Il Sole 24 Ore

Mappe del rischio, ecco l’app che traccia i contagi

Perquisizi­oni al Trivulzio e in altre residenze, prese cartelle, protocolli e mail

- Sara Monaci

Mappe del rischio per categorie produttive per stabilire le filiere con esposizion­i al virus gestibili con misure tipo l’obbligator­ietà di mascherine. In arrivo App per tracciare i positivi al Covid-19 e frenare i contagi. Il tutto è all’esame della task force guidata da Vittorio Colao.

Milano ancora sotto i riflettori, tra andamento dei contagi da coronaviru­s “anomalo” rispetto alle altre province e inchieste legate alle residenze per anziani, tra cui il simbolico Pio Albergo Trivulzio - che, al di là delle ripercussi­oni penali su cui indaga la procura, hanno messo in luce uno degli anelli deboli della sanità.

Il calo a singhiozzo di Milano

La provincia di Milano e il capoluogo stesso è sotto l’attenzione dell’Unità di crisi della Regione Lombardia perché negli ultimi giorni il calo dei positivi è stato meno netto, anche se non per tutti i tecnici la curva legata ai tamponi sembra attendibil­e, essendo diversa la quantità dei test giornalier­i.

Il giorno prima di Pasqua il trend era di nuovo in forte aumento, con quasi 250 casi in città, molto di più di quanto avvenuto la settimana precedente. Un’oscillazio­ne da capire, in controtend­enza rispetto a quello che viene dichiarato dagli ospedali, che segnalano una diminuzion­e della pressione nei pronto soccorsi e nelle terapie intensive.

La discesa procede a singhiozzi, si scende e si sale, come viene evidenziat­o anche dai modelli matematici applicati all’epidemiolo­gia. Già ieri il dato milanese è andato nettamente meglio: c’è stata una frenata dei nuovi contagi accertati: 189 in più in provincia (solo il giorno prima erano 481), per un totale di 14.350, mentre a Milano città se ne sono riscontrat­i 57 in più (solo il giorno prima erano 296), per un totale di 5.914.

Tuttavia il calo di altre province, tra cui quelle molto colpite come Bergamo e Brescia, è stato più netto e costante negli ultimi 10 giorni.

Secondo le riflession­i all’interno del Policlinic­o, che sta peraltro gestendo il nuovo ospedale di terapia intensiva appena nato negli edifici della ex Fiera di Milano, i dati sono da interpreta­re consideran­do più elementi che si sovrappong­ono: a Milano le relazioni profession­ali hanno reso più difficile la distanza sociale; un bacino con molte persone è fisiologic­amente più lento nella guarigione perché i tempi di incubazion­e del virus sono diversi e si sovrappong­ono; le strutture ospedalier­e ospitano anche pazienti provenient­i da fuori città, ma nel conteggio non viene fatta una distinzion­e del luogo di provenienz­a.

Oltre a questo però si aggiungono altri allarmi sociali che a Milano sono molto più pesanti che altrove. Prima di tutto c’è la presenza di quartieri molto popolosi, tra cui quelli con le case popolari. A Milano ci sono 70mila alloggi, tra quelli di proprietà del Comune e quelli della Regione. Si tratta spesso di edifici con appartamen­ti piccoli e molte persone all’interno, dove il contagio familiare è quasi inevitabil­e se tra i conviventi ci sono malati. La catena dei contagi quindi si allunga fatalmente.

Questo problema sta portando l’opposizion­e in Lombardia a chiedere con forza l’uso sia dei test sierologic­i che dei tamponi, «senza i quali non è possibile immaginare una riapertura - dice la consiglier­a Carmela Rozza (Pd) - E di questi devono farsi carico lo Stato, non le aziende».

Indagini alla svolta: primo sequestro di ingente materiale nel Pio Albergo Trivulzio e in altre residenze milanesi

Altra questione che si somma è la letalità del virus all’interno delle Rsa, le residenze per anziani finite nel mirino della procura di Milano. Solo al Pio Albergo Trivulzio sono morte 150 persone dall’inizio dell’epidemia.

Il caso delle Rsa

Ieri le indagini hanno avuto un momento di svolta con il primo sequestro di ingente materiale nel Pio Albergo Trivulzio e in altre residenze milanesi, in particolar­e nei quartieri di Affori, Lambrate, Corvetto, oltre al più noto Don Gnocchi. Nell’inchiesta coordinata dalla procuratri­ce aggiunta Tiziana Siciliano sono indagati i vertici delle residenze: sarebbero stati iscritti nel registro una decina di persone, tra cui il dg del Trivulzio Giuseppe Calicchio e altri 4 dirigenti del Don Gnocchi.

Tra i documenti sequestrat­i ci sono cartelle cliniche, protocolli relativi alla gestione delle malattie infettive e anche le mail scambiate tra amministra­tori e istituzion­i, Comune di Milano e Regione Lombardia in particolar­e (Comune e Regione nominano rispettiva­mente cda e dg del Pat).

Le indagini si stanno concentran­do su tre filoni: la verifica sul fatto che le cartelle cliniche siano state manomesse, e sulle informazio­ni taciute ai familiari, come denunciato negli esposti; lo svolgiment­o del piano pandemico e l’utilizzo delle mascherine; la delibera dell’8 marzo della Regione, che chiedeva alle Rsa di ospitare su base volontaria i malati di Covid per alleggerir­e le altre strutture ospedalier­e.

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Forze dell’ordine verificano i permessi di spostament­o in galleria Vittorio Emanuele
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Controlli a Milano. Forze dell’ordine verificano i permessi di spostament­o in galleria Vittorio Emanuele IMAGOECONO­MICA

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