Caschi di ventilazione rilanciati grazie a un file
«I componenti dalla Cina arrivano a fine aprile. Quindi ci siamo dovuti arrangiare». Tempi impossibili da accettare per Massimo Callegher, co-titolare di Harol, Pmi milanese da appena 11 addetti diventata strategica in questa crisi. Azienda travolta da una domanda per oltre 10mila caschi per ventilazione non invasiva: il doppio, in un solo mese, dell'intera produzione realizzata lo scorso anno. «Attendere il cargo dalla Cina - spiega l’imprenditore avrebbe bloccato la produzione. Così ci siamo rivolti ad una piccola realtà italiana, Shape Mode, che sta già realizzando i tappi e i raccordi in plastica di cui abbiamo bisogno: quando abbiamo visto esplodere la domanda di ospedali e Regione abbiamo cercato alternative e la stampa 3D è stata la soluzione». L’azienda ha già provveduto a spedire in Lombardia 1300 caschi per la ventilazione non invasiva e ora sta lavorando per aumentare la capacità produttiva, con nuovi investimenti per due nuove linee, macchinari da 80mila euro ciascuno per saldare la plastica. «Chi paga? Al momento noi - spiega - e poi si vedrà, magari ci saranno aiuti o finanziamenti, vedremo. Intanto lavoriamo sei giorni su sette e a breve potremo produrre 700 pezzi la settimana». In attesa di trovare rinforzi in termini di personale Harol si concentra al 100% su questa attività, rinunciando anche a nuovo business. Con il centralino a comunicare qualcosa di inedito, il segno dei tempi in questo mondo ribaltato. «Vi preghiamo di non sollecitare nuovi ordini – spiega la voce registrata – e siamo certi della vostra comprensione».