Mappe del rischio, ecco l’app che traccia i contagi
Perquisizioni al Trivulzio e in altre residenze, prese cartelle, protocolli e mail
Mappe del rischio per categorie produttive per stabilire le filiere con esposizioni al virus gestibili con misure tipo l’obbligatorietà di mascherine. In arrivo App per tracciare i positivi al Covid-19 e frenare i contagi. Il tutto è all’esame della task force guidata da Vittorio Colao.
Milano ancora sotto i riflettori, tra andamento dei contagi da coronavirus “anomalo” rispetto alle altre province e inchieste legate alle residenze per anziani, tra cui il simbolico Pio Albergo Trivulzio - che, al di là delle ripercussioni penali su cui indaga la procura, hanno messo in luce uno degli anelli deboli della sanità.
Il calo a singhiozzo di Milano
La provincia di Milano e il capoluogo stesso è sotto l’attenzione dell’Unità di crisi della Regione Lombardia perché negli ultimi giorni il calo dei positivi è stato meno netto, anche se non per tutti i tecnici la curva legata ai tamponi sembra attendibile, essendo diversa la quantità dei test giornalieri.
Il giorno prima di Pasqua il trend era di nuovo in forte aumento, con quasi 250 casi in città, molto di più di quanto avvenuto la settimana precedente. Un’oscillazione da capire, in controtendenza rispetto a quello che viene dichiarato dagli ospedali, che segnalano una diminuzione della pressione nei pronto soccorsi e nelle terapie intensive.
La discesa procede a singhiozzi, si scende e si sale, come viene evidenziato anche dai modelli matematici applicati all’epidemiologia. Già ieri il dato milanese è andato nettamente meglio: c’è stata una frenata dei nuovi contagi accertati: 189 in più in provincia (solo il giorno prima erano 481), per un totale di 14.350, mentre a Milano città se ne sono riscontrati 57 in più (solo il giorno prima erano 296), per un totale di 5.914.
Tuttavia il calo di altre province, tra cui quelle molto colpite come Bergamo e Brescia, è stato più netto e costante negli ultimi 10 giorni.
Secondo le riflessioni all’interno del Policlinico, che sta peraltro gestendo il nuovo ospedale di terapia intensiva appena nato negli edifici della ex Fiera di Milano, i dati sono da interpretare considerando più elementi che si sovrappongono: a Milano le relazioni professionali hanno reso più difficile la distanza sociale; un bacino con molte persone è fisiologicamente più lento nella guarigione perché i tempi di incubazione del virus sono diversi e si sovrappongono; le strutture ospedaliere ospitano anche pazienti provenienti da fuori città, ma nel conteggio non viene fatta una distinzione del luogo di provenienza.
Oltre a questo però si aggiungono altri allarmi sociali che a Milano sono molto più pesanti che altrove. Prima di tutto c’è la presenza di quartieri molto popolosi, tra cui quelli con le case popolari. A Milano ci sono 70mila alloggi, tra quelli di proprietà del Comune e quelli della Regione. Si tratta spesso di edifici con appartamenti piccoli e molte persone all’interno, dove il contagio familiare è quasi inevitabile se tra i conviventi ci sono malati. La catena dei contagi quindi si allunga fatalmente.
Questo problema sta portando l’opposizione in Lombardia a chiedere con forza l’uso sia dei test sierologici che dei tamponi, «senza i quali non è possibile immaginare una riapertura - dice la consigliera Carmela Rozza (Pd) - E di questi devono farsi carico lo Stato, non le aziende».
Indagini alla svolta: primo sequestro di ingente materiale nel Pio Albergo Trivulzio e in altre residenze milanesi
Altra questione che si somma è la letalità del virus all’interno delle Rsa, le residenze per anziani finite nel mirino della procura di Milano. Solo al Pio Albergo Trivulzio sono morte 150 persone dall’inizio dell’epidemia.
Il caso delle Rsa
Ieri le indagini hanno avuto un momento di svolta con il primo sequestro di ingente materiale nel Pio Albergo Trivulzio e in altre residenze milanesi, in particolare nei quartieri di Affori, Lambrate, Corvetto, oltre al più noto Don Gnocchi. Nell’inchiesta coordinata dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano sono indagati i vertici delle residenze: sarebbero stati iscritti nel registro una decina di persone, tra cui il dg del Trivulzio Giuseppe Calicchio e altri 4 dirigenti del Don Gnocchi.
Tra i documenti sequestrati ci sono cartelle cliniche, protocolli relativi alla gestione delle malattie infettive e anche le mail scambiate tra amministratori e istituzioni, Comune di Milano e Regione Lombardia in particolare (Comune e Regione nominano rispettivamente cda e dg del Pat).
Le indagini si stanno concentrando su tre filoni: la verifica sul fatto che le cartelle cliniche siano state manomesse, e sulle informazioni taciute ai familiari, come denunciato negli esposti; lo svolgimento del piano pandemico e l’utilizzo delle mascherine; la delibera dell’8 marzo della Regione, che chiedeva alle Rsa di ospitare su base volontaria i malati di Covid per alleggerire le altre strutture ospedaliere.