sospendere le suddette attività, salvo che si trattasse di adempimenti in scadenza. Il Legislatore ha quindi inseguito, come sovente avviene, le decisioni dell’Agenzia. “Tuttavia, non può essere accettata un’ulteriore deroga allo Statuto del Contribuente e la conseguente estensione di due anni del termine per gli accertamenti con scadenza al 31 dicembre 2020; al contribuente vengono concesse poche settimane di proroga, contro le 104 settimane concesse agli Uffici! – ha aggiunto il responsabile del Centro studi Lapet Riccardo Bizzarri Ricordiamo che lo Statuto attua principi immanenti nell’ordinamento tributario italiano che trovano fondamento direttamente nella Costituzione, pertanto meriterebbero più rispetto da parte del Legislatore anche in momento di emergenza e soprattutto quando sono a rischio i redditi di milioni di partite iva”. Ed ancora la Lapet chiede più rispetto per i professionisti ed i lavoratori autonomi i cui redditi sono stati travolti dall’emergenza Covid-19 e la cui dignità non può essere svilita dal click day di cui si sta discutendo in questi giorni (art. 27). Neppure è sufficiente l’aiuto concesso alle imprese sotto forma di credito d'imposta nella misura del 60% del canone di locazione del mese di marzo relativo ad immobili iscritti nella categoria C/1, difatti la misura è troppo selettiva ed esclude, ingiustificatamente, tutte le altre attività, d’impresa e professionali, diverse dai negozi e botteghe accatastate C/1; peraltro anche se fanno parte della categoria beneficiaria dell’intervento, vengono escluse quelle attività non costrette alla sospensione dai diversi D.P.C.M., senza considerare l’evidente calo di clientela che queste attività hanno subito. I tributaristi auspicano in definitiva che il decreto venga modificato e le misure fiscali vengano rafforzate: non è sufficiente, ad esempio, sospendere i versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali, mentre sarebbe necessario e doveroso cancellare il versamento dei contributi dovuti durante i mesi dell’emergenza. Allo stesso modo la sospensione della riscossione non può limitarsi alle cartelle di pagamento, agli avvisi di accertamento esecutivi ed agli avvisi di addebito (art. 68), ma deve essere estesa anche alle relative rateazioni già in essere, nonché ai pagamenti rateali degli avvisi bonari, degli atti di adesione all’accertamento, dell’adesione alle proposte di reclamo mediazione e degli atti di definizione agevolata delle liti pendenti. “In ogni caso, temiamo che si rivelerà troppo breve il termine concesso per effettuare i versamenti, per questo sarebbe utile rafforzare il ravvedimento operoso, introducendo un termine di grazia, privo di sanzioni, ed abbattendo ulteriormente le sanzioni per i versamenti in ritardo, in questo modo il beneficio sarebbe generalizzato e non limitato alla casistica prevista nel decreto. – ha precisato Falcone - Siamo altresì convinti che interventi casistici e selettivi non sono sufficienti a sostenere l’economia per cui il contrasto all’emergenza Covid-19 deve essere il presupposto per riformare e semplificare il sistema fiscale. A tal fine è necessario abolire il visto di conformità e la trasmissione delle liquidazioni periodiche iva, che duplicano le informazioni già in possesso dell’Amministrazione per effetto della fatturazione elettronica”. Inoltre, è doveroso sostenere gli imprenditori ed i professionisti di minori dimensioni, per questo è necessario rafforzare il regime di tassazione forfettaria di cui alla legge n. 190/2014, liberandolo dai vincoli introdotti con l’ultima legge di bilancio ed adeguandolo immediatamente, anche sollecitando una nuova Decisione di Esecuzione, alla nuova soglia di esenzione dall’iva fissata in 85.000 euro dalla Direttiva UE 2020/285 del 18.02.2020. D’altra parte, dovrebbero essere riviste le percentuali di redditività riducendole in ragione della situazione di crisi. Con riferimento al periodo d’imposta 2020 è necessario abrogare gli I.S.A. ed il sistema ancorato alla loro scala di valori, dovranno essere sospesi gli accertamenti con metodo analitico - induttivo, basati su presunzioni (tovagliometro, bottigliometro e simili), i cui risultati sarebbero privi di valore in un contesto di emergenza economica. Immediatamente terminata l’emergenza sarebbe utile prevedere un periodo tax - free, privo di adempimenti formali e privo di versamenti d’imposta per ridare slancio al sistema economico. “Infine, siamo convinti che l’economia possa ripartire solamente con una nuova stagione di pacificazione fiscale che, alla luce dell’emergenza in atto, preveda la riapertura dei termini per la rottamazione delle cartelle e per il saldo e stralcio con adeguamento del valore dell’indice ISEE, entrambi con riferimento almeno alle cartelle notificate fino 31.12.2019. La nuova stagione di pacificazione fiscale dovrebbe comprendere, analogamente alla precedente, anche gli avvisi di accertamento e le liti tributarie pendenti” ha suggerito altresì Bizzarri. Inoltre, la nuova pace fiscale dovrebbe essere estesa anche alla definizione delle rateazioni in corso relative agli avvisi bonari e potrebbe prevedere una forma di dichiarazione integrativa speciale, analoga a quella prevista dall’articolo 9, D.l. 119/2018 e decaduta per mancata conversione in legge. Come sempre la Lapet è disponibile a fornire il suo contributo, tant’è che le proposte qui indicate sono state oggetto di una memoria illustrativa trasmessa alla Commissione Bilancio del Senato in relazione alla discussione del D.L. Cura Italia (AS 1766).