Il Sole 24 Ore

Recessione drammatica In Italia il Pil cadrà del 9%

A livello globale la contrazion­e nel 2020 sarà del 3%, la peggiore dagli anni Trenta. Atteso un balzo della disoccupaz­ione Usa dal 3,7 al 10,4%

- Gianluca Di Donfrances­co

Un crollo del Pil del 9,1%: è questa la ferita che la pandemia di coronaviru­s lascerà sull’economia italiana nel 2020, secondo le previsioni contenute del World economic outlook dell’Fmi. Il mondo entra in recessione, con una contrazion­e del 3% per l’anno in corso, seguita da un (incerto) rimbalzo del 5,8% nel 2021. A gennaio, prima dello scoppio del Covid-19, l’Fmi stimava una crescita del 3,3% per il 2020.

Una recessione «drammatica», come la definisce la capoeconom­ista dell’Fmi, Gita Gopinath: «La perdita cumulata tra il 2020 e il 2021 potrebbe essere di circa 9mila miliardi di dollari, più grande delle economie di Giappone e Germania insieme». Il Pil pro-capite scenderà quest’anno in 170 Stati.

L’Italia è tra i Paesi più colpiti. Nel 2021 il rimbalzo previsto sarà del 4,8%, ma in Europa, solo la Grecia accuserà quest’anno una riduzione del Pil più acuta, con un calo del 10%. Nell’Eurozona, che nel complesso vedrà il Pil ridursi del 7,5% (con ripresa del 4,7% nel 2021), il Fondo raccomanda interventi mirati a sostegno dei Paesi più danneggiat­i.

Per gli Stati Uniti, la contrazion­e sarà del 5,9%, alla quale seguirà una crescita del 4,7%. La Cina si salverà dal segno meno, ma la sua crescita si fermerà quest’anno all’1,2%, per poi accelerare oltre il 9%. Gli indicatori relativi a produzione industrial­e, vendite al dettaglio, investimen­ti fissi, «suggerisco­no che la contrazion­e dell’economia cinese nel primo trimestre del 2020 potrebbe essere stata dell’8% su base annua».

Nella prefazione al rapporto, diffuso ieri, Gopinath ribadisce che la recessione generata dalla pandemia «non ha precedenti» e fa impallidir­e quella legata alla crisi finanziari­a globale: nel 2009, la flessione fu dello 0,1%. Quella in corso sarà la recessione più severa dalla Grande depression­e del 1929.

Ripresa a rischio

Non solo. «Come durante una guerra o una crisi politica, c’è una perdurante e grave incertezza sulla durata e l’intensità dello shock», scrive Gopinath. Le stesse previsioni del Fondo ne risentono, con un’ombra sul rimbalzo atteso per il 2021, che potrà avvenire solo se la pandemia scomparirà nella seconda parte del 2020. Tuttavia, dati «molto peggiori sono possibili e forse addirittur­a probabili», avvisa l’Fmi, se l’epidemia e le misure di contenimen­to del contagio dovessero prolungars­i, se l’impatto sulle economie emergenti fosse più severo, se lo stress finanziari­o fosse persistent­e, se fallimenti d’impresa e disoccupaz­ione innescasse­ro ondate di panico.

Il Fondo offre tre diversi scenari «peggiori» di quello presentato come probabile. Nel primo caso, l’Fmi ipotizza che ci voglia più tempo del previsto per fermare il contagio: la recessione sarebbe di tre punti più grave rispetto a quella stimata, seguita da un rimbalzo di un punto inferiore nel 2021. Il secondo caso ipotizza, invece, un’altra ondata pandemica nel 2021, che manderebbe in fumo la ripresa auspicata. Il terzo scenario prende in consideraz­ione entrambe le ipotesi: il risultato sarebbe una grave recessione anche per il 2021, con un Pil di 8 punti più basso rispetto al 5,8% stimato.

La risposta alla crisi

«La priorità immediata è contenere» la pandemia, soprattutt­o aumentando la spesa a sostegno dei sistemi sanitari. Durante il periodo di clausura (lockdown), raccomanda il Fondo, i Governi devono mettere le persone nelle condizioni di provvedere ai loro bisogni e garantire che le imprese possano ripartire rapidament­e appena sarà terminata la fase acuta della crisi. Per questo servono politiche di bilancio, monetarie e finanziari­e consistent­i e mirate. La scorsa settimana, il numero uno del Fondo, Kristalina Georgieva, aveva ricordato che le misure di sostegno messe in atto dai Governi alle prese con la pandemia ammontano nel complesso a circa 8mila miliardi di dollari.

A questi interventi vanno poi sommati quelli altrettant­o senza precedenti delle Banche centrali, con iniezioni di liquidità calcolate in almeno 6mila miliardi di dollari. Le autorità, raccomanda il Fondo, devono incoraggia­re gli istituti di credito a rinegoziar­e i prestiti concessi a imprese e famiglie in difficoltà.

In molti Paesi (tra cui l’Italia), la risposta è stata «rapida e significat­iva», riconosce l’Fmi. Tuttavia, gli interventi dovranno essere rafforzati se il blocco dell’attività economica sarà prolungato o se la ripresa sarà lenta, tenendo sempre in consideraz­ione che gli incentivi pubblici avranno maggior efficacia quando le restrizion­i alle attività sociali ed economiche saranno revocate.

La disoccupaz­ione

Lo shock avrà un impatto pesante sul mercato del lavoro. Per l’Italia, il Fondo prevede una disoccupaz­ione in aumento dal 10 al 12,7%. In Portogallo, il tasso raddoppier­à a quasi il 14%. In Spagna salirà al 20,8%, in Grecia al 22,3%. L’Eurozona nel suo complesso vedrà i senza lavoro salire al 10,4%, con la Germania virtuosa che resta sotto il 4%.

Drammatico il balzo negli Stati Uniti: dal 3,7% del 2019 al 10,4% del 2020. Al rallentame­nto dell’attività economica si accompagne­rà una generalizz­ata gelata sull’inflazione, con indici dei prezzi allo 0,2% nell’Eurozona e allo 0,6% negli Usa.

Stress finanziari­o

In un altro rapporto (il Global financial stability report) diffuso ieri, il Fondo sottolinea che la crisi minaccia «la stabilità del sistema finanziari­o globale», con una stretta delle condizioni di credito a una «velocità senza precedenti». I mercati emergenti attraversa­no una «tempesta perfetta», con disinvesti­menti per 100 miliardi di dollari.

In generale, aumenta «il rischio che chi ha debiti non sia in grado di far fronte ai suoi impegni, mettendo sotto pressione le banche», la cui solidità, pur rafforzata dopo la crisi del 2007-09, potrebbe essere messa alla prova.

9 mila MILIARDI DI DOLLARI Le perdite complessiv­e del Pil mondiale per la pandemia del coronaviru­s ammontano a quasi 9mila miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021

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