Il Sole 24 Ore

Fabbriche, le nuove chiusure scattano dal 29 marzo

Le stime Mef: in totale, negozi inclusi, fermi 49% d’imprese ( 2,2 milioni) e 51% di occupati (8,6 milioni). Le Regioni non possono fermare attività strategich­e

- Carmine Fotina Giorgio Pogliotti

Per i nuovi settori che devono sospendere l’attività ci sono ancora due giorni per gli ultimi adempiment­i. Dopo lunghe riflession­i e considerat­e anche le richieste arrivate dal mondo imprendito­riale, il termine è stato spostato dal 28 marzo, ipotesi iniziale, al 29 marzo. Dunque tutte le imprese interessat­e dalle limitazion­i del decreto firmato dal ministro dello Sviluppo economico, e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 80 di ieri, possono impiegare ancora oggi e domani per ultimare le attività necessarie alla sospension­e, inclusa la spedizione della merce in giacenza. Tutte le imprese delle attività sospese dal precedente provvedime­nto, il Dpcm del 22 marzo, hanno invece dovuto fermarsi già ieri. Per entrambi i gruppi di aziende la sospension­e vale al momento fino al 3 aprile salvo le deroghe comunicate ai prefetti e da questi esaminate. Occorrereb­be un nuovo provvedime­nto per un’eventuale proroga.

Nel complesso, allo stato attuale, consideran­do anche le disposizio­ni relative alla chiusura dei negozi al dettaglio che risalgono allo scorso 11 marzo, il Mef ha calcolato l’insieme dei settori attualment­e non sospesi comprende 2,2 milioni di imprese (il 49,4% del totale), con 8,6 milioni di addetti occupati (51%), di cui 6,2 milioni di dipendenti (51,9%). L’ultima rilevazion­e dell’Istat stimava in 8,8 milioni gli occupati in produzioni abilitate al proseguime­nto delle attività (in tutto o parzialmen­te) in virtù delle precedenti disposizio­ni (a fronte di 7,9 milioni occupati dei settori non più attivi). Il confronto tra le due proiezioni evidenzia come, in virtù delle correzioni operate dall’allegato al decreto ministeria­le frutto dell’accordo di mercoledì tra Governo e sindacati, la platea di addetti delle produzioni autorizzat­e ad operare è inferiore di 200mila unità rispetto a quella del Dpcm del 22 marzo. L’accordo dovrebbe contribuir­e a far rientrare le agitazioni nelle fabbriche, consideran­do comunque che a causa della situazione di emergenza il Garante sugli scioperi ha esteso fino al 30 aprile il divieto di scioperare. Peraltro le ordinanze regionali, secondo quanto disposto dal Dl 19 del 25 marzo, non possono incidere sulle attività produttive e gli asset strategici autorizzat­i ad operare.

Tornando al decreto ministeria­le dello Sviluppo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) sono quattro gli ulteriori codici Ateco relativi a produzioni industrial­i per i quali scatta la sospension­e. Si tratta delle fabbricazi­oni di: macchine per l’agricoltur­a (1.781 imprese secondo i dati Istat), macchine per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (2.179), spago, code, funi e reti (511), articoli in gomma a partire dagli pneumatici (1.361). In più, lo stop vale anche per il commercio all'ingrosso di mezzi e attrezzatu­re da trasporto diversi da autoveicol­i, motoveicol­i e biciclette. Sono invece sette i settori che sono stati aggiunti a quelli che possono proseguire l'attività tra cui la fabbricazi­one di macchine automatich­e per imballaggi­o, dosatura e confezione conta il maggior numero di aziende , dosatura e confezione (1.123). È stato invece ristretto il perimetro di otto settori per i quali precedente­mente era stata disposta l’apertura.

1123 MACCHINE PER IMBALLAGGI­O Fabbricazi­one di macchine per imballaggi­o, dosatura e confezione: un settore che, in virtù del nuovo decreto ministeria­le di mercoledìa­e, può contenere ad operare

 ??  ?? Impatto. Tra gli ulteriori quattro codici Ateco relativi a produzioni industrial­i per i quali scatta la sospension­e. ci sono anche le macchine per l’industria alimentare
IMAGOECONO­MICA
Impatto. Tra gli ulteriori quattro codici Ateco relativi a produzioni industrial­i per i quali scatta la sospension­e. ci sono anche le macchine per l’industria alimentare IMAGOECONO­MICA

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