Aiuti a imprese e ospedali: la Germania in cerca di risposte
L’imprevedibilità della pandemia mette alla prova il pragmatismo tedesco Il Paese è tornato ad affidarsi ad Angela Merkel, la sola capace di rassicurarlo
A partire da ieri in Germania oltre 3,6 milioni di Pmi, fino a 5 e fino a 10 dipendenti, hanno potuto collegarsi via internet al Regierungsprä si dium del proprio Land per compilare online un modulo e richiedere 9.000 o 15mila euro una tantum per tre mesi di emergenza coronavirus. Microimprese, lavoratori autonomi, liberi professionisti dai fotografi ai musicisti hanno accesso a questo programma di assistenza immediata “Soforthilfe” da 50 miliardi, purché solventi fino al 31 dicembre 2019. I server dei Länder, come in Assia, non hanno retto all’onda d’urto (il primo giorno 360.000 accessi) e sono andati in tilt. Ed è questa la Germania oggi. Una Germania che si batte contro il Covid-19 con tutte le forze del suo sistema sanitario, politico, economico e finanziario, che mette in campo «il più grande programma di aiuti della storia» contro un nemico invisibile e imprevedibile.
L ’« imprevedibilità» del Covid-19 mette alle corde la Germania. Fine della programmazione: il pragmatismo tedesco non può spingersi oltre le promesse circostanziate da tanti se e tanti ma. Il primo lockdown soft federale,che sarebbe dovuto scadere il 3 aprile, è stato superato ieri dalle prime estensioni, in Baviera il 19 aprile, in Saarland il 20 aprile. Ogni venti giorni verrà rivisto.
Il governo di grande coalizione Cdu-Csu e Spd ha comunque promesso solennemente ai cittadini che nessuno perderà il lavoro, nessuna azienda andrà in bancarotta,i malati saranno assistiti da uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. Gli annunci a raffica di faraonici aiuti finanziari pubblici e maxi-investimenti,rafforzati dalla credibilità e dall’affidabilità di cui gode la classe politica e soprattutto la cancelliera Angela Merkel, un primo effetto lo hanno ottenuto.
Nell’ultimo sondaggio sul gradimento degli elettori, l’unione CduCsu è tornata al 32%, consenso che non vedeva da due anni e grazie a un’impennata rapida dal 27% d’inizio marzo; Bündnis 90/Die Grünen, che ha visto passare in secondo piano l’emergenza del cambiamento climatico, è calato in meno di un mese dal 23% al 20%. Importante poi la rimonta dell’Spd, risalito al 16% dopo lunghi mesi al 13% in umiliante testa-a-testa con AfD. L’instabilità e il senso di smarrimento provocati dalla pandemia hanno penalizzato il partito di estrema destra Alternative für Deutschland, sceso al 10% dal 14% di gennaio, mentre hanno premiato i vecchi ma rassicuranti partiti dell’establishment,finiti fino a qualche mese fa sulla graticola del malcontento generalizzato nonostante dieci anni di crescita e disoccupazione record.
Determinante, nella risalita politica della Cdu, è stata Angela Merkel, tornata a ricoprire in pieno il ruolo di crisis manager. La cancelliera ha ripreso saldamente in mano le redini del Paese, colmando senza indugi il vuoto lasciato dalla leader del partito Annegret Kramp-Karrenbauer, dimessasi prima dell’arrivo del coronavirus in Germania.
Non esiste altro politico capace di rassicurare la Germania come la cancelliera: e solo la Merkel ha potuto chiedere ai tedeschi di rinunciare volontariamente alla propria libertà, di uscire al massimo in due e di rispettare la distanza di sicurezza, di fare la spesa con moderazione, senza il controllo della polizia. Tuttavia tre altri grandi calibri politici hanno sfoderato in questa emergenza una capacità d’intervento all’altezza del Covid-19: Jens Spahn (Cdu), ministro della Sanità, Olaf Scholz (Spd), ministro delle Finanze e Peter Altmaier (Cdu) ministro dell’Economia.
Il 39enne Jens Spahn si era già mosso bene in tempi non sospetti, rinunciando alla corsa alla leadership della Cdu e accontentandosi del posto di vice del candidato Armin Laschet. Scoppiata la pandemia, Spahn ha conquistato per ora la fiducia dei cittadini: non solo con il suo tono e sguardo vigoroso mai gradasso, ma con i fatti. Spahn ha subito detto che i 28mila letti in terapia intensiva, di cui 25mila con ventilatori, sarebbero raddoppiati. E con un budget di svariati miliardi di euro si è rivolto a ospedali e cliniche: il sistema sanitario tedesco è complesso, le strutture sanitarie sono pubbliche ma gestite come in appalto da privati che vedono nelle cure un business. Spahn sta parlando con la loro lingua: agli ospedali che terranno liberi i letti (in attesa dei malati da coronavirus) verrà riconosciuto un contributo extra di 560 euro al giorno, dal 16 marzo al 30 settembre. Lasciare liberi letti è una perdita rispetto agli incassi dei interventi “normali”.
Chi creerà posti per la terapia intensiva riceverà 50mila euro a letto. Chi curerà i malati di coronavirus avrà 185 euro al giorno invece di 145. E chi trasformerà i centri di riabilitazione in sale ospedaliere avrà un compenso speciale. Inoltre lo Stato darà 50 euro al giorno in più per camici e mascherine per proteggere il personale ospedaliero. La Germania ha 1.942 ospedali e cliniche, ma su 1.160 che potrebbero curare i malati di Covid-19 sono 700 ad aver accettato le offerte di Spahn.
Scholz è riuscito in una manciata di giorni a cestinare il freno sul debito, ottenendo dal Bundestag 156 miliardi di debito a deficit per finanziare una miriade di interventi d’emergenza, tra i quali oltre alla sanità un fondo di stabilizzazione economica da 600 miliardi, di cui 400 in garanzie. Altmaier ha promesso che nessuna grande impresa tedesca fallirà o verrà svenduta a mani straniere, ha eretto il muro della nazionalizzazione temporanea, e ha rilanciato la KfW, che avrà in dote 822 miliardi di garanzie pubbliche dall’80% al 90% sulle quale fare leva per nuovi prestiti «illimitati» a 5 anni per imprese piccole, medie e grandi.
Intanto, mentre i contagiati salgono, il Pil inesorabilmente cala. Il Consiglio degli esperti economici ieri ha previsto tre scenari: quello base, con un Pil che si contrae del 2,8% quest’anno ma risale del 3,7% nel 2021; “V” con Pil a -5,4% nel 2020 e +4,9% nel 2021; “U” con Pil a -4,5% nel 2020 e +1,0% l’anno prossimo.