Arriva la mano tesa dell’Europa
Dopo Cina e Russia è partita anche la solidarietà di Francia e Germania
«In Russia - raccontava nei giorni scorsi all’agenzia Agi Serghej Razov, ambasciatore della Federazione Russa in Italia - c’è un detto: non esiste il dolore di altri». Tanto più vero per chi appartiene a un’Unione. Eppure, nei giorni in cui l’emergenza coronavirus sembrava ancora un problema solo italiano, con il resto d’Europa a guardare dall’esterno e più preoccupato a proteggersi, i primi a riempire il vuoto raccogliendo le richieste di aiuto sono stati i russi, i cinesi, i cubani. Un monito alla solidarietà europea: venuta dopo, meno appariscente. Ma una scelta obbligata.
Come quella della Nato, che sta trasmettendo la richiesta di assistenza internazionale inoltrata dal ministero italiano dell’Interno al Centro euro-atlantico per il coordinamento della risposta alle emergenze (Eadrcc). E mentre il virus straccia un confine dopo l’altro, accomunando il mondo intero nel dramma e nel bisogno di aiuto, la Commissione Ue ha pubblicato un documento per dimostrare che, sia pure in ritardo, la «mano tesa» ai vicini esiste. Anche se è ormai una mano da tendere in tante direzioni, perché sempre più mani si tendono chiedendo aiuto.
La Francia, ricorda il documento, ha donato all’Italia un milione di mascherine e 20mila camici protettivi, dalla Germania sono in arrivo un milione di mascherine, 300 respiratori sono già stati consegnati. Mentre diversi Länder tedeschi hanno accolto pazienti gravi dall’Italia (il ministero degli Esteri tedesco ne conferma 73, in terapia intensiva) e dalla Francia. Aiuti reciproci incrociati (posti in ospedale e forniture di materiale protettivo) vengono scambiati tra il Tirolo austriaco e il Sud Tirolo.
Un’altra prova di vicinanza è quella venuta nei giorni scorsi da chi è ancora sulla soglia dell’Unione: salutando 30 medici in partenza per l’Italia, e ricordando gli albanesi curati negli ospedali italiani, il premier Edi Rama ha ricordato che l’Albania non è un Paese ricco, «ma non siamo privi di memoria. Non ci possiamo permettere di non dimostrare all’Italia che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà». «L’Unione Europea - scrive Tara Varma dell’European Council on Foreign Relations - ci ha messo un po’ a reagire al coronavirus in modo adeguato. Ora ha iniziato a farlo, dimostrando che può rispondere all’aspettativa di una risposta alla crisi a livello europeo. Questa è una crisi in cui gli europei hanno la responsabilità di dimostrare umanità, solidarietà, efficienza: per difendere quello che siamo». Non dovrebbe essere che così.