Allarme sui consumi, fino a 52 miliardi in meno
L’impatto. L’ipotesi di Confcommercio se il Paese riapre a inizio ottobre: i più colpiti sono alberghi e ristorazione, trasporti e acquisto di autoveicoli
In controtendenza. Secondo le stime beneficeranno di un aumento solo alimentari, bevande e tabacchi con 10,5 miliardi di vendite in più (4,2%)
Consumi: -52 miliardi di euro. A tanto ammonterà la perdita per il sistema Paese a seguito del lockdown causato dall’emergenza sanitaria portata dal virus. Quasi metà delle perdite saranno in capo alla filiera del turismo con alberghi e ristoranti che vedranno venire meno incassi per 23,4 miliardi. Non andrà meglio al comparto dei trasporti e della vendita delle auto che accuseranno una perdita di 16,5 miliardi. Seguono il mondo della cultura e del tempo libero (-8,2 miliardi) e la moda e abbigliamento che si attende 6,6 miliardi di incassi in meno. Con un calo del Pil di circa il 3 per cento. Questo lo scenario elaborato dall’Ufficio studi di Confcommercio che ha fissato il punto di ritorno a una “certà” normalità per il prossimo 1° ottobre.
«La crisi si allunga, i danni economici crescono e molte imprese rischiano di non riaprire - è il secco commento Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio -. Di fronte a questa emergenza senza pari bisogna sostenere subito la liquidità delle imprese con strumenti straordinari raccordati con l’Europa evitando gli impacci burocratici».
L’Ufficio studi dell’associazione ha delineato i contorni di uno scenario “migliore” che ipotizza l’uscita dal tunnel della pandemia a giugno. In questo caso si saranno persi 18 miliardi di consumi e l’1% del Pil.
In quello che è lo scenario “peggiore” ci sono solo due comparti in controtendenza: l’alimentare e la sanità. Il primo include bevande e tabacco e per effetto delle super spese fatte dalle famiglie oltre all’azzeramento dei consumi fuori casa segnerà un +4,2% e un aumento a valore di 10,5 miliardi. Vendite per le catene della Gdo sono a livelli record e c’è chi sceglie di congelare i listini. Ieri Coop ha deciso di bloccare i prezzi dei prodotti propri e quelli delle industrie di marca fino al 31 maggio. Una mossa anti speculazioni. L’emergenza sanitaria spingerà il fatturato del comparto sanità che dovrebbe segnare un +2,7% pari a 1,4 miliardi di maggiore spesa.
Molti i settori in emergenza. «Partiamo dal presupposto che il trimestre marzo-maggio dal punto di vista turistico è praticamente perso - premette Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi -. Guardando all’estate è ormai chiaro che si tratterà di una stagione dimezzata e a fine anno il bilancio potrebbe registrare un calo dei ricavi di oltre il 70%». C’è poi quello dei trasporti dove secondo Maurizio Longo, segretario generale di Trasportunito, è a rischio fallimento un trasportatore su due a causa di 1,5 miliardi di euro di insoluti stimati. Il trasporto aereo in Italia deve fronteggiare il calo di 67,7 milioni di passeggeri pari, secondo l’analisi Iata, a un taglio delle entrate di 9,5 miliardi di dollari. Per non parlare dell’auto. Tra pochi giorni si saprà il dato delle immatricolazioni a marzo «che saranno negativi in una misura mai registrata nella storia del comparto» anticipa Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi di Confcommercio.
Il ritorno alla normalità dei consumi si preannuncia lento. «Nel primo trimestre 2020 i consumi dovrebbero segnare un -13% - dice Bella -. Nel successivo si attende un lieve miglioramento (-10%) mentre tra luglio e agosto, con il progressivo allentamento dei vincoli alla mobilità, si dovrebbe arrivare al -3 o 4% sullo stesso periodo dell’anno precedente». Se l’emergenza Covid-19 sarà rientrata nell’ultimo trimestre ci sarà il rimbalzo con un +3% sulla media del 2019.
Dopo la guerra la ricostruzione non sarà facile. «Il mio timore è che non sappiano quanti anni serviranno per ritornare ai livelli del 2019 - conclude Bella -. Di certo si dovrà sviluppare un progetto collettivo per la ripresa economica come nel dopoguerra che coinvolga imprese, lavoratori e cittadini».