Consiglio Ue, è nell’interesse dell’Italia riavvicinarsi all’Europa che la sta aiutando
Otto giorni alla partita con il futuro, quella in cui l’Italia di Giuseppe Conte si giocherà l’Europa e il proprio posto nel club al tavolo dei 27 leader Ue riuniti per l’ennesimo vertice.
Otto giorni da non sprecare ma da usare per presentarsi all’appuntamento con idee chiare e obiettivi realistici.
Papa Francesco avverte che il destino dell’Europa dipende dalla risposta che darà al coronavirus. Per il presidente della Repubblica tedesca, FrankWalter Steinmeier, «la Germania non potrà uscire forte e sana dalla crisi se i nostri vicini non saranno a loro volta forti e sani». E aggiunge: «A 30 anni dalla riunificazione e a 75 dalla fine della guerra, noi tedeschi non siamo solo chiamati, siamo obbligati alla solidarietà».
Per una volta non ci sono solo parole, magari retoriche, ma fatti concreti a dire che la pandemia non ha incontrato un’Europa inerte o indifferente. L’Eurogruppo di giovedì scorso ha prodotto decisioni, non i soliti annunci, e lo ha fatto a tempi da record. Come prima la Bce e la Commissione von der Leyen con il suo carnet di proposte.
Ricapitoliamo. In meno di 70 giorni dalla dichiarazione dell’emergenza, 1) la Banca centrale europea ha aumentato a 1.100 miliardi da qui a fine anno gli interventi sui mercati a sostegno di Paesi membri, banche e imprese. 2) La Commissione Ue ha preso l’iniziativa e i ministri finanziari hanno approvato la sospensione delle regole anti-deficit e antidebito del Patto di stabilità. 3) Quella del codice degli aiuti di
Stato, ora erogabili con autorizzazione di Bruxelles in 24 ore. 4) Il riorientamento dei fondi strutturali Ue senza cofinanziamento nazionale, con libertà di impiego e ripescaggio degli aiuti che sarebbero andati persi per i ritardi accumulati nel loro utilizzo, ricavando un Fondo da 37 miliardi per imprese e lotta anti-virus.
5) Via libera a Sure, il programma da 100 miliardi a sostegno dei lavoratori europei in cassa integrazione. 6) Via libera all’erogazione da parte della Banca europea degli Investimenti (Bei) di prestiti fino a 200 miliardi per le imprese. 7) Via libera a una linea di credito speciale Covid-19 da 240 miliardi, esclusivamente destinata a coprire spese dirette e indirette (fino al 2% del Pil) per sanità e prevenzione del contagio, senza altre condizioni.
8) È passata anche la proposta francese, promossa con Italia e Paesi del sud, per la creazione in sei mesi di un Fondo europeo una tantum e di durata limitata per il rilancio dell’economia post-coronavirus, con risorse intorno a 500-1.000 miliardi da raccogliere via «strumenti finanziari innovativi» per erogare prestiti a bassi tassi di interesse e rimborsi a 20 anni. 9) Con lo stesso obiettivo di ricostruzione, la von der Leyen prepara una nuova proposta di bilancio Ue 2021-27 raddoppiandone le risorse dall’1 al 2% del Pil Ue per farne la leva di emissione di bond per circa 2.000 miliardi.
In soldoni tutto questo significa che l’Europa per cominciare è pronta a veicolare sull’Italia 80-82 miliardi tra prestiti Bei (20), Sure (15), fondi strutturali inutilizzati (10-11) e Mes (36, con risparmio di 1,5 miliardi di tassi di interesse). In attesa del piano di rilancio europeo che, con o senza eurobond, si sa che richiederà tempo per essere costruito.
Difficile non chiamarla solidarietà europea. Sono pochi 80 miliardi per un’economia che quest’anno rischia, dice l’Fmi, recessione al 9%? Di sicuro. Ma perché dimezzarceli da soli rinunciando al Mes, dopo esserci battuti e aver ottenuto prestiti Covid senza condizioni?
Una simile rinuncia avrebbe un costo politico in termini di credibilità negoziale con i nostri partner, che a loro volta hanno dovuto battersi in casa propria per accettare le nostre richieste. Un costo tanto più pesante quando poi al vertice Ue si promette la guerra degli eurobond, sapendola in partenza una causa persa. Perché non ripiegare sugli «strumenti finanziari innovativi», qualcosa di più degli attuali Bei-bond e Mesbond ma di meno della pura mutualizzazione dei debiti cui oggi mancano gli ingredienti base della convergenza economico-finanziaria e della fiducia reciproca?
L’Europa non ha interesse a metterci nell’angolo e lo dimostra. Ma noi dobbiamo fare richieste chiare e realistiche che ci procurino alleati allontanandoci dai vicoli ciechi. Ci sono otto giorni per riuscirci.
Il governo Conte dovrà presentarsi al summit con le idee chiare, senza irrigidirsi su Mes e eurobond