«Il lockdown sarà rivisto, ma cautela finché non avremo un vaccino»
Direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss
«Il lockdown sarà rivisto, non può certo durare in eterno. Saranno rimodulate le misure di contenimento. Diciamo che se ne riparlerà almeno dopo Pasqua. Però dobbiamo metterci in testa un concetto molto chiaro: anche quando saremo in piena discesa dei casi non potremo tornare alla vita di tre mesi fa. Dovremo riaprire con gradualità e prendere ancora delle cautele come un certo distanziamento sociale e l’utilizzo a esempio nei luoghi di lavoro di dispositivi di sicurezza, come le mascherine». Giovanni Rezza è il direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità. Da epidemiologo di lunga esperienza è sempre stato molto cauto nella lettura dei dati, ma i numeri di ieri solo 1.648 nuovi positivi - gli strappano un po’ di cauto ottimismo
Come li giudica?
Io non mi sbilancio mai sui dati del bollettino quotidiano. Spesso è una altalena fatta di delusioni e illusioni. Anche perché questi dati si basano sulle notifiche dei contagi e possono variare molto. Però posso dire che ci sono segnali positivi, perché abbiamo anche dei dati molto chiari di stabilizzazione nei ricoveri, soprattutto in Lombardia.
Ma quando calerà questa curva dei contagi?
I dati dei nostri modelli matematici ci dicono che il parametro R con zero che mostra la velocità di diffusione dei contagi in ex zone rosse come Codogno è in fase calante e che in altre parti d’Italia non aumenta e anche se lo dobbiamo determinare con esattezza è più o meno a uno (a un positivo corrisponde un contagio,ndr).
E quindi?
Significa che le misure di contenimento stanno dando i risultati sperati. Ho sempre detto che bisognava aspettare fine mese e forse in questo senso sono stato profeta. Aspettiamo comunque i prossimi giorni.
Il famoso picco è vicino?
Di picchi ce ne sono tanti. C’è stato quello di Codogno, c’è quello di Bergamo e Brescia. Potremmo avere un picco da qualche altre parte. Dobbiamo rassegnarci al fatto che non c’è un unico picco nazionale.
Ma quello lombardo è stato raggiunto?
Potremmo essere all’inizio della discesa, sperando che Milano rimanga protetta. Bisogna vedere se questa tendenza si consolida nei prossimi giorni e nel frattempo dobbiamo guardare ad altre zone d’Italia dove ci possono essere altri focolai intorno a Rsa e ospedali o piccole comunità dove ci possono essere isole di trasmissione importanti.
Possiamo cominciare a pensare a rivedere le misure di contenimento?
Innanzitutto non dobbiamo fare il tana libera tutti. Fino a Pasqua non si possono prendere decisioni. Dopo di che è chiaro che dobbiamo cominciare a ripensare le misure di controllo perché questa fase può durare un certo periodo, in Cina il lockdown è durato due mesi. Al momento non c’è una indicazione precisa.
Ma come potrebbe essere?
La riapertura non sarà da un giorno all’altro, ma sarà graduale e si potrebbe pensare di alleggerire le misure e magari riprenderle se peggiorassero i dati. Bisogna sperimentare vie alternative con maggiore controllo sul territorio con test mirati per i sospetti, rintraccio dei contatti e isolamento e ricorrendo anche alle app per il tracciamento. Servirà una strategia per evitare un nuovo lockdown completo
Si potrebbe riaprire per aree e filliere industriali?
Queste potrebbero essere due soluzioni garantendo il giusto distanziamento sociale e la protezione degli altri tramite l’uso di mascherine sul luogo di lavoro e magari sui mezzi di trasporto.
Come evitare che in questa seconda fase risalgano i contagi?
Finché non avremo un vaccino prodotto e distribuito su ampia scala questo virus rimarrà tra di noi. Vivere come vivevamo tre mesi fa per un periodo non sarà possibile. Bisogna essere chiari. Questo non vuol dire che non ricominceremo un po’ di attività sociale e quella lavorativa, ma sempre con alcune misure di precauzione.
E poi?
Servirà una potente intelligence sanitaria sul territorio, negli ospedali e tra i medici di base per continuare a monitorare il virus anche quando i casi saranno pochissimi.