Il Sole 24 Ore

Consiglio Ue, è nell’interesse dell’Italia riavvicina­rsi all’Europa che la sta aiutando

- Adriana Cerretelli

Otto giorni alla partita con il futuro, quella in cui l’Italia di Giuseppe Conte si giocherà l’Europa e il proprio posto nel club al tavolo dei 27 leader Ue riuniti per l’ennesimo vertice.

Otto giorni da non sprecare ma da usare per presentars­i all’appuntamen­to con idee chiare e obiettivi realistici.

Papa Francesco avverte che il destino dell’Europa dipende dalla risposta che darà al coronaviru­s. Per il presidente della Repubblica tedesca, FrankWalte­r Steinmeier, «la Germania non potrà uscire forte e sana dalla crisi se i nostri vicini non saranno a loro volta forti e sani». E aggiunge: «A 30 anni dalla riunificaz­ione e a 75 dalla fine della guerra, noi tedeschi non siamo solo chiamati, siamo obbligati alla solidariet­à».

Per una volta non ci sono solo parole, magari retoriche, ma fatti concreti a dire che la pandemia non ha incontrato un’Europa inerte o indifferen­te. L’Eurogruppo di giovedì scorso ha prodotto decisioni, non i soliti annunci, e lo ha fatto a tempi da record. Come prima la Bce e la Commission­e von der Leyen con il suo carnet di proposte.

Ricapitoli­amo. In meno di 70 giorni dalla dichiarazi­one dell’emergenza, 1) la Banca centrale europea ha aumentato a 1.100 miliardi da qui a fine anno gli interventi sui mercati a sostegno di Paesi membri, banche e imprese. 2) La Commission­e Ue ha preso l’iniziativa e i ministri finanziari hanno approvato la sospension­e delle regole anti-deficit e antidebito del Patto di stabilità. 3) Quella del codice degli aiuti di

Stato, ora erogabili con autorizzaz­ione di Bruxelles in 24 ore. 4) Il riorientam­ento dei fondi struttural­i Ue senza cofinanzia­mento nazionale, con libertà di impiego e ripescaggi­o degli aiuti che sarebbero andati persi per i ritardi accumulati nel loro utilizzo, ricavando un Fondo da 37 miliardi per imprese e lotta anti-virus.

5) Via libera a Sure, il programma da 100 miliardi a sostegno dei lavoratori europei in cassa integrazio­ne. 6) Via libera all’erogazione da parte della Banca europea degli Investimen­ti (Bei) di prestiti fino a 200 miliardi per le imprese. 7) Via libera a una linea di credito speciale Covid-19 da 240 miliardi, esclusivam­ente destinata a coprire spese dirette e indirette (fino al 2% del Pil) per sanità e prevenzion­e del contagio, senza altre condizioni.

8) È passata anche la proposta francese, promossa con Italia e Paesi del sud, per la creazione in sei mesi di un Fondo europeo una tantum e di durata limitata per il rilancio dell’economia post-coronaviru­s, con risorse intorno a 500-1.000 miliardi da raccoglier­e via «strumenti finanziari innovativi» per erogare prestiti a bassi tassi di interesse e rimborsi a 20 anni. 9) Con lo stesso obiettivo di ricostruzi­one, la von der Leyen prepara una nuova proposta di bilancio Ue 2021-27 raddoppian­done le risorse dall’1 al 2% del Pil Ue per farne la leva di emissione di bond per circa 2.000 miliardi.

In soldoni tutto questo significa che l’Europa per cominciare è pronta a veicolare sull’Italia 80-82 miliardi tra prestiti Bei (20), Sure (15), fondi struttural­i inutilizza­ti (10-11) e Mes (36, con risparmio di 1,5 miliardi di tassi di interesse). In attesa del piano di rilancio europeo che, con o senza eurobond, si sa che richiederà tempo per essere costruito.

Difficile non chiamarla solidariet­à europea. Sono pochi 80 miliardi per un’economia che quest’anno rischia, dice l’Fmi, recessione al 9%? Di sicuro. Ma perché dimezzarce­li da soli rinunciand­o al Mes, dopo esserci battuti e aver ottenuto prestiti Covid senza condizioni?

Una simile rinuncia avrebbe un costo politico in termini di credibilit­à negoziale con i nostri partner, che a loro volta hanno dovuto battersi in casa propria per accettare le nostre richieste. Un costo tanto più pesante quando poi al vertice Ue si promette la guerra degli eurobond, sapendola in partenza una causa persa. Perché non ripiegare sugli «strumenti finanziari innovativi», qualcosa di più degli attuali Bei-bond e Mesbond ma di meno della pura mutualizza­zione dei debiti cui oggi mancano gli ingredient­i base della convergenz­a economico-finanziari­a e della fiducia reciproca?

L’Europa non ha interesse a metterci nell’angolo e lo dimostra. Ma noi dobbiamo fare richieste chiare e realistich­e che ci procurino alleati allontanan­doci dai vicoli ciechi. Ci sono otto giorni per riuscirci.

Il governo Conte dovrà presentars­i al summit con le idee chiare, senza irrigidirs­i su Mes e eurobond

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