A rischio 300mila posti di lavoro
L’emergenza Covid coglie una Puglia già in difficoltà di suo. Con la soglia del disagio, l’incidenza della povertà relativa, che tocca il 21,6%, un pugliese su cinque, indice di occupazione sotto il 50% come la disoccupazione giovanile fino a 24,anni, lavoratori a bassa paga – inferiore di 2/3 a quella media - che sono quasi il 20% del totale, 100.000 istanze per il reddito di cittadinanza. Poi la pandemia, e la crisi si è allargata ai lavoratori stagionali rientrati dal Nord, ai piccoli commercianti, agli artigiani, agli autonomi con entrate ridotte o azzerate. E con la crisi, ed il disagio sociale, cambia anche la “geografia” tipo dell’utenza dei centri di accoglienza, delle mense, dei ricoveri per i senza tetto.
«Cominciano a chiedere aiuto anche ristoratori, estetisti, parrucchieri, piccoli commercianti. E chi tra loro un tempo donava, ora chiede» dice don Geremia Acri che ad Andria, nella Bat, guida dal 2004 la casa di accoglienza S.Maria Goretti sostenuta dalla Diocesi, dalle offerte, dalla carità, dall’8 per mille. Due esempi su tutti: il commerciante di abbigliamento che non ha i soldi per il latte dei suoi bambini, di 3 e 5 anni, e il parrucchiere che ha qualche risparmio ma, tra affitto e un pò di debiti, non ce la fa. Cambia pure l'utenza della mensa con sempre più anziani: hanno la pensione sociale, ma danno ancora di più ai loro figli e così non rimane che don Geremia che distribuisce 300 pasti al giorno, tutto l’anno (erano 500 dopo la crisi del 2008 e così fino al 2015). «Ora tocca al ceto medio, che non ha mai approfittato, che ha una sua dignità, non fa la fila e si vergogna», dice il sacerdote. La crisi Covid 19 potrebbe provocare, secondo le stime Cerved, una caduta del Pil regionale, dal 7 al 16% secondo la durata del blocco. E i posti a rischio potrebbero essere 300.000.
Per questo «il diritto al sostegno dello Stato - dice chiaro Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia - deve essere generalizzato, perché la fascia di famiglie in difficoltà si è estesa. Bisogna mettere i soldi nelle tasche delle famiglie colpite». Cresce il disagio ma anche le tutele e gli aiuti. A Bari - grazie ad un appello del sindaco Decaro che, in queste ore, sta mettendo a punto le modalità per usufruire dei buoni spesa annunciati dal Governo sabato scorso (alla Puglia andranno 33 milioni) - alcune aziende locali contribuiscono alla distribuzione, ogni giorno, grazie a 700 volontari, di viveri e farmaci per i senza tetto e per almeno 750 famiglie indigenti. Ieri la regione ha deciso di proseguire nella misura del reddito di Dignità(Red), dal 2020 in poi, con risorse Fesr per 36,8 milioni.Resta il fattore tempo: «Se continua così avverte don Claudio Barboni, direttore regionale Migrantes che aiuta sempre più italiani indigenti, non solo immigrati - fra 2-3 settimane dovremo fare le mense per poveri agli angoli di strada». Quanto all’ordine pubblico il questore di Bari, Giuseppe Bisogno, assicura: «Abbiamo intensificato i servizi di polizia nei centri commerciali, già attenzionati da tempo».
Decaro sta mettendo a punto le modalità per usufruire dei buoni spesa annunciati sabato dal Governo