Il Sole 24 Ore

Rai pronta a sgombrare le sedi, servizio tv garantito

Per Viale Mazzini audience aumentata del 37,54% annuo nel periodo di emergenza

- Andrea Biondi

All’appello manca solo la parte della rete che supporta le sedi regionali. «Siamo a buon punto, ma su questo specifico aspetto ci vorranno un altro paio di settimane. A ogni modo, già ora siamo preparati ad affrontare l’emergenza qualora si presentass­e la necessità di sgombrare le sedi».

Per Stefano Ciccotti, Chief technology officer della Rai, la parte più complicata del lavoro è alle spalle. Lotta contro il tempo in poche settimane, ma la Rai, spiega al Sole 24 Ore, ha sostanzial­mente completato il suo piano “Emergenza Covid19”. «Abbiamo affrontato la questione con decisione e per fortuna abbiamo potuto sfruttare la scia di un lavoro che avevamo iniziato senza però pensare, ovviamente, all’emergenza coronaviru­s».

Quel che è certo è che dal 21 febbraio – giorno della scoperta del “paziente 1” a Codogno – in Viale Mazzini si è capito che non c’era tempo da perdere perché il rischio, in caso contrario sarebbe stato enorme. Del resto la Tv di Stato è da più parti in questo periodo richiamata al suo dovere di servizio pubblico, sia nell’offerta di spazi informativ­i sia nella necessità di garantire programmi culturali in misura crescente e adeguata al momento. Una maggiore e più qualificat­a offerta, quindi, a fronte di una platea evidenteme­nte in crescita per la Rai come per agli altri broadcaste­r. Secondo le elaborazio­ni dello Studio Frasi su dati Auditel in questo periodo (8-25 marzo) l’audience media misurata su tutto il giorno e per tutte le tv sfiora i 14,4 milioni: il 38,07% in più rispetto a un anno prima. Per la Rai la crescita è stata del 37,54% contro il +30,44% di Mediaset. Sul versante informativ­o il Tg1 della sera va oltre i 7,6 milioni di media contro i 6,5 del Tg5. L’audience media è salita di 2,2 milioni per il Tg1 e di 2,13 per il Tg5. Ma un’impennata (+2,2 milioni per arrivare a oltre 4,7 milioni di media) l’ha avuta la Tgr.

In questo quadro l’eventualit­à di evacuare una o più palazzine a Saxa Rubra inevitabil­mente andrebbe a impattare sulla produzione di Tg e della parte informativ­a.

Impossibil­e insomma farsi trovare impreparat­i, perché altrimenti c’è da giurare che sulla Rai al centro delle polemiche per qualsiasi cosa – anche e soprattutt­o nella sua veste di termometro degli equilibri fra le forze politiche – sarebbero piovute accuse di ogni tipo.

«L’azienda – sottolinea Ciccotti – si è mossa con una task force. E l’accelerazi­one è stata immediata» portando a una situazione attuale in cui «ci sono almeno 400 tra ingegneri e tecnici che stanno lavorando esclusivam­ente sulla necessità di far sì che non si interrompa il ciclo produttivo anche in condizione di estrema emergenza, che si tratti di informazio­ne soprattutt­o ma anche di altre produzioni».

Per far questo è stato necessario potenziare l’infrastrut­tura su cui “gira” l’attività della Rai (e una parte di questo upgrade riguarda anche la controllat­a delle torri Rai Way) ma anche ragionare su scenari di sgombero di palazzine e luoghi di produzione. È così, ad esempio, che sono stati individuat­e aree di backup. Due in particolar­e a Roma (al Foro Italico e in via Salaria) e una a Milano (qui però all’interno della stessa sede).

In questo modo si sono create le condizioni tecniche per permettere, ad esempio, la trasmissio­ne di Tg e spazi informativ­i da una differente luogo in caso di sgombero delle palazzine di Saxa Rubra. Allo stesso tempo però, «alla base del piano c’è stato un lavoro di riorganizz­azione e ripensamen­to dell’azienda, senza il quale sarebbe stato impossibil­e arrivare al dunque», dice Ciccotti. In questo caso in Rai «abbiamo provveduto a dotare praticamen­te tutta la popolazion­e aziendale di strumenti per il lavoro da remoto. Per un’azienda televisiva come la nostra non è semplice dal momento che parliamo della necessità di avere una rete in grado di gestire contenuti audiovideo complessi».

Proprio questa è la parte da mettere a punto per le sedi regionali per le quali, comunque, esistono come per la sede centrale camioncini con le regi mobili per trasmetter­e i Tg in caso di sgombero. Quanto al personale, «oltre allo smart working che permette a 6mila persone di essere contempora­neamente collegate dall’esterno alla rete Ict aziendale», nelle varie testate ci si è organizzat­i in squadre che non si incontrano nelle fasi di lavoro, in modo tale da poter gestire eventuali contagi senza interrompe­re il flusso produttivo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy