Fieg fa causa a Telegram: diffonde i giornali gratis
La Federazione degli editori di giornali ha chiesto ad Agcom «un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche» che, secondo il presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti «ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto». Si ipotizza un danno di almeno 250 milioni all’anno, che però potrebbe anche arrivare a superare il miliardo.
Per il mondo della carta stampata, da anni vittima di un’emorragia senza fine di copie vendute e di ricavi pubblicitari in caduta verso il basso e comunque spostatisi in massa verso i giganti del web, il nemico ora è talmente pericoloso da poter far saltare il banco.
L’incubo degli editori ora si chiama Telegram, l’app di messaggistica istantanea ideata dal “Zuckerberg russo” Pavel Durov. E il rischio è percepito così tanto palese da spingere la Fieg, la federazione degli editori di giornali, ad alzare al massimo il livello di allarme chiedendo «ad Agcom un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di T el eg ram, sulla ba sedi un’ analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiuntoli velli intollerabili per uno Stato di diritto», sottolinea il presidente, Andrea Riffeser Monti, che ricorda come di recente sul tema si sia pronunciato con preoccupazione anche il Sottosegretario per l’editoria, Andrea Martella.
Quella chiesta da Fieg è come una bomba atomica: la chiusura di un social che vede anche Ministeri tra gli utilizzatori. I dati però, spiega Riffeser, sono troppo evidenti per non tentare di sradicare il problema. «In un’ipotesi altamente conservativa stimiamo 670mila euro al giorno di perdite: circa 250 milioni di euro all’anno».
Questa è l’ipotesi conservativa, ma nel report prodotto dalla Federazione il colpo arriva anche a superare il miliardo. Numeri, questi, cui si arriva partendo dagli iscritti a 10 canali Telegram tenuti sotto osservazione in cui agli iscritti vengono offerte copie pirata di decine di quotidiani e periodici. Gli iscritti all’1 aprile sono 574mila e l’aumento da gennaio in poi è costante: +7% a febbraio, del +20% a marzo e del +46 % nei primi giorni del mese di aprile. E nel solo periodo dell’emergenza Covid-19 anche il numero delle testate piratate è aumentato dell’88%, passando dalle 77 di gennaio alle 163 di aprile. Il canale Edicola Wapposa, segnala la Fieg, ha superato l’11 aprile i 200mila iscritti, festeggiando il traguardo con un “Grazie a tutti!”.
Insomma, un fenomeno in crescita esponenziale con copie che rimbalzano da Telegram ad altre app di messaggistica con danni in mancati acquisti che possono superare il miliardo all’anno. Troppo per una editoria che combatte con cali di copie e di pubblicità e che si trova da tempo a cercare anche la giusta quadra con alcuni servizi illegittimi di rassegne stampa.
Una buona notizia è arrivata nei giorni scorsi dalla Francia con la richiesta dell’Antitrust a Google di trovare un accordo per la remunerazione di articoli online in ottemperanza della direttiva Ue sul copyright. Ma quella direttiva va attuata in Italia e la scorsa settimana il presidente Fieg ha fatto appello a Governo e Parlamento per intervenire con urgenza. Insomma, una situazione troppo pesante per indugiare. Per questo la Fieg si è rivolta ad Agcom per chiedere di mettere in stand by Telegram. A quanto risulta al Sole 24 Ore l’Authority ha avviato un’istruttoria. La questione dovrebbe essere affrontata il 23 aprile dal consiglio dell’Autorità. A meno che Telegram non batta un colpo. Ma le richieste di Agcom, per ora, sono cadute nel vuoto.
L’Authority ha aperto un’istruttoria e il Consiglio affronterà la questione nella seduta del 23 aprile