Tim e Enel divise sulla rete: nel Cura Italia blitz della Lega
Telecom vara l’organismo di vigilanza e chiama Pignatone a presiederlo
Invece di compattare, il virus divide. Almeno nel caso delle tlc, il tasso di litigiosità latente tra gli operatori non accenna a diminuire e, in particolare, l’invito rivolto dal ministro del Tesoro Roberto Gualtieri a Telecom e Open Fiber a collaborare per realizzare la rete unica sembra essere caduto nel vuoto. La situazione è rimasta quella che era al punto di partenza. Telecom, giustamente dal suo punto di vista, non ha intenzione di perdere il controllo della rete, che, oltre a essere il suo core business, è anche il principale asset “fisico” a garanzia del debito. D’altra parte Enel, azionista paritetico con Cdp della sfidante della fibra, legittimamente dal suo punto di vista, supporta la posizione più volte espressa dal presidente di Open Fiber Franco Bassanini che comunque, se rete unica deve essere, questa non deve sottostare all’incumbent nazionale.
Si potrebbe osservare che forse sarebbe possibile salvare capra e cavoli con una regolamentazione di garanzia per tutto il settore e con una governance stringente che assegni a Cdp - azionista di peso di entrambe le società - il ruolo di ago della bilancia, senza privare Telecom del suo asset industriale portante, nè sguarnire la rete delle competenze di cui è storicamente portatore il gruppo. Ma si è ben lontani dall’affrontare questi argomenti.
Gli analisti di Equita hanno partecipato al road-show da remoto che Enel sta conducendo sui risultati del 2019 e hanno riferito che l’ad Francesco Starace ha ribadito come a oggi non ci siano offerte ufficiali sul tavolo, sottolineando che «qualsiasi proposta di integrazione che venisse presentata dovrebbe necessariamente vedere Tim rinunciare al controllo dell’asset, perché altrimenti non potrebbe superare il vaglio dell’Antitrust europeo». Posizione questa che si scontra con quella del vertice Telecom, sia dell’ad Luigi Gubitosi, sia del presidente Salvatori Rossi. Secondo l’ad di Enel, inoltre, lo scorporo della rete secondaria di Telecom in una società ad hoc, con l’ingresso di KKR (che ha l’esclusiva) «richiederà tempo: stimiamo 12 mesi».
L’emergenza da coronavirus sta però dimostrando quanto sia importante poter disporre di una rete performante a copertura nazionale. Se i privati non riescono a mettersi d’accordo non è escluso che la palla torni nel campo dello Stato. Tra gli emendamenti all’articolo 82 del decreto Cura Italia nel weekend è spuntato anche quello che recita: «Entro 12 mesi dall’entrata in vigore del testo, il Presidente del Consiglio presenta un piano per la costruzione di una rete unica in banda ultralarga, anche mediante convergenza di reti esistenti». Lo ha presentato la Lega, ma non è detto che non faccia proseliti.
E nel frattempo Telecom, che ha riunito ieri il cda, ha costituito l’organismo di vigilanza chiamando alla presidenza l’ex procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. Del nuovo organismo, che rileverà le funzioni di vigilanza ex decreto legislativo 231 finora svolte dal collegio sindacale, fanno parte anche Carlo Piergallini, il sindaco Anna Doro e il responsabile dell’audit Gianfranco Cariola.