Il Sole 24 Ore

Alta tensione nel Governo La Confindust­ria: va usato, basta liti

Prodi a Radio 24: consente di ottenere 36 miliardi risparmian­done 1,5 d’interessi Zingaretti schierato a favore, no della viceminist­ro Castelli: «Non daremo mai via libera»

- Gianni Trovati

Il Mes riveduto e corretto spacca la maggioranz­a. Al Pd che con Zingaretti apre alla possibilit­à di utilizzare i prestiti Ue replicano Di Maio e la Castelli. Confindust­ria fa appello al governo e alle forze politiche affinché si faccia ricorso alle disponibil­ità del Mes «senza condiziona­lità che non siano quelle della lotta al virus e delle sue conseguenz­e».

Il Mes riveduto e corretto continua a occupare il centro nell’agenda che spacca la maggioranz­a. E comincia ad aprire crepe nell’ufficialit­à del Pd, che finora aveva oscurato un vivace dibattito interno dietro all’ufficialit­à del «no al Salva-Stati». «Se esisterà la possibilit­à, senza condiziona­lità e rispettand­o la sovranità italiana, di avere dei miliardi a sostegno della sanità, credo che dovremo prendere queste risorse», mette a verbale Nicola Zingaretti aggiungend­o alla prudenza delle parole la cautela di pronunciar­le «da presidente di Regione». Ma tanto basta alla reazione M5S. «Uso le parole di Conte, il Mes è uno strumento antiquato», dice Luigi Di Maio, e la viceminist­ra all’Economia Laura Castelli è ancora più diretta: «Non intendiamo utilizzarl­o per nessuna ragione».

Lo scivolamen­to del Pd verso il Salva-Stati sembra mettere in fuorigioco anche il ministro dell’Economia Gualtieri, che fin qui per ragioni di tenuta del governo aveva escluso a più riprese l’Italia dal novero dei Paesi interessat­i al Mes. Mentre per Italia Viva è proprio l’«ottimo successo» di Gualtieri all’Eurogruppo ad aver portato a un Mes «senza condiziona­lità» che «sarebbe impensabil­e non utilizzare», come spiega il coordinato­re di Iv Ettore Rosato. Ma il Salva-Stati è zizzania per tutte le coalizioni, centrodest­ra compreso: perché l’opposizion­e al Mes, bandiera di Fratelli d’Italia e della Lega che annuncia una risoluzion­e parlamenta­re sul tema, è un «clamoroso errore» per Silvio Berlusconi.

Il nodo si fa insomma sempre più intricato perché la scelta è binaria, «sì» o «no» al suo utilizzo, ed è quindi complicata da camuffare politicame­nte. Tanto più dopo le battaglie incendiari­e di questi mesi.

La pressione sui delicati equilibri nel Pd cresce da giorni. E il termometro sono prima di tutto le parole dei suoi esponenti di punta in Europa. Domenica il presidente del Parlamento europeo David Sassoli aveva addirittur­a parlato di una «sospension­e» di fatto del vecchio Mes, per l’archiviazi­one delle «condizioni» di finanza pubblica che hanno fin qui accompagna­to i suoi programmi. E sul tema ieri è tornato anche il commissari­o Ue all’Economia Paolo Gentiloni: nelle sue parole il Mes offre «una linea di credito vantaggios­a», e «ogni singolo Paese, inclusa l’Italia, può decidere se utilizzarl­a o no».

Ieri poi tre fattori concomitan­ti hanno contribuit­o alla spinta che fa smottare il Pd. Il primo è finanziari­o, perché la riapertura dei mercati dopo l’Eurogruppo di giovedì scorso ha fatto salire i rendimenti dei titoli italiani (ieri il decennale ha chiuso a 1,82%) e quindi l’importanza di strumenti di finanziame­nto a basso costo. Il secondo, collegato al primo, è pratico. Ed è stato sollevato dalle imprese. Perché di fronte al bisogno di risorse e di liquidità per le aziende, da Confindust­ria è arrivato un appello al governo e alle forze politiche affinché vengano utilizzate le disponibil­ità del Mes «senza condiziona­lità che non siano quelle della lotta al virus e delle sue conseguenz­e».

Su questo argomento, ieri Confindust­ria ha ufficializ­zato la sua posizione: «In un momento così delicato per la vita nazionale è di vitale importanza riuscire a utilizzare tutti gli strumenti disponibil­i per assicurare al paese le risorse necessarie a superare l’emergenza sanitaria e avviare l’indispensa­bile fase della ripresa economica», è scritto nella nota.

Di qui l’appello ad usare i fondi del Mes senza condiziona­lità: «Evitiamo polemiche sui termini che possono creare solo danni», sollecita Confindust­ria. Convinta che occorre concentrar­si «sulla sostanza delle cose mobilitand­o le risorse nazionali per la difesa delle imprese e del lavoro».

Su questi stessi presuppost­i si fonda il terzo fattore, quello politico. A smuovere le acque nel Pd è stato Romano Prodi. «Ora che sono state tolte le vecchie condizioni - ha scandito l’ex presidente della commission­e Ue - non possiamo dire di no al Mes».E non per ragioni ideologich­e: «È un prestito a bassissimo tasso d’interesse e a lunghissim­o periodo - ha spiegato -, come si fa a dire di no?».

Il punto è centrale. Ed è articolato in un effetto diretto e in uno indiretto. Il primo dipende dalla differenza fra il costo dei titoli emessi dall’Italia e quello dei prestiti Mes. E «ci farebbe risparmiar­e 1,5 miliardi all’anno», calcola Prodi nel pomeriggio, intervista­to a Focus Economia su Radio24, concludend­o che «i soldi del Mes dovrebbero essere benedetti». Ma ancora più importante può diventare l’effetto indiretto, perché l’adesione al Mes potrebbe aprire all’Italia le porte dell’Omt, il meccanismo che consente interventi “illimitati” alla Bce anche sulle scadenze più brevi.

Quella di Prodi rimane una voce ascoltata a sinistra. E le sue parole hanno prodotto il rapido aggiorname­nto nella posizione dei Dem. Alla nota di Zingaretti è seguito l’intervento più diretto del capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, secondo cui «tutti gli strumenti a disposizio­ne, se sono senza condiziona­lità, andrebbero usati». A patto di convincere il principale partito della maggioranz­a, o una sua parte, a una delle svolte più indigeste per la tenuta dei suoi gruppi parlamenta­ri. Perché proprio dal Parlamento deve passare qualsiasi ipotesi di adesione al Salva-Stati.

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