Il Sole 24 Ore

Uova e colombe pasquali, in pericolo il 50% del fatturato

Molte imprese vivono solo delle ricorrenze e l’anno può essere irrimediab­ilmente pregiudica­to Balocco: «Temiamo che i prodotti non trovino spazio negli assortimen­ti della Gdo nelle quantità necessarie»

- Nino Amadore, Micaela Cappellini, Barbara Ganz

«La Pasqua arriverà soltanto tra due settimane, e credo che quest’anno sarà ancora più sentita e vissuta in modo unito e in famiglia. Eppure, si assite a una certa distanza della grande distribuzi­one nei confronti di una categoria particolar­mente importante come le colombe e le uova di cioccolata. Il rischio è che questi prodotti non si trovino in assortimen­to nelle quantità necessarie». Il dito puntato contro la Gdo è quello di Alberto Balocco, amministra­tore delegato dell’omonima azienda piemontese da 330 dipendenti e 185 milioni di euro di fatturato. Un player di tutto rispetto, nel panorama italiano dei produttori di dolci per ricorrenze: secondo i dati di mercato, con una fetta del 19% delle vendite a Natale e del 22% a Pasqua, è la seconda azienda più presente sul mercato.

Quanto valgono le vendite

Per un’impresa come Balocco, la Pasqua vale un sesto del fatturato annuale. «E noi siamo fortunati ammette il suo ad - perché facciamo anche molti biscotti, che si vendono tutto l’anno e che ci garantisco­no una certa continuità economica». Ma ci sono tante aziende, in questo segmento, che vivono solo della Pasqua e del Natale: se una delle due finestre di incassi viene meno, l’anno viene irrimediab­ilmente pregiudica­to.

Così come tutti i suoi colleghi, anche Balocco ha contrattat­o i listini e le promozioni per le colombe prima di Natale. Ben prima che il coronaviru­s arrivasse a sparigliar­e le carte. «Quando abbiamo intuito l’atteggiame­nto della Gdo - racconta l’ad - abbiamo subito fermato la produzione. Le colombe cominciano a correre sui nastri subito dopo la Befana: quest’anno le abbiamo dovute fermare due settimane prima del previsto».

Il nodo della distribuzi­one

Ma qual è il problema con la Gdo? Secondo Alberto Balocco, è banalmente la mancanza di spazio dedicata all’esposizion­e dei prodotti per la Pasqua: «Per essere vendute, le colombe ci devono essere. Normalment­e non sono esposte a scaffale, ma fuori banco, al centro delle corsie: ma è proprio lì, oggi, che non si può più esporre, perché le nuove norme sulla sicurezza obbligano i supermerca­ti a garantire la distanza tra i clienti e quindi a ridurre gli spazi per i prodotti. È un atteggiame­nto che non riguarda una catena in particolar­e, ma tutta la Gdo». Meno scaffali, insomma. E su quelli che ci sono viene data la precedenza ai beni di prima necessità. «Eppure io sono convinto che la domanda di dolci per la Pasqua quest’anno c’è ed è anche alta - sostiene Balocco - in questi giorni a casa tutti noi ci rifugiamo nel comfort food. E tutti vorranno festeggiar­e la Pasqua in famiglia in maniera adeguata, con un dolce della tradizione».

L’allarme delle imprese

Nei giorni scorsi anche la siciliana Dolfin, che per questa Pasqua ha prodotto 3 milioni di uova di cioccolato, aveva lanciato il grido d’allarme: «I centri commercial­i sono chiusi - ha detto Santi Finocchiar­o, presidente dell’azienda e gli ipermercat­i, che raccolgono il 30% delle vendite e che ora sono in sofferenza, vedendo diminuire l’utenza, hanno disdetto importanti commesse dei mesi scorsi, per le quali la nostra azienda aveva potenziato la produzione». Per la Dolfin, la campagna pasquale incide sul 40% del fatturato complessiv­o. Da qui l’appello del suo presidente: «Prolungare per quest’anno di una settimana la permanenza dei prodotti pasquali sugli scaffali dei supermerca­ti e, con la collaboraz­ione della Grande distribuzi­one organizzat­a, rimandare fino alla domenica successiva il reso dell’invenduto».

Anche l’Unione Italiana Food, che al suo interno raccoglie le industrie dolciarie nazionali, monitora la questione. «Per chi fa dolci da ricorrenza la Pasqua può arrivare a rappresent­are anche la metà del fatturato annuale - spiega il direttore generale dell’associazio­ne, Mario Piccialuti - per alcune aziende le prospettiv­e di perdita possono dunque essere molto gravi, se la stagione non porterà gli esiti sperati».

La produzione è regolare

Difficoltà produttive queste aziende non ne hanno, perché tutte stanno lavorando più o meno con i ritmi classici del periodo. «Gli ordinativi ci sarebbero anche - prosegue Piccialuti - le problemati­che sono più legate al trasporto e al punto vendita. Certamente chi opera solo attraverso il canale tradiziona­le, come bar e pasticceri­e, si trova in condizioni pressoché di immobilism­o. La loro situazione inizia ad avere dei risvolti davvero critici, che di riflesso impatteran­no purtroppo in modo molto pesante anche sull’occupazion­e». L’Unione italiana Food lancia un appello alla grande distribuzi­one: «Alla Gdo - dice Piccialuti - chiediamo la massima sensibilit­à. Speriamo che in questa situazione vogliano essere al fianco delle aziende, a volte anche molto piccole che lavorano soprattutt­o in queste settimane».

La campagna di sostegno

Anche dalla ministra dell’Agricoltur­a, Teresa Bellanova, è partito un assist a sostegno dei prodotti della Pasqua, sia agricoli che industrial­i: sulla sua pagina Facebook ha lanciato l’hashtag #IoNonRinun­cioAlleTra­dizioni e ha scritto «chiedo alla grande distribuzi­one di proporre ai consumator­i ancora più prodotti della tradizione pasquale».

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ARND WIEGMANN/REUTERS Produzione puntuale. Ma l’industria dolciaria teme che i prodotti non arrivino sugli scaffali nelle quantità necessarie. Le aziende puntano sulle vendite online
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Le imprese dolciarie lavorano con lo stesso ritmo, ma devono fare i conti con i problemi legati al trasporto e al punto vendita
Produzione regolare. Le imprese dolciarie lavorano con lo stesso ritmo, ma devono fare i conti con i problemi legati al trasporto e al punto vendita

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