Huawei, gli utili rallentano e la telco avverte gli Usa
De Vecchis: «In Italia non indietreggeremo sugli investimenti»
Il 2019 per Huawei è stato «straordinario» con «l’azienda che ha fatto continui progressi nonostante l’enorme pressione esterna», spiega Eric Xu. Su questo punto il presidente “a rotazione” del colosso cinese, primo produttore al mondo nelle reti di tlc e secondo negli smartphone dietro a Samsung e davanti ad Apple, non usa però toni concilianti parlando con i giornalisti per la conference di presentazione dei conti: «Penso che il governo cinese non starà a guardare» a fronte di eventuali nuove restrizioni degli Usa. Perché Pechino «non dovrebbe vietare i chip Usa e i prodotti Usa per il 5G per motivi di sicurezza informatica?».
Per il colosso di Shenzhen il 2019 si è chiuso in crescita, ma con tutti i segni dell’aspra contesa con l’amministrazione Trump. L’utile netto di 62,7 miliardi di yuan (9 miliardi di dollari) è salito del 5,6%. Qui si vede il primo contraccolpo: la crescita non è paragonabile con il +25% del 2018 e il +28% dell’anno precedente.
Quanto alle entrate, il balzo è stato del 19% arrivando a sfiorare i 123 miliardi di dollari. Anche qui però il portato dello scontro con gli Usa è evidente con un fatturato trainato dal mercato interno (+36,2%) arrivato a pesare per il 59% contro il 52% dell’anno prima. Dall’altra parte nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa)leentratesonocresciutedello0,7% (contro il +24% del 2018). Di conseguenza il peso dell’area sul totale del business è sceso dal 28 al 23 per cento. Altro indicatore in tal senso arriva dalle aree di business, con il consumer salito del 34% (e arrivato al 54,4% del totale) mentre il carrier, le reti, non è andato oltre il +3,8% arrivando a valere il 34,5% del business totale di una Huawei che comunque ha spinto sulla ricerca e sviluppo: 18,8 miliardi di dollari di investimenti in R&D, il 15,3% del fatturato complessivo.
«Il 2020 sarà un anno difficile», chiarisce però il rotating chairman Eric Xu, con riferimento alla “lista nera” in cui gli Usa mantengono la società, con tutti i problemi di approvvigionamento che comporta cui potrebbe aggiungersi, almeno stando alle indiscrezioni che rimbalzano da Oltreoceano, un’azione degli Usa su fornitori anche non statunitensi, fra cui la Taiwan Semiconductor Manufacturing, il più grande produttore mondiale di chip. «Potremmo acquistare da Samsung in Corea o da altri. Ma sarebbe come aprire il vaso di Pandora», minaccia Xu.
Lo scontro fra Huawei e Usa rappresenta una partita aperta anche in Italia. «Il Copasir coglie continuamente l’occasione per ribadire il proprio pensiero», ha sottolineato il presidente di Huawei Italia Luigi De Vecchis in conference con i giornalisti. Il riferimento è alle dichiarazioni dei giorni scorsi, ossia all’allerta lanciata al governo a tutela delle aziende e delle infrastrutture strategiche nazionali. «Abbiamo sempre rigettato le accuse sulla nostra tecnologia e i rapporti fra il Gruppo e il governo cinese e più volte messo a disposizione del Copasir il testo originale della legge cinese che non si applica al di fuori dei confini della Cina», ha sottolineato De Vecchis assicurando che «in Italia non indietreggeremo sugli investimenti».
Nel frattempo, in piena emergenza coronavirus, Huawei ha lanciato il suo sito italiano di e-commerce. La mossa fa seguito ad analoghe aperture in Francia e Spagna.