Partner Re, per Exor e Covea l’operazione si farà
Per tirarsi indietro i francesi dovrebbero pagare una penala da 175 milioni $
Exor archivia la giornata borsistica con un nuovo recupero del 3,5%. Ma sul mercato torna di attualità il dossier Partner Re e l’eventuale impatto della crisi mondiale sulla cessione del gruppo di riassicurazione alla francese Covea.
Lo scorso 3 marzo la holding della famiglia Agnelli ha siglato un memorandum di intesa per la vendita. L’operazione, del valore di 9 miliardi di dollari, è stata avviata poco prima che l’emergenza Coronavirus si trasformasse in una pandemia e, di riflesso, in una crisi mondiale. Sulla carta dovrà essere perfezionata con pagamento cash entro la fine del 2020, passaggio che consentirà alla holding della famiglia Agnelli di mettere a bilancio un guadagno netto di 3 miliardi di dollari.
L’emergenza in corso e la forte correzione dei mercati hanno però sollevato sul mercato un interrogativo: il repentino cambio di scenario potrà rimettere in discussione l’operazione? Finora, ufficialmente, tutto prosegue come annunciato un mese fa. Dal quartier generale di Exor si fa notare che «ambedue le società, Exor e Covea, sono fermamente impegnate a perfezionare l’operazione». Inoltre, riferiscono fonti vicine alla holding della famiglia Agnelli, «non risulta al momento nessuna rinegoziazione rispetto i termini concordati e comunque – si aggiunge – i vantaggi della transazione (mirante a rafforzare le prospettive strategiche di Covea e di PartnerRe) sono ancora più validi in questo momento di mercato difficile». Insomma, nulla è cambiato. Eppure in Francia, come riportato dal quotidiano francese Les Echos, iniziano a essere sollevati dubbi sulla reale chiusura del deal.
Intanto perché il contratto, trattandosi di un memorandum di intesa, sulla carta non è vincolante, sottolineano alcune fonti. E poi tra i punti che possono giocare a sfavoredella vendita del gruppo di riassicurazione, c’è la questione delle modalità di pagamento: l’operazione dovrebbe essere perfezionata cash e non carta contro carta. Tutte questioni su cui il mercato sta ragionando.
Inoltre, si apprende, l’intera impalcatura dell’accordo, come spesso accade in operazioni di una certa dimensione, contiene la così detta clausola Mac (Material adverse change). Una clausola di questo tipo prevede in genere che se si verifica un evento che ha un effetto negativo rilevante sulle attività o sugli affari della società target o del suo gruppo, si può recedere l’accordo e interrompere i dialoghi (spesso indicato come clausola
“MAC out”). Il punto è capire se un fattore esterno, e non interno alla azienda, come la crisi innescata dall’emergenza Coronavirus nel mondo possa avere impatti negativi e far scattare questo tipo di previsione contrattuale. Detto ciò, è altrettanto vero che ad ogni modo gli accordi tra Partner Re e Covea, secondo indiscrezioni, prevedono una penale che appare tutto sommato contenuta se confrontata con il valore della compravendita: sarebbe nell’ordine di 175 milioni di dollari, ammontare che dovrebbe essere versato alla controparte se il gigante francese dovesse decidere di tirarsi indietro. Certo, potrebbe partire con ogni probabilità una guerra legale che potrebbe far salire il conto finale. Ma è evidente che l’entità dell’assegno, 9 miliardi di dollari, che Covea deve staccare per rilevare la compagnia riassicurativa Usa, sembra imporre delle valutazioni aggiuntive, con esiti ancora tutti da capire.