Rai pronta a sgombrare le sedi, servizio tv garantito
Per Viale Mazzini audience aumentata del 37,54% annuo nel periodo di emergenza
All’appello manca solo la parte della rete che supporta le sedi regionali. «Siamo a buon punto, ma su questo specifico aspetto ci vorranno un altro paio di settimane. A ogni modo, già ora siamo preparati ad affrontare l’emergenza qualora si presentasse la necessità di sgombrare le sedi».
Per Stefano Ciccotti, Chief technology officer della Rai, la parte più complicata del lavoro è alle spalle. Lotta contro il tempo in poche settimane, ma la Rai, spiega al Sole 24 Ore, ha sostanzialmente completato il suo piano “Emergenza Covid19”. «Abbiamo affrontato la questione con decisione e per fortuna abbiamo potuto sfruttare la scia di un lavoro che avevamo iniziato senza però pensare, ovviamente, all’emergenza coronavirus».
Quel che è certo è che dal 21 febbraio – giorno della scoperta del “paziente 1” a Codogno – in Viale Mazzini si è capito che non c’era tempo da perdere perché il rischio, in caso contrario sarebbe stato enorme. Del resto la Tv di Stato è da più parti in questo periodo richiamata al suo dovere di servizio pubblico, sia nell’offerta di spazi informativi sia nella necessità di garantire programmi culturali in misura crescente e adeguata al momento. Una maggiore e più qualificata offerta, quindi, a fronte di una platea evidentemente in crescita per la Rai come per agli altri broadcaster. Secondo le elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel in questo periodo (8-25 marzo) l’audience media misurata su tutto il giorno e per tutte le tv sfiora i 14,4 milioni: il 38,07% in più rispetto a un anno prima. Per la Rai la crescita è stata del 37,54% contro il +30,44% di Mediaset. Sul versante informativo il Tg1 della sera va oltre i 7,6 milioni di media contro i 6,5 del Tg5. L’audience media è salita di 2,2 milioni per il Tg1 e di 2,13 per il Tg5. Ma un’impennata (+2,2 milioni per arrivare a oltre 4,7 milioni di media) l’ha avuta la Tgr.
In questo quadro l’eventualità di evacuare una o più palazzine a Saxa Rubra inevitabilmente andrebbe a impattare sulla produzione di Tg e della parte informativa.
Impossibile insomma farsi trovare impreparati, perché altrimenti c’è da giurare che sulla Rai al centro delle polemiche per qualsiasi cosa – anche e soprattutto nella sua veste di termometro degli equilibri fra le forze politiche – sarebbero piovute accuse di ogni tipo.
«L’azienda – sottolinea Ciccotti – si è mossa con una task force. E l’accelerazione è stata immediata» portando a una situazione attuale in cui «ci sono almeno 400 tra ingegneri e tecnici che stanno lavorando esclusivamente sulla necessità di far sì che non si interrompa il ciclo produttivo anche in condizione di estrema emergenza, che si tratti di informazione soprattutto ma anche di altre produzioni».
Per far questo è stato necessario potenziare l’infrastruttura su cui “gira” l’attività della Rai (e una parte di questo upgrade riguarda anche la controllata delle torri Rai Way) ma anche ragionare su scenari di sgombero di palazzine e luoghi di produzione. È così, ad esempio, che sono stati individuate aree di backup. Due in particolare a Roma (al Foro Italico e in via Salaria) e una a Milano (qui però all’interno della stessa sede).
In questo modo si sono create le condizioni tecniche per permettere, ad esempio, la trasmissione di Tg e spazi informativi da una differente luogo in caso di sgombero delle palazzine di Saxa Rubra. Allo stesso tempo però, «alla base del piano c’è stato un lavoro di riorganizzazione e ripensamento dell’azienda, senza il quale sarebbe stato impossibile arrivare al dunque», dice Ciccotti. In questo caso in Rai «abbiamo provveduto a dotare praticamente tutta la popolazione aziendale di strumenti per il lavoro da remoto. Per un’azienda televisiva come la nostra non è semplice dal momento che parliamo della necessità di avere una rete in grado di gestire contenuti audiovideo complessi».
Proprio questa è la parte da mettere a punto per le sedi regionali per le quali, comunque, esistono come per la sede centrale camioncini con le regi mobili per trasmettere i Tg in caso di sgombero. Quanto al personale, «oltre allo smart working che permette a 6mila persone di essere contemporaneamente collegate dall’esterno alla rete Ict aziendale», nelle varie testate ci si è organizzati in squadre che non si incontrano nelle fasi di lavoro, in modo tale da poter gestire eventuali contagi senza interrompere il flusso produttivo.