L’ex Ilva resta aperta per tutelare gli impianti
ArcelorMittal non sospende a Taranto la produzione di acciaio per l’emergenza Coronavirus. Nel siderurgico ex Ilva, ciò che è rimasto in funzione dopo la fermata di una serie di impianti (tra cui altoforno 2 e acciaieria 1), rimane in attività ma non per finalità commerciali sino al 3 aprile. Lo ha disposto con decreto il prefetto di Taranto, Demetrio Martino. Che inoltre ha deciso che in stabilimento entreranno ogni giorno 3.500 dipendenti diretti (2.100 nel primo turno, 900 nel secondo e 500 nel terzo), più 2.000 dell’indotto-appalto. L’assetto autorizzato dal prefetto mantiene la fabbrica così come è adesso ed è funzionale alla tutela di tre obiettivi: la salvaguardia della sicurezza, la tutela degli impianti, che sono complessi, e la necessità di evitare il rischio di incidenti rilevanti. Sulla scorta del Dpcm in materia di attività produttive, il prefetto ha deciso dopo aver ascoltato ArcelorMittal, Ilva in amministrazione straordinaria, sindacati, Spesal Asl, Vigili del Fuoco e custode giudiziario della fabbrica (che é sequestrata dal 2012 con facoltà d’uso). Nel decreto, il prefetto spiega che «ArcelorMittal ha ridotto, nella fase attuale, la produzione già da due settimane al minimo indispensabile per garantire la tenuta degli impianti e mantenere sotto controllo sia il livello di rischio di incidenti, sia la continuità nella realizzazione delle misure di tutela ambientale prescritte dall’Aia». «La stessa azienda - prosegue - ha precisato che l’attuale assetto è identico a quello imposto dai ministeri competenti a novembre dello scorso anno quale misura di salvaguardia per l'ipotesi di dismissione degli impianti da parte della stessa azienda». Circa la richiesta dei sindacati di ridurre ulteriormente presenze ed impianti operativi ricorrendo alle “comandate”, cioè squadre preposte al presidio, il prefetto risponde citando quanto detto dai Vigili del Fuoco. E cioè che a parte che si tratterebbe di 1.200 unità da impiegare in turni che possono protrarsi anche per 12 ore, tale assetto, secondo i Vigili del Fuoco, «può essere mantenuto solo per pochi giorni prima che si producano danni irreversibili agli impianti». Anche i tecnici di Ilva in as ed ArcelorMittal avevano dato le stesse indicazioni, affermando che le “comandate” possono durare 36-48 ore, non giorni, tant'è che vengono attivate solo per gli scioperi. Critiche le reazioni sindacali al decreto del prefetto e accomunano Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm. In primo luogo, i sindacati stavano premendo su ArcelorMittal per limare i numeri delle presenze e scendere a circa 3.200. Inoltre, i sindacati giudicano «confuso e fonte di grande incertezza» il passaggio relativo al fatto che l’azienda non deve produrre per fini commerciali. «Che significa? - chiedono -, come si esplica? L’azienda non ha saputo nemmeno chiarircelo». Oggi, infine, ArcelorMittal apre la procedura per cassa integrazione Covid-19 in sostituzione di quella ordinaria per crisi di mercato. Si dovrebbe passare dagli attuali 1.273 a circa 5.000.