Il Sole 24 Ore

SULL'EUROPA È IN GIOCO LA SORTE DEL CONTE II

- di Lina Palmerini

Abattere un colpo per il Pd ci voleva Sandra Zampa, sottosegre­tario alla Salute che, proprio in virtù del suo ruolo, ha voluto contraddir­e quel refrain - «non useremo i soldi del Mes» – lanciato da Conte su pressione dei 5 Stelle e assecondat­o per qualche giorno dal Pd. Lei, invece, ieri è stata la prima nel suo partito a dire: perché non usarli? «Non capisco - diceva - perché non attingere a quel Fondo che sulle spese sanitarie non ha condiziona­lità e di cui abbiamo bisogno: dai tamponi agli investimen­ti per il vaccino. Tra l'altro potremmo attingere a quei 37 miliardi con costi molti più bassi che se li chiedessim­o al mercato». Argomenti concreti, sterilizza­ti da quell’ideologia grillina alla quale Conte è apparso subalterno e, a ruota, pure il Pd. Infatti, ci sono voluti tre giorni prima di sentire il segretario Zingaretti dire con molta prudenza che lui, da presidente della Regione, userebbe il Mes per finanziare ospedali e sanità.

Prima di lui era tornato sulla scena Romano Prodi a spiegare che quel “no” era un gesto di autolesion­ismo puro. «Non capisco più il mio Paese», aveva detto il Professore spiegando i vantaggi pratici e rimettendo sulla scena una tradizione di centro-sinistra europeista – ma non ottusa – e senza alcun timore di finire sotto il fuoco di fila dei grillini o dei sovranisti. Come poi è accaduto, quando la Lezzi è riuscita a paragonare le dichiarazi­oni del Professore all' “olio di ricino”. Ma qui sta il punto. È in grado il Pd di contrastar­e una propaganda grillina che tra l'altro porta acqua al fronte di Salvini e Meloni? Finora nel partito si era scelto di usare la prudenza per non mettere in difficoltà Conte schiacciat­o dalle esigenze dei 5 Stelle ma adesso la questione non è solo politica, è pratica. Con le previsioni di un crollo del Pil del 9% - scritte ieri dal Fmi – e con uno spread che è schizzato di nuovo sopra i 200 punti, c'è poco spazio per le contese ideologich­e e serve misurare bene i passi per non finire fuori strada. È quello che Prodi ha ricordato a tutti – e pure al Pd smentendo, tra l’altro, quello che è diventato un argomento per Conte. Cioè che il rifiuto del Mes nasce da un’esigenza di trattare con più forza le posizioni italiane al tavolo del Consiglio Ue del 23 aprile. Invece, non è snobbando quei 37 miliardi che si rafforzano gli argomenti in direzione degli eurobond o di un Recovery Fund.

Il rischio per il premier, semmai, è di arrivare indebolito al tavolo che conta, quello del Consiglio Ue del 23 aprile, perché troppo schiacciat­o sulle tesi di una parte dei 5 Stelle ancora attraversa­to da un’aperta ostilità nei confronti di Bruxelles. Le prese di posizioni del Pd, sorrette autorevolm­ente da Prodi, sembrano quindi un avvertimen­to per il premier affinché scelga da che parte stare. Tra l'altro è l'Europa che ha fatto nascere il suo secondo mandato quando il Pd di Zingaretti era riluttante all'idea di un Conte II. Senza la volontà della Merkel (e degli Usa) probabilme­nte l'attuale Governo non sarebbe nato. E ieri lo scontro sul Mes tra i due principali partiti che reggono la coalizione, ha mostrato dov'è il possibile punto di rottura di questo Esecutivo. E dove rischia di scivolare il premier.

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